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ISSUE 388

Cosingius: le scarpe tradizionali sarde che si ispirano all’economia circolare – Io Faccio Così #400

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Cosingius: le scarpe tradizionali sarde che si ispirano all’economia circolare – Io Faccio Così #400

Alessio è un giovane artigiano sardo che impersona perfettamente il cambiamento sull'Isola: ben radicato alle tradizioni manuali del suo mestiere – quello calzaturiero –, le usa come strumento per valorizzare il territorio e le contamina con una visione innovativa e moderna ispirata ai principi di economia circolare. Siamo andati a incontrarlo nella sua bottega, Cosingius, per farci raccontare e toccare con mano questa suggestiva commistione.

 

Cosingius in sardo vuol dire “scarpone cucito”, scarpa fatta a mano, scarpa costruita sull’esigenza del singolo “piede” e del singolo cliente. Ma dal 2005 è anche il nome della piccola azienda di calzature tradizionali di Alessio Orrù a Senorbì, nel cuore del Sarcidano. Ci arriviamo dopo aver parcheggiato in una via adiacente ed entrando nella bottega rimango subito colpito dalla cura dei dettagli, dalla bellezza dei prodotti esposti e da questo uomo seduto in un’altra stanza che cuce delle scarpe con pazienza e dedizione.

 

Ci troviamo in un territorio complesso, poco antropizzato e sempre più coinvolto da un fenomeno di spopolamento dove Alessio – nel video qui sotto lo potete ascoltare durante la nostra chiacchierata – ha deciso di restare per dare vita, grazie anche all’appoggio del padre, passo dopo passo a una piccola azienda nota in Sardegna e oltre i confini dell’isola per la produzione di cosingius e non solo. Nel suo laboratorio le pelli, gli aghi, i fili e le suole sono un tutt’uno con passione per la sua terra e le tradizioni di questi luoghi.

 

Ed è proprio grazie a questi saperi antichi se l’arte di Alessio ha avuto un seguito. Già il padre si occupava di vendita di abbigliamento tipico sardo. Col passare del tempo il figlio, insieme al fratello, ha mosso i primi passi nel mondo de Is Cosingius imparando il metodo tradizionale della cucitura a mano e tutti i passaggi che occorrono per la costruzione di una calzatura. Grazie ai maestri calzaturieri marchigiani ha imparato anche il montaggio e la tranciatura. Nel tempo alla produzione di calzature tradizionali ha associato anche quella di altri accessori caratteristici della storia sarda, i tascheddasa ad esempio – zaini tipici – oltre all’abbigliamento e agli accessori. 

 

Un'isola intera dentro una scarpa

 

«I costumi della tradizione si rifanno al mondo agricolo sardo: grazie alle celebrazioni folcloristiche e al carnevale sardo, che da noi è molto sentito, conosciamo con assoluta precisioni come si vestivano in Sardegna uno o due secoli fa. Cosingius, camballis, maschere, pelli sono solo alcuni esempi. Qui il carnevale è una festa di rinascita, quasi un rito dionisiaco che coincide con il carnevale tipico solo nei tempi. In realtà in Sardegna comincia già a gennaio. Forti della nostra tradizione, le abbiamo voluto dare un seguito restando però ancorati al presente e portando avanti una produzione poco impattante per l’ambiente», racconta Alessio.

 

Nella sua azienda infatti si usano pellami con concia al vegetale, ovvero lavorati al naturale con tannino, sali minerali e grasso – sostanze presenti in natura usate per conferire le caratteristiche tipiche del pellame – nel rispetto dell’animale e dell’ambiente. In questo modo le pelli che non possono essere lavorate vengono recuperate dagli scarti delle grosse aziende che andrebbero comunque al macero o negli inceneritori: si ritagliano pezzi più piccoli da cui poi ricavare bracciali, portachiavi o piccoli innesti per scarpe e borse. 

 

Le pelli al vegetale vengono tagliate in varie parti per comporre la scarpa, poi assemblate e montate insieme alla suola. Scarpe che uniscono al dettaglio estetico una lavorazione artigianale. In Sardegna è molto forte la tradizione della calzatura su misura e quelle realizzate da Alessio sono conosciute in tutta l’isola anche perché ereditano un metodo particolare tipico della zona del Sarcidano richiesto da molti sardi. 

 

Anche producendo scarpe si pu?o fare del bene all'ambiente

 

«Sono scarpe che possono essere indossate tutti i giorni. Inoltre, essendo cucite su misura, si possono adattare alle esigenze del singolo sia nei modelli che nell’estetica. Noi lo facciamo cercando di sfruttare il meno possibile, in controtendenza alla fast fashion. Tutti i nostri materiali sono italiani e durano nel tempo. Per fortuna sempre più persone stanno prendendo coscienza e cercano aziende come la nostra per un prodotto di qualità, che dia spazio all’estetica lasciando la coscienza a posto. Sono prodotti che hanno un prezzo maggiore che negli anni viene ammortizzato anche perché possono essere risuolati o sistemati» continua Alessio. 

