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ISSUE 388

Il consumo di suolo costa 88mila euro per ogni ettaro

Il Forum Salviamo il Paesaggio ha riassunto tutte le cifre per comprendere il consumo di suolo nei Comuni italiani dal 2016 al 2022

valori.it

Il consumo di suolo costa 88mila euro per ogni ettaro

Casavatore è un Comune in provincia di Napoli in cui risiedono poco più di 18mila persone su un territorio di circa 153 ettari. Il 91,43% di questa superficie è oggi impermeabilizzata: non più suolo, ma cemento e asfalto.

 

Casavatore non è, però, l’unico caso eclatante di cementificazione incontrollata. Infatti, nella medesima provincia, anche Arzano (83,48% di suolo consumato), Melito di Napoli (81,30%), Cardito (73,72%), Torre Annunziata (72,06%), Frattaminore (71,93%) hanno ecceduto nella stessa bulimia edificatoria. Che non è solo una caratteristica del Mezzogiorno, dato che coinvolge anche l’hinterland milanese e la Brianza. Con punte apicali per Lissone (71,39%), Sesto San Giovanni (68,89%), Corsico (65,73%), Cusano Milanino (65,61%), Pero (64,94%), Baranzate (63,47%), Cologno Monzese (62,64%).

 

Continuando ad allargare lo sguardo oltre queste due aree geografiche, è interessante leggere i dati di Lallio (67,09%) e Orio al Serio (66,67%) – entrambi in provincia di Bergamo – di Torino (65,11%), Cattolica (61,78%), Riccione (51,69%), Pescara (51,55%), Gravina di Catania (50,83%), Padova (49,76%), Villabate (Palermo, 48,67%), Forte dei Marmi (46,24%), Monfalcone (45,98%), Bari (43,22%), Spinea (Venezia, 43,22%), Udine (42,44%) e a seguire un infinito elenco.

 

La cementificazione costa 88mila euro a ettaro

 

Non si tratta di cifre “nuove”, elaborate di recente, bensì di riscontri desumibili da anni grazie ai monitoraggi di ISPRA. Dati, però, su cui minima è stata, finora, l’attenzione analitica da parte di amministratori e opinione pubblica. Una situazione che ha spinto il Forum Salviamo il Paesaggio a riprendere e sviluppare questa massa di informazioni per ciascun Comune attraverso un ricalcolo dei dati del consumo di suolo registrato annualmente dal 2016 al 2022, dando loro una forma e valori anche di tipo economico-finanziario, secondo i parametri indicati dalla stessa ISPRA.

 

Il “danno” economico-finanziario è un aspetto poco valutato dalle amministrazioni. In cosa consiste questo danno, il Forum Salviamo il Paesaggio prova a spiegarlo così: il suolo (“strumento” essenziale per contrastare il cambiamento climatico) fornisce molteplici preziosi servizi ecosistemici, in particolare stoccaggio e sequestro di CO2 (ogni ettaro di suolo libero ne assorbe circa 90 tonnellate), qualità degli habitat, produzione agricola (ogni ettaro di suolo libero, coltivato, può sfamare 6 persone per un anno), produzione di legname, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione di particolato e ozono, protezione dall’erosione (ogni ettaro di suolo libero è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua), regolazione del regime idrologico, disponibilità di acqua, purificazione dell’acqua.

 

Nel corso degli anni, ISPRA è riuscita a stimare un costo annuale per ettaro derivante dalla perdita dei servizi ecosistemici. Costo composto da due valori: quello del flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare e il valore dello stock di risorsa perduta. Il costo è stato quantificato complessivamente tra 79mila e 97mila euro l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.

 

Il consumo di suolo è debito da rendicontare

 

Per facilitare i calcoli, il Forum ha adottato il valore medio di 88mila euro per ciascun ettaro di suolo consumato. Che, dice il Forum «sarebbe opportuno inserire come costo nei bilanci annuali dei nostri Comuni, a partire dall’annualità in cui il consumo di suolo viene accertato».

 

Inoltre, Salviamo il Paesaggio offre un dato importante. Se un Comune consuma un ettaro di suolo libero quest’anno, il costo ecosistemico appena descritto si traduce in un costo “monetario” (cioè un “esborso”) che incide su quest’anno, ma anche su quello successivo e su quello ancora successivo e così via. Forma, cioè, un debito che si accumula e si aggiunge al nuovo consumo di suolo di ciascun anno a venire.

 

«Qualcuno potrà pensare che l’attribuzione di un costo e un debito complessivo al consumo di suolo sia da considerarsi come un puro esercizio di stile. Certamente utile dal punto di vista analitico, ma poco concreto. Ciò poiché, in realtà, le amministrazioni pubbliche non devono effettuare un vero esborso di cassa, che altrimenti avrebbe già messo in default tutti i Comuni», fanno sapere da Salviamo il Paesaggio. «È vero: non c’è uscita di cassa, non c’è pagamento né saldo fisico. Ma il costo e il debito ci sono, eccome. Basti pensare a quanti miliardi di euro sono stati necessari soltanto per tamponare i danni causati dai più recenti eventi estremi che hanno colpito l’Italia».

 

Dal 2019 il consumo di suolo è tornato a crescere

 

Negli ultimi 14 anni, infatti, si sono registrati 684 allagamenti, 86 frane, 166 esondazioni fluviali. Che sono costati nel periodo 2013/2023 oltre 13,8 miliardi di euro in fondi per la gestione delle sole emergenze meteo-climatiche. «Aggiungiamo i dati sui danni causati dalla siccità e su tutto ciò che il riscaldamento globale causerà nei prossimi anni e decenni ed ecco ritrovati i nostri costi ecosistemici derivanti dalla perdita di suolo libero», conclude il Forum.

 

Sebbene il consumo di suolo sia diminuito negli ultimi anni, nel 2019 è ritornato a crescere. Le crisi internazionali e di mercato (basti pensare al periodo legato al Covid) non sono bastate per arrestare la cementificazione del suolo libero. Ancora oggi, praticamente tutti i piani regolatori italiani prevedono nuove espansioni edilizie a fronte di una popolazione in netto calo e di abitazioni vuote, inutilizzate. C’è bisogno di volontà politica per dire stop alla cementificazione incontrollata. Ma le proposte di legge presentate finora si sono perse nell’iter parlamentare. Chissà, forse verranno tirate fuori al prossimo evento meteorologico estremo.

 

Maurizio Bongioanni

 

 

Photo: Ralph 

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