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ISSUE 361

Riciclo, ecco come il nuovo metodo europeo di calcolo ha ‘ridotto’ la circolarità della plastica

economiacircolare.com

Riciclo, ecco come il nuovo metodo europeo di calcolo ha ‘ridotto’ la circolarità della plastica

Il rapporto rifiuti Urbani di ISPRA riporta le stime CONAI sul riciclo delle diverse frazioni di rifiuti da imballaggio calcolate col nuovo metodo di calcolo, quello fissato della Decisione di esecuzione 2019/665: niente più “avvio a riciclo” ma “riciclo effettivo”. A pagare è la plastica.

 

C’era una volta la Finlandia che recuperava il 110% degli imballaggi (Eurostat, dati riferiti al 2019). O il Belgio che sfiorava il 100%. Queste percentuali ovviamente non riflettono la realtà dei fatti ma i problemi di metodologie di calcolo o di stima imprecise. Vista l’importanza attribuita al riciclo e all’economia circolare dall’Europa e dai suoi programmi per la sostenibilità, le metodologie sono state aggiornate e rese più stingenti. Col risultato che, Finlandia a parte, anche nel nostro Paese alcuni flussi di materiali – la plastica in particolare – hanno subito una riduzione nelle percentuali di riciclo.

 

La nuova metodologia

 

Fino al 2019, per calcolare il tasso di riciclo degli imballaggi dei diversi stati membri europei si faceva riferimento Decisione della Commissione del 22 marzo 2005 relativa al “sistema di basi dati […] sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio”. Questo documento forniva una definizione di riciclo troppo poco stringente (da qui, casi come quello finlandese o belga). Per rimediare a queste imprecisioni (anche macroscopiche) e per allineare i diversi Paesi, nel 2019 viene pubblicata una nuova Decisione di esecuzione (la 2019/665) operativa dal 2022 (e quindi, visto che lo sfasamento tra l’invio dei dati nazionali e l’anno di riferimento degli stessi è di 18 mesi, si è partiti coi rifiuti prodotti e riciclati nel 2020). Un testo molto più puntuale che, materiale per materiale, indica come stabilire “il punto di calcolo: il punto di immissione dei materiali dei rifiuti di imballaggio nell’operazione di riciclaggio con la quale i rifiuti sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze che non sono rifiuti, o il punto in cui i materiali di rifiuto cessano di essere rifiuti in seguito a un’operazione preparatoria prima di essere ritrattati”. E si parla di “processo effettivo di recupero o riciclaggio”. Ma cosa vuol dire il passaggio dalla prima, più lasca, metodologia, alla seconda, attualmente vigente? Ce lo dice, numeri alla mano, il Rapporto rifiuti urbani 2022 dell’ISPRA.

 

Gli effetti della nuova metodologia sul tasso di riciclo

 

Intanto gli effetti sono stati molto diversi per le diverse frazioni di rifiuti, come prevedibile e come EconomiaCircolare aveva spiegato tempo fa: “Tale diverso approccio metodologico – si legge nel report ISPRA – è in linea con quello sinora adottato per alcune frazioni merceologiche, mentre per altre, quali plastica e acciaio, ha determinato una lieve riduzione della percentuale di riciclo”. Per carta, legno, alluminio, vetro, dunque, la nuova metodologia non intacca i tassi di riciclo, come possiamo vedere dalla tabella seguente.Plastica e acciaio, invece, vedono la propria quota di riciclo assottigliarsi. Gli imballaggi in acciaio, per i dati riferiti al 2021, perdono solo 2,3 punti percentuali: dal 71,9% (vecchio metodo) al 69,6% (nuovo metodo).

 

Diverso e più rilevante il caso della plastica: “L’analisi preliminare dei dati sulla frazione plastica, infatti, porterebbe a stimare, secondo CONAI, una percentuale di riciclaggio per il 2021 del 47,2% rispetto al 55,6% calcolata secondo la precedente metodologia”. Si tratta di oltre 8 punti percentuali in meno.

 

E mentre l’acciaio è ad un passo dal centrare gli obiettivi europei di riciclo al 2025 (70%) per la plastica siamo ancora sotto all’obiettivo europeo al 2025 (50%). Ma c’è di che sperare, visto che, come sottolinea ISPRA, “tale percentuale risulta superiore di oltre 3 punti rispetto a quella del 2020, a conferma dei miglioramenti nell’ambito del riciclaggio della plastica”. Basterebbero altri tre punti per raggiungere il target.

 

“Gli obiettivi previsti per il 2025 – sottolinea ISPRA – sono praticamente già raggiunti per tutte le frazioni di imballaggio, ad eccezione della plastica”. Per questa frazione, infatti, ISPRA sostiene la necessità di intervenire “con nuove tecnologie di trattamento, soprattutto per quelle tipologie di rifiuti che sono ad oggi difficilmente recuperabili mediante processi di tipo meccanico”.

 

Daniele Di Stefano

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