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ISSUE
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Anche se su scala globale le emissioni dal trasporto aereo hanno un’importanza ridotta, si moltiplicano le ricerche che puntano a ridurle drasticamente. Inoltre, sempre più compagnie aeree offrono ai propri clienti sistemi innovativi per compensare le proprie emissioni climalteranti.
Rispetto ai primi modelli entrati in servizio negli anni Sessanta, gli aerei commerciali che volano oggi sono in media più efficienti dell’85% e l’intensità di carbonio, calcolata per passeggero per chilometro percorso, è più bassa del 70%.
Miglioramenti enormi, che devono però continuare per rispondere alle sfide dei prossimi decenni. Se la pandemia da Covid ha assestato un colpo pesante all’industria aeronautica, è anche vero che, storicamente, quest’ultima si è sempre dimostrata molto resiliente agli shock.
La crescita dei volumi del traffico aereo, stimata intorno al 5% nei prossimi vent’anni, deve fare i conti con la necessità di contrastare i cambiamenti climatici. L’aviazione civile pesa per il 2,8% sul totale delle emissioni di CO2, una frazione relativamente ridotta, ma è anche uno dei settori più difficili da decarbonizzare.
A rendere davvero complicata questa transizione c’è prima di tutto la struttura stessa di un settore estremamente competitivo e con margini di profitto ristretti (per le compagnie più performanti si arriva intorno all’8%), che investe cifre multimiliardarie in progetti che si estendono per decenni e che tende quindi a preferire miglioramenti incrementali rispetto a transizione brusche.
Ma, soprattutto, conta la fisica, che impone limitazioni rigorosissime alle scelte possibili. Per far decollare e volare per migliaia di chilometri, a velocità che sfiorano i 1.000 km/h, velivoli che possono pesare fino a 600 tonnellate, servono carburanti ad altissima densità di potenza ed energia.
Inoltre, va tenuto conto che i margini di miglioramento dei materiali, dell’efficienza dei propulsori e dell’aerodinamica sono ormai molto esigui e che l’utilizzo di big data e sistemi di intelligenza artificiale per ottimizzare rotte e flussi negli aeroporti può dare un contributo ma non è senz’altro risolutivo.
Sustainable aviation fuels, la sostenibilità per i carburanti
La ricerca si sta così orientando sullo sviluppo dei cosiddetti Sustainable aviation fuels (Safs), i carburanti sostenibili per l’aviazione prodotti da materie vegetali che non entrano in competizione con la produzione di cibo, oltre che da alghe, oli alimentari usati, biomasse agricole e rifiuti.
Il beneficio principale di questi carburanti, che per poter essere usati non devono comunque imporre modifiche ai sistemi di propulsione e alle reti di immagazzinamento e distribuzione, è la riduzione delle emissioni di gas serra, che può arrivare all’80% rispetto ai combustibili tradizionali.
Il limite alla loro diffusione è però il costo, che è ancora decisamente elevato: a oggi, anche se sono stati effettuati oltre 200.000 voli usando miscele tra Sustainable aviation fuels e carburanti tradizionali, la loro quota è ancora molto bassa (poco più dello 0,1%).
Tuttavia, si moltiplicano i segnali di interesse e le iniziative in questo settore. Ryanair ha di recente annunciato l’avvio di una partnership con il Trinity College di Dublino, finalizzata allo sviluppo di sistemi di propulsione a zero emissioni, di tecnologie per la riduzione del rumore e alla ricerca sui Saf.
Proprio sui Sustainable aviation fuels la compagnia, prima per dimensioni in Europa, ha dichiarato che per il 2030 almeno il 12,5% dei suoi voli dovranno essere alimentati con carburanti sostenibili.
Air Dolomiti, vettore del gruppo Lufthansa, ha invece aderito al programma Compensaid, sviluppato dalla compagnia madre in collaborazione con il Lufthansa Innovation Hub.
Compensaid utilizza un algoritmo che, sulla base di parametri come condizioni meteo e lunghezza del viaggio, calcola le emissioni per ogni singolo passeggero, a cui viene poi data la possibilità di compensarle acquistando Saf o partecipando a progetti di tutela del clima in corso in 9 paesi.
Photo: Lars_Nissen
Tra le iniziative a cui si può contribuire ci sono gli schemi di afforestazione in Germania e in Italia, l’acquisto di stufe ad alta efficienza in Kenya e Ruanda per ridurre la deforestazione, o l’installazione di parchi fotovoltaici nella Repubblica Dominicana.
Simone Gandelli
Rassegna del 14 Maggio, 2021 |
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