La Newsletter di ESO
ISSUE 380

Dacia Maraini: “La gentilezza salverà il mondo”

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Dacia Maraini: “La gentilezza salverà il mondo”

L'analisi dei nostri giorni e di ciò che sarebbe necessario per invertire la rotta e dar vita a un mondo un po' migliore da parte di una delle più grandi scrittrici e pensatrici del nostro tempo.

 

Pensatrice acuta e sensibile indagatrice della condizione umana, e in particolare di quella della donna, Dacia Maraini è una delle scrittrici e poetesse più importanti del nostro tempo, vincitrice di numerosi premi e riconoscimenti, fra cui i prestigiosi Premio Strega e Premio Campiello. Capace come pochi di dar vita nei suoi scritti a personaggi indimenticabili, forti, complessi, spunto per riflettere sulle più ampie tematiche sociali; uno fra tutti, Marianna Ucrìa, protagonista del romanzo La lunga vita di Marianna Ucrìa.

 

Wise Society l’ha incontrata in occasione dell’ultimo festival I Dialoghi di Trani, fra i più importanti appuntamenti italiani dedicati a cultura, economia e scienza e con lei abbiamo parlato di tanti argomenti. Anche della cultura della diversità e dell’inclusione, che ancora latita e fatica ad affermarsi pienamente nella nostra società, soprattutto quando si parla di donne.

 

Un tema, quello femminile, affrontato dall’autrice nel suo ultimo libro, In nome di Ipazia: riflessioni sul destino femminile (2023, Solferino), nel quale viene posto l’accento proprio sulle discriminazioni cui le donne sono sottoposte in tutto il mondo. «Oggi» dice Dacia Maraini, a lungo compagna di Alberto Moravia e amica di Pier Paolo Pasolini e di altre grandi personalità del mondo della cultura, «a quasi duemila anni di distanza ci sono ancora donne che soffrono come lei per la semplice ragione che hanno pensato con la propria testa, che hanno voluto studiare, indagare e opporsi al totalitarismo»…

 

Che cos’è la poesia e perché, in un mondo che ne fa ormai praticamente a meno, potrebbe contribuire forse a esseri umani un po’ migliori di quelli che mediamente oggi siamo diventati?

 

La poesia è ritmo, respiro, ossigeno per l’immaginazione, tanto per rimanere sul concreto. Rispondo anche con una storia vera che ho letto nella testimonianza di un sopravvissuto ai campi di sterminio. Lui scrive  che non sarebbe sopravvissuto se non avesse potuto incontrarsi con i suoi compagni (era prigioniero perchè comunista e non ebreo) nel solo luogo puzzolente e schifoso del campo: il cesso, dove le SS non andavano mai. Lì si riunivano in cinque o sei e si recitavano a memorie poesie imparate a memoria: Baudelaire, Rimbaud, Mallarmè. Questa è la forza della poesia. 

 

Anche nelle scuole, insieme con la letteratura più in generale, latita forse troppo…

 

Infatti, non sono affatto d’accordo con l’eliminazione della memoria nelle scuole. La memoria è la parte più potente della nostra immaginazione e praticarla vuol dire darsi vita ed energia.

 

Come vede le nuove generazioni, in particolare la cosiddetta “Generazione Z”?

 

Io non credo in differenze fondamentali fra generazioni. Ogni generazione si racconta di differenze essenziali e generalmente le critica. Considera  sempre meglio quella a cui si appartiene e vede con sospetto quella che cresce. Io credo, come scrive Frantz Fanon che i giovani sono simili  in tutte le epoche.

 

Sono inquieti,  generosi e appassionati ma spesso anche disperati e scontenti di ogni cosa. Naturalmente i cambiamenti ci sono ma appartengono piu al campo della tecnologia che a quello della psiche.

 

Il racconto che si fa oggi nei media di giovani scansafatiche, ignoranti e bulli, non corrisponde al vero. Io vado spesso nelle scuole e trovo sempre tanti ragazzi e ragazze intelligenti, vogliosi di apprendere e e capire.

 

Ci sono gli scansafatiche, e sono quelli che fanno piu rumore, ma non sono il nerbo della scuola. Ci sono sempre stati gli idioti, i pigri e i violenti. Basta concentrarsi sui migliori  che  sono più di quanto si crede.

