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ISSUE 403

El Niño è il principale responsabile delle temperature record del 2023

L'apparente rapida e inspiegabile accelerazione del global warming del 2023 sarebbe dovuta (oltre alla crisi climatica) all'influsso di El Niño.

focus.it

El Niño è il principale responsabile delle temperature record del 2023

Il 2023 è stato l'anno più caldo dei 150 anni precedenti, cioè da quando si misurano in modo "scientifico" le temperature medie globali: quasi il 50% dei giorni del 2023 ha oltrepassato la soglia di +1,5 °C rispetto al periodo 1850-1900, un fatto che ha spinto diversi climatologi a temere che lo scorso anno avesse inaugurato un "cambio di passo" nel riscaldamento globale di origine antropica.

 

Una nuova serie di studi potrebbe aver risolto il mistero sulle cause di questo improvviso balzo in avanti delle temperature globali. Ci sarebbe lo zampino di un fenomeno climatico che conosciamo bene, cioè di El Niño.

 

Un salto incomprensibile

 

Oltre a sforare, seppur momentaneamente, il limite di +1,5 °C dall'era pre-industriale fissato dagli Accordi di Parigi, la temperatura media globale del 2023 è stata più elevata di 0,3°C rispetto a quella del 2022: un triste record nel record che il riscaldamento globale di origine antropica e le naturali oscillazioni climatiche non sembravano finora sufficienti a spiegare.

 

Come specificato in un articolo su Science, alcuni scienziati del clima hanno ipotizzato che fossimo entrati in una nuova fase di accelerazione del global warming, o che vi fosse un qualche fattore (come un feedback climatico, cioè un circolo vizioso del clima che innesca all'improvviso una serie di effetti a catena molto più rapidi) ancora sconosciuto a influenzare le temperature globali.

 

Si è anche pensato che la riduzione della quantità di aerosol in atmosfera che riflettono la radiazione solare, un piccolo successo nella lotta all'effetto serra, avesse finito per accelerare il riscaldamento del pianeta. 

 

Non sottovalutare "il bambino"

 

In realtà, come conferma uno studio pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics, El Niño basta, da solo, a spiegare il rapido aumento delle temperature del 2023. El Niño e La Niña sono due facce della stessa medaglia, ossia dell'Enso (acronimo di "Oscillazione Meridionale di El Niño"), un fenomeno che indica le variazioni di temperature delle acque nell'oceano Pacifico.

 

El Niño ("il bambino", in spagnolo) è la fase, a cadenza irregolare (ogni 2-7 anni) e della durata di 9-12 mesi, di riscaldamento delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico centrale e orientale e nel 2023 è subentrato a una fase de La Niña durata tre anni (2020-2022). Di norma, durante La Niña, i venti vicini alla superficie soffiano da est a ovest lungo l'equatore, un processo che trasferisce l'acqua calda superficiale dal Sud America verso l'Asia e che fa affiorare acque fredde e profonde fino alla sommità del Pacifico orientale.

 

Questo ricambio delle acque permette di raffreddare il Pianeta.

 

Quando sopraggiunge El Niño, questi venti si indeboliscono, o in alcuni casi, iniziano a soffiare in direzione opposta, da ovest a est. L'acqua calda superficiale si muove verso est e produce un effetto di riscaldamento che influenza la Terra intera.

 

Il salto dopo i periodi più lunghi de La Niña

 

Durante i dibattiti sull'apparente misteriosa accelerazione del riscaldamento globale del 2023, Shiv Priyam Raghuraman, climatologo dell'Università dell'Illinois Urbana-Champaign, è sempre stato convinto che si stesse sottovalutando il potenziale di El Niño. Per esempio, nel 1977 le temperature globali salirono di oltre 0,25 °C rispetto all'anno precedente, quando dopo diversi anni de La Niña subentrò El Niño.

 

Ma siccome due anni su 70 non fanno una prova, lo scienziato e i colleghi hanno riprodotto in totale oltre 58.000 anni di simulazioni di clima della Terra non perturbato dall'attività antropica, usando diversi modelli climatici, per "isolare" l'effetto del fenomeno climatico dall'influenza sulle temperature delle emissioni dannose prodotte dall'uomo.

 

Hanno visto che questi picchi di temperatura sono rari: si verificano nell'1,6% delle volte, quasi sempre durante El Niño. Ma che, quando il fenomeno di riscaldamento si presenta dopo una fase de La Niña durata più anni, come quella che ha preceduto il 2023, i balzi in avanti delle temperature si verificano nel 10,3% dei casi.

 

In linea con altri studi

 

La scoperta conferma i risultati di uno studio del Norway's Center for International Climate and Environmental Research pubblicato lo scorso agosto, che non aveva trovato segni di un'accelerazione anomala dell'aumento delle temperature negli oceani terrestri - un fatto che ci si sarebbe potuti aspettare, se la stessa accelerazione inspiegabile fosse avvenuta sulla terraferma. Anche se nel 2023 gli oceani terrestri sono risultati molto caldi, lo sono stati solo un po' di più che durante l'El Niño di 2015 e 2016.

 

Più calore dal sole (ma non per il motivo che si pensava)

 

Intanto, altri lavori hanno ridimensionato gli effetti di riscaldamento della - necessaria! - riduzione degli aerosol inquinanti, avvenuta specialmente in Cina e nel trasporto navale. Si pensa che questa riduzione possa innalzare le temperature globali dello 0,03°C nei prossimi 20 anni. Non abbastanza, e comunque troppo in là, per aver contribuito ai record di temperatura del 2023. Piuttosto, una mano potrebbe averla data la riduzione del potere riflettente (albedo) della superficie terrestre, dovuta alla fusione dei ghiacci a cui contribuisce il riscaldamento globale di origine antropica.

 

Il vero problema è un altro... 

 

In conclusione, l'influsso di El Niño basta a spiegare le anomalie di temperatura che i modelli sull'effetto del global warming provocato dall'uomo, da soli, non riuscivano a giustificare. Perché sì, la crisi climatica di origine antropica avanza in modo inesorabile, e le oscillazioni di temperatura degli oceani sono solo la ciliegina amara sulla torta.

 

Photo: Gerd Altmann 

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