La newsletter di ESO
Twitter facebook Youtube Linkedin


Rassegna del 27 Dicembre 2018
    

GoGreen Newsletter

Inquinamento globale, la soluzione (oltre a eco tassa e carbon tax) ce l'ha un premio Nobel


Molti paesi stanno sperimentando tasse e incentivi per contrastare le emissioni inquinanti. Ma la realtà è che l’80% di queste non è regolamentato. L'economista William Nordhaus, però, ha pensato a un piano

Le eco tasse e la carbon tax sono sempre più in cima all'agenda mondiale, con lo scopo di prevenire e ridurre le emissioni di Co2 quanto più possibile. Ma quanto sono effettivamente efficaci, e soprattutto, quanto sono diffuse? In realtà, meno di quanto si pensi: secondo i dati della Banca Mondiale, gli schemi di carbon pricing si limitano ad una cinquantina di iniziative nel mondo. E tra queste non rientrano neppure alcuni dei paesi più inquinanti in assoluto, come India e Stati Uniti. Il problema principale è che manca una regolamentazione a livello globale sul tema. Ma qualcuno ha pensato ad una soluzione: il premio Nobel William Nordhaus, che ha ipotizzato un sistema di sanzioni commerciali per i paesi che infrangono le regole.

Come funziona il "Club Climatico Globale" di Nordhaus?

Da un articolo di Risparmiamocelo.it

Quando si parla di tasse sull'inquinamento le regole non sono uguali per tutti e molti paesi, ancora oggi, non hanno adottato alcuna misura per combattere le emissioni di CO2. Come si può evitare la catastrofe?

Di questi tempi si sente sempre più parlare di tasse sulle emissioni di CO2, come l’Ecotassa e la Carbon Tax.

Diamo due brevi definizioni per capirne di più.

L’ecotassa è un tributo che grava su determinati prodotti e servizi, come le auto inquinanti o il deposito di rifiuti inquinanti. La Carbon Tax è invece una tassa applicata ai produttori che utilizzano risorse energetiche (carbone, petrolio e gas naturale) che emettono biossido di carbonio nell’atmosfera.

Come sostiene William Nordhaus, economista ambientale e vincitore del Premio Nobel per l’Economia 2018, fissare dei costi economici per le esternalità negative da inquinamento ha tre obiettivi di fondo:

  1. inviare segnali ai consumatori su quali beni e servizi presentano un maggior impatto ambientale. 
  2. spostare l’onere per il danno delle emissioni a chi ne è responsabile e può evitarlo.
  3. promuovere la ricerca e lo sviluppo per trovare alternative energetiche nuove e più sostenibili.


Ma quali sono i paesi che hanno già implementato misure di questo tipo?

Questa mappa del mondo, tratta dal sito della Banca Mondiale, mostra i paesi che hanno già introdotto (o pianificato) una “Carbon Tax” o sistemi “ETS” sul controllo e scambio delle quote di emissione.

I Paesi in viola sono quelli in cui è prevista una Carbon Tax; quelli in verde un sistema ETS; quelli in giallo sono quelli che hanno condotto progetti pilota su una delle due iniziative.

Stando ai dati aggiornati a Settembre 2018, sono 53 le iniziative globali che prevedono uno schema di “carbon pricing”. Nel 2018 queste misure hanno coperto soltanto il 19,8% delle emissioni annue di CO2 in tutto il mondo. Detto in altri termini, circa l’80% delle emissioni di CO2 globali non prevede alcun tipo di regolamentazione.

Risalta subito all’occhio infatti l’assenza in questo “club” di paesi come l’India, il terzo maggior produttore di CO2, e gli Stati Uniti che non hanno mai firmato l’Accordo sul Clima di Parigi.

Il fatto che non ci sia ancora oggi una regolamentazione globale sulle emissioni inquinanti, con le stesse regole da Los Angeles a Tokyo, causa comportamenti da “free-ride”.

In sostanza, i paesi che non hanno implementato misure economiche sull’inquinamento atmosferico, oltre ad attrarre pericolosi fenomeni di delocalizzazione industriale, rischiano di rendere vani gli sforzi dei paesi che lo hanno fatto.

Per risolvere questo dilemma, il Premio Nobel Nordhaus suggerisce di adottare un “Club Climatico Globale“. Una massa critica di paesi parteciperebbe accettando un prezzo internazionale sulle emissioni di CO2.  I paesi che si rifiutano di aderire  verrebbero puniti attraverso sanzioni commerciali.

Così se un paese si comporta da free-rider, i suoi prodotti esportati verrebbero penalizzati dai dazi applicati dai paesi virtuosi. Un’idea sicuramente diversa rispetto a quella adottata oggi da Stati Uniti e Cina, che dipende esclusivamente da ragioni politiche ed economiche.

Al di là dei vari tecnicismi, molti economisti e accademici si chiedono se l’idea di Nordhaus possa essere davvero realizzata e se abbia le capacità per evitare una catastrofe ambientale.

 

Fonte: LINKIESTA, 27 dicembre 2018




Torna alle notizie GOGREEN




Rassegna del 27 Dicembre 2018
 
8 di 26 della rassegna...
    
Un'adolescente ai negoziatori sul clima: non siete abbastanza maturi


Nulla di fatto sulla crisi del recupero di rifiuti


Un anno di Economia Circolare con ESO


Il cibo biologico è più dannoso per il clima?


Rifiuti, la famiglia che prova a ridurli vivendo senza imballaggi: “Difficile, abbiamo cambiato stile di vita”


SEME DEL BUON ANTROPOCENE: Il laboratorio del riciclo: così dalla carta nascono i fiori
Fonte: Repubblica, 18 dicembre 2018

EDO RONCHI: I tre livelli necessari dell’impegno per il clima
Fonte: HUFFPOST, 21 dicembre 2018

Banksy, sembra neve ma è cenere: l’opera anti inquinamento in Galles
Fonte: CORRIERE DELLA SERA, 20 dicembre 2018

 
 
Privacy   |   Supporto

www.eso.it - info@eso.it