 

La sensibilità ambientale e l’attenzione alla sostenibilità sono sempre state un suo cruccio. Vivere in un contesto rurale di un piccolo paese ha sicuramente contribuito a questa sua attenzione, ma non è per tutti così. Luoghi come Senorbì permettono alla natura di palesarsi maggiormente e di comprendere quanto sia intrinseca la simbiosi tra uomo e ambiente. Ma se è vero che la sensibilità del territorio comincia a essere sempre più spiccata, non sempre si usano i giusti strumenti per fare il vero bene dell’ambiente. Tra le scelte di Alessio, oltre ai pellami che incontrano la tradizione, c’è anche quella di usare sempre meno plastica e di consumare corrente elettrica proveniente da fonti alternative. 

 

Cosa c'entra la caccia con Consigius?

 

Una parte della sua produzione di scarpe è pensata per  i cacciatori. Io che sto scrivendo l’articolo sono tendenzialmente fortemente contrario alla caccia e non nascondo che una parte di me ha provato difficoltà a parlare di una realtà che tra i suoi clienti annovera persone appartenenti proprio a questa categoria. Ma fare il giornalista significa raccontare ciò che si incontra scevri da pregiudizi e non “promuovere” le proprie idee a prescindere.

 

Ho quindi deciso di dar voce a questo progetto perché ho riconosciuto nel lavoro di Alessio competenza, passione, talento, umiltà e amore per la propria terra. La caccia, nel sarcidano, è un’istituzione. Io posso non amarla o non approvare ma è mio dovere comprendere, interrogarmi e trasmettere ciò che imparo. Ho quindi chiesto allo stesso artigiano di Cosingius di confrontarci su questo argomento. 

 

"Sempre più persone stanno prendendo coscienza e cercano aziende come la nostra per un prodotto di qualità, che dia spazio all’estetica lasciando la coscienza a posto"

 

«Sono nato e cresciuto in un ambiente di cacciatori. La caccia, in particolare nell’entroterra sardo, ha un ruolo di collante sociale soprattutto per gli uomini, i giovani e le nuove generazioni la stanno riscoprendo sempre di più. Qui la caccia principale è quella al cinghiale. Quando mio nonno si insediò in queste terre viveva di caccia, ma era un contesto molto diverso. Se incrociava una femmina gravida non la uccideva. Oggi c’è un altro approccio con un’idea sportiva, legata alle grosse manifestazioni sportive. “Più ce n’è e più ne ammazzo”, non comprendendo che così facendo aumentano i cinghiali in circolazione».

 

La scelta di rimanere in Sardegna

 

Nelle parole di Alessio e nell’emotività che traspare quando parla di certi temi si manifesta il suo forte legame con la Sardegna e le tradizioni, anche se non sempre le condivide. Più volte ha anche pensato di andare a vivere altrove, ma il contatto con i luoghi e la natura in cui è nato e con le persone con cui è cresciuto sono per lui come una calamita che lo trattiene e che lo porta a contribuire nel mantenere vivi questi territori. «Non mi sento di consigliare la mia esperienza, me la sono cucita addosso. Nelle zone dell’entroterra un ragazzo si scontra con dinamiche difficili e se non hai una certa consapevolezza rischi di finire finisce sulla “cattiva strada”», confessa.

 

Le strade per una buona condotta sono invece in salita: «Sono una persona attiva socialmente, partecipo a vari contesti, ma non mi sento per questo positivo. C’è una sensibilità crescente ma devi andare a cercarla e avere la giusta formazione e la competenza per andare avanti. Oggi è difficile conquistarle in qualsiasi campo qui in Sardegna. Cosingius è una piccola azienda familiare, lavora bene, abbiamo raggiunto un nostro equilibrio. Non abbiamo grosse aspettative, ci interessa vivere felici e tranquilli e, nonostante le difficoltà, poter rimanere qui. È bello visitare il mondo, ma per vivere… per vivere è bello stare nel Sarcidano!» conclude Alessio.

 

Lascio la bottega di Alessio pieno di emozioni. Sono affascinato da questi prodotti fatti a mano, lenti, curati, pensati. Sono colpito dalle maschere del carnevale sardo che mi osservano dalle pareti. Sono interessato alle tradizioni di questa terra che sempre mi affascina, anche quando mi spaventa. E sono grato al mio lavoro che mi porta a incontrare persone di questo tipo e mi fa uscire dalla mia comfort zone. Alessio è molto critico sulla sua terra. Non consiglia ad altri di rimanere. Ma è lì e grazie alla sua presenza, al suo lavoro e alle sue arti, ogni giorno mantiene viva una Sardegna che spesso cambia in positivo, a volte in negativo e altre ancora non cambia. Per fortuna. 

 

Daniel Tarozzi

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