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ISSUE
383
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lifegate.it
Il settore della gestione dei rifiuti in Italia ha registrato un incremento notevole del valore della produzione nel 2022, raggiungendo i 18,2 miliardi di euro, con un aumento del 10,5 per cento rispetto all’anno precedente. Ma soprattutto, grazie a consolidamenti nella filiera e allo sviluppo tecnologico, il settore sta adottando soluzioni più efficienti e intelligenti, contribuendo alla creazione di valore condiviso e alla sostenibilità sociale, economica ed ambientale del paese. È quello che emerge dal Was report 2023, in cui Was sta per waste strategy.
La gestione dei rifiuti produce un valore condiviso
La gestione dei rifiuti non è solamente un servizio pubblico essenziale ma ha anche la capacità di produrre e distribuire ricchezza, benessere e occupazione oltre i suoi confini, sottolinea il rapporto. E, in una visione ampia, comprende anche gli impatti sociali, ambientali, sulla salute e sulla sicurezza. È questa, infatti, la definizione del concetto di valore condiviso, concepito ad Harvard e sviluppato in Italia dallo Shared value institute promosso da Althesys, la società indipendente specializzata nella ricerca economica e nella consulenza strategica nei settori ambiente, energia, infrastrutture e utilities che ha redatto il Was report 2023.
Report che ha calcolato che la catena del valore del comparto della gestione rifiuti comprende 9,1 miliardi di ricadute dirette, date dal valore aggiunto e dal contributo fiscale delle imprese del settore; 8,45 miliardi di ricadute indirette, ossia il valore creato dai fornitori; 9,6 miliardi di ricadute indotte, grazie all’effetto leva sul sistema industriale prodotto con il recupero di materie prime seconde ed energia. Il rapporto tra valore aggiunto del settore della gestione dei rifiuti e il valore condiviso creato per l’intero sistema economico è di circa 3,4. Significa che per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle aziende di gestione rifiuti, se ne generano 3,4 di ricadute per tutto il paese.
Il rapporto si sofferma anche sui rifiuti speciali, generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti e che, per questo motivo, vanno trattati per essere resi innocui: un comparto che sta assumendo un ruolo sempre più importante nelle strategie delle aziende. Le imprese specializzate nella raccolta e trattamento dei rifiuti speciali hanno registrato un valore della produzione aggregata di 3,86 miliardi di euro, con un aumento dell’8 per cento rispetto all’anno precedente.
I rifiuti spingono la decarbonizzazione
Soprattutto, l’innovazione tecnologica sta spingendo l’evoluzione del settore, aprendo nuove opportunità di collaborazione tra i settori dei rifiuti ed energia che vanno anche nel senso della transizione e della decarbonizzazione.
Ad esempio, si stanno sviluppando la produzione di biometano a partire dai rifiuti agroalimentari e il riciclo chimico dei rifiuti in plastica mista. Il settore sta anche esplorando nuove tecnologie per il recupero delle fibre di carbonio, l’ottenimento di idrogeno dai rifiuti e lo sviluppo di tecnologie Waste to fuel, che si basano sul riutilizzo di materie prime di scarto (biomasse) che non vengono sottratte alla filiera alimentare e agricola, per produrre carburanti.
Il rapporto sottolinea anche l’importanza dei progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nel settore dei rifiuti, sottolineando però che l’assegnazione delle risorse agli enti pubblici ha rallentato l’avanzamento dei progetti. Inoltre, sono emersi ostacoli come il cosiddetto Nimby (not in my backyard), con proteste e controversie sulla localizzazione degli impianti di smaltimento, sia nel nord sia al sud. Le principali infrastrutture, in termini di capacità, sono quelle per il trattamento di rifiuti urbani e Forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano) rispetto a quelle per la gestione di fanghi, rifiuti tessili e materiali assorbenti ad uso personale. Nell’organico, però, si stima che solo tre regioni, soprattutto al centro-sud, al 2025 avranno ancora un deficit di capacità nella raccolta dell’organico, per circa 60mila tonnellate ciascuna, contro un surplus di quasi due milioni di tonnellate nel nord Italia.
Simone Santi
Rassegna del 5 Gennaio, 2024 |
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