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greenplanner.it
Adottare i criteri ambientali minimi (Cam) all’interno del codice dei contratti porta benefici a tutti e offre l’opportunità per migliorare la capacità di innovazione e, di conseguenza, la competitività delle imprese sul territorio
Ancora una volta la normativa interviene a supporto dell’ambiente. È questo il caso dei criteri ambientali minimi, introdotti all’interno del Codice dei Contratti per favorire la lotta ai cambiamenti climatici, la transizione verso un’economia circolare e la tutela della biodiversità.
Nello specifico, l’articolo 57 comma 2 del decreto legislativo 31 marzo 2023 n.36, prevede l’obbligo di applicazione, per l’intero valore dell’importo della gara, delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali, contenute appunto nei criteri ambientali minimi.
Tradotto in termini concreti, per rispondere alle richieste di acquisto della Pubblica Amministrazione gli operatori economici dovranno adeguare la loro offerta con tecnologie, prodotti e servizi che non abbiano impatti negativi sull’ambiente.
La definizione dei Cam è coerente con il piano di azione per la Sostenibilità aziendale dei consumi nel settore della Pubblica Amministrazione, emesso nel 2023, in linea con la previsione della Commissione europea secondo la quale gli appalti pubblici verdi rappresentano uno strumento di politica ambientale fondamentale.
Il concetto dei Cam era già stato introdotto nel 2008 dal Ministero dell’Ambiente della tutela del territorio e del mare come specifiche misure volte a integrare le esigenze di sostenibilità ambientale