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economiacircolare.com
Nell’epoca contemporanea, l’arte e l’ambientalismo si intrecciano sempre più spesso per sensibilizzare il pubblico su tematiche cruciali come il cambiamento climatico, l’economia circolare e la sostenibilità. A partire dalla Trash Art (di cui vi abbiamo già raccontato), passando per la Street Art con i murales mangia smog, fino a illustrazioni, film e cortometraggi, sono numerosi gli artisti che si battono per portare avanti questo importante messaggio oltrepassando, spesso, molteplici barriere grazie a fantasia e creatività.
Nasce con questo scopo anche la mostra “100 œuvres qui racontent le climat”, che rappresenta come la cultura e l’arte possano diventare uno strumento di educazione e cambiamento verso la sostenibilità ambientale.
Cos’è la mostra “100 œuvres qui racontent le climat”
La mostra prende vita da un’iniziativa del Museo d’Orsay di Parigi, una delle gallerie d’arte più prestigiose al mondo, che ha selezionato dalla sua collezione 100 capolavori “che raccontano la storia del clima” e ha coinvolto numerosi altri musei, distribuiti nella Francia metropolitana, per ospitare una o più delle sue opere nel periodo che va da oggi, 15 marzo, al 15 luglio 2025. Queste 100 opere emblematiche coprono il periodo storico a partire dalla metà del XIX secolo, nel pieno del periodo dell’industrializzazione. 51 di queste opere faranno parte di un percorso tematico al Musée d’Orsay con didascalie specifiche poste nelle collezioni permanenti, mentre le altre 49 saranno esposte in 31 istituzioni distribuite in 12 regioni della Francia, attraverso mostre tematiche, visite, conferenze e workshop aperti a tutto il pubblico.
Lo scopo della mostra
Come affermato da Sylvain Amic, Presidente dell’Istituto pubblico del Musée d’Orsay e del Musée de l’Orangerie – Valéry Giscard d’Estaing sulle pagine del Museo d’Orsay: “Più che una riflessione, questo progetto è un invito all’azione. Intrecciando legami tra arti, scienze e territori, le “100 opere che raccontano il clima” ci incoraggiano a pensare al futuro con lucidità ma anche con speranza, trovando nel patrimonio una fonte di ispirazione e impegno”.
Il Museo d’Orsay è già di per sé un simbolo di rigenerazione e riutilizzo: è stato, infatti, uno dei primi esempi di conversione da stazione ferroviaria a museo, realizzato dall’architetta italiana, di fama mondiale, Gae Aulenti. Il museo deve il suo nome proprio alla Gare d’Orsay, l’ex stazione ferroviaria che lo ospita.
Il periodo coperto dalle collezioni che vi sono esposte va dal 1848 al 1914, un momento storico che è segnato non solo dall’ascesa dei trasporti ma, più in generale, dalle grandi accelerazioni tecnologiche, sostenute dall’uso massiccio del carbone, poi del gas e del petrolio. Spinti proprio da questi cambiamenti, i pittori paesaggisti francesi della metà del XIX secolo furono i primi a sostenere l’importanza della salvaguardia della natura.
Da dove nasce l’idea di dedicare una mostra al cambiamento climatico
A spiegare il perché della mostra è la curatrice Servane Dargnies-de Vitry, di cui vi riportiamo le parole contenute in un’intervista rilasciata al Museo d’Orsay:
“Se le opere d’arte sono regolarmente prese di mira dagli ambientalisti, è perché incarnano ciò che collettivamente apprezziamo, valorizziamo e proteggiamo come società. Ma se l’idea che un’opera d’arte possa scomparire o essere alterata ci offende giustamente, perché non mostriamo la stessa preoccupazione o emozione di fronte alla crisi climatica? Di fronte agli effetti devastanti del cambiamento climatico che minacciano le nostre condizioni di vita e forse la vita stessa, quale significato dovremmo dare al museo? Patrimonio naturale e patrimonio culturale sono intrinsecamente legati. Saremmo ancora in grado di portare a termine la nostra missione di conservazione del patrimonio in un clima ostile? Niente è meno certo perché il cambiamento climatico sta già amplificando la vulnerabilità delle opere d’arte. I bruschi cambiamenti di temperatura o di umidità favoriscono la comparsa di muffe e accelerano il deterioramento dei materiali sensibili; tempeste, inondazioni o grandi incendi mettono a repentaglio gli edifici e le collezioni in essi custodite. La questione per i musei non è quindi scegliere tra le opere e il nostro futuro, ma piuttosto contribuire alla creazione di un futuro sostenibile che permetta la trasmissione delle opere dell’umanità alle generazioni future. Questa è la nostra vera missione”.
Gli artisti e le opere in mostra
Tra scultura, arti grafiche, pittura, fotografia, architettura e arti decorative, le 100 opere selezionate per la mostra rappresentano soggetti legati alla fauna, flora, paesaggi e persino scene di vita quotidiana, raccontando le origini delle sfide climatiche che ci troviamo ad affrontare oggi.
“Naturalmente, – come sottolineato dalla curatrice della mostra Servane Dargnies-de Vitry – bisogna stare attenti a non attribuire agli artisti intenzioni che non potevano avere. Tuttavia, molti dei problemi odierni hanno le loro radici nel periodo coperto dalle collezioni del Musée d’Orsay, ed è in quest’ottica che è possibile guardare le opere.” Esse, infatti, possono costituire il supporto visivo di un racconto scientifico, evidenziando le problematiche legate al clima. Le opere d’arte, mostrando ciò che potrebbe scomparire, hanno la capacità di mobilitare l’anima di fronte alla sfida climatica.
Ad esempio, in alcune delle opere scelte sono rappresentati molti siti ed ecosistemi oggi a rischio – un lago in Turchia, un frutteto in Normandia, un ghiacciaio sulle Alpi – a causa di diversi fattori, aggravati dal cambiamento climatico.
Anche ogni opera inviata in prestito ai diversi musei ha un suo perché: alcune sono tornate “a casa”, ovvero dove sono state realizzate; altre sono esposte in musei dedicati all’artista; altre ancora sono legate a situazioni o disastri naturali dell’epoca moderna che hanno visto i musei o le regioni protagonisti.
Tra gli artisti dell’esposizione troviamo nomi del calibro di Édouard Manet, Claude Monet, Eugène Delacroix, Gustave Courbet, Georges Seurat, Camille Pissarro, Théodore Rousseau e molti altri.
L’impegno sostenibile nella logistica dell’esposizione
Non solo le opere scelte ma anche la logistica dell’iniziativa è un invito alla sostenibilità: il Museo d’Orsay, infatti, si è impegnato a ridurre l’impatto ambientale della mostra. Per imballare le opere sono stati scelti materiali biobased e riutilizzabili; si è ottimizzata la gestione dei trasporti favorendo, ove possibile, il raggruppamento delle opere in singole spedizioni per regione; e, ove possibile, sono stati utilizzati biocarburanti. Ogni museo partner aderisce a questo modus operandi, affinchè la logistica dell’esposizione sia in linea con i principi di sostenibilità che l’evento stesso promuove.
Ancora un volta, l’arte, con la sua capacità di toccare profondamente le persone e di provocare riflessioni, si rivela un alleato fondamentale nella promozione di un futuro più sostenibile.
Ludovica Nati
Foto: Ludovica Nati
Rassegna del 21 Marzo, 2025 |
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