 

Si sta però forse perdendo un po’ il senso della realtà in favore del virtuale, dello stare insieme guardandosi negli occhi in favore di relazioni più superficiali veicolate dalla tecnologia e dai social media…

 

Sì, la tendenza è quella di buttare tutto sul virtuale. Ma non bisogna pensare che ad ogni moda le persone cambino nel profondo. Magari fosse così semplice cambiare l’essere umano! C’è la moda dei tatuaggi, che io trovo brutta, c’è la moda della barba, c’è la moda della droga.

 

Corrispondono alle mode del duello, delle corse a cavallo, delle gare a chi è piu superuomo, come raccontano Dostoyevsky,  o Thomas Mann o Dickens o Manzoni. L’essere umano è molto simile agli animali: capace di essere generoso, leale, profondo, ma anche superficiale, egoista, menzognero.

 

In ogni epoca si esprimono secondo uno stile diverso, ma il fondo rimane lo stesso. 

 

Se dovesse scegliere fra i valori più importanti per lei, e allo stesso tempo più a rischio fra le nuove generazioni, quali sceglierebbe?

 

I valori sono sempre gli stessi: coraggio, generosità, attenzione e rispetto  verso l’altro. Ci sono delle epoche in cui si incoraggiano i peggiori istinti dell’essere umano, e altri in cui si trova un equilibro attraverso la capacità sublimatoria e il senso della comunità.

 

Ora certo stiamo vivendo un tempo di regressione, quella che precede le guerre. Spero con tutto il cuore che non si tornino a commettere gli stessi errori del passato.  Lo spirito di vendetta è sempre stata una ragione di guerra, ma ormai dovremmo avere capito che non serve a niente e ogni vendetta produce altra vendetta, altro odio e altra distruzione.

 

Il tema della gentilezza le sta molto a cuore. Oggi ce n’è troppo poca in giro? È stato sempre così o le cose adesso sono peggiorate secondo lei?

 

Nei momenti di crisi la gentilezza timidamente si rintana perchè prevalgono altri istinti aggressivi, come  il sospetto, l’odio, la rivendicazione. E proprio in questi frangenti bisogna resistere con la gentilezza. Ma per gentilezza non intendo un atteggiamento formale  bensì  un modo di stare al mondo, rispettando la sacralità della persona umana, pronti ad ascoltare e tendere la mano a chi è diverso da noi.

 

A questo proposito, si parla tanto di diversità e inclusione, eppure, considerando per esempio il tema femminile, c’è ancora molta disparità di genere. Cosa si potrebbe e dovrebbe fare per cambiare le cose?

 

Bisogna lavorare sulla cultura, sull’educazione, sulla conoscenza. È sempre l’ignoranza che porta ad agire secondo idee convenzionali e fasulle. La conoscenza, ma quella vera, profonda, porta consapevolezza, quindi responsabilità.

 

Cosa pensa del Governo e in particolare di Giorgia Meloni, come donna alla guida della politica italiana?

 

Penso che simbolicamente sia importante che ci sia una donna alla presidenza del Consiglio. Vuol dire rompere una tradizione patriarcale che non dava alle donne possibilità di rappresentanza. Poi naturalmente si giudicherà dalle sue azioni.

 

Penso comunque che Giorgia Meloni sia una donna intelligente: ha capito subito che una cosa è stare all’opposizione e criticare tutto, una cosa è stare al potere e rappresentare il Paese intero. Molti intorno a lei non l’hanno capito e questo rende le sue scelte difficili. Spero solo che non dimentichi in futuro di rappresentare il Paese e non solo una parte politicamente designata e che si comporti con intelligenza e lungimiranza.

 

Una società saggia, “wise” appunto, di cosa avrebbe bisogno secondo lei? Quali dovrebbero essere i pilastri sui quali dovrebbe poggiare?

 

Credo nella profonda forza della democrazia. Una società civile è democratica, ovvero ha varie istituzioni come il governo, la magistratura, la scuola, il giornalismo, la polizia che si controllano l’un l’altro. La democrazia vuole libertà di pensieroso di parola, di movimento. Cose che per il momento funzionano solo in pochi Paesi al mondo. Bisognerebbe inoltre smettere di fabbricare armi. Bando completo soprattutto delle armi nucleari. Puntare sulle scuole, sulla ricerca, sugli scambi e sulla conoscenza.

 

Vincenzo Petraglia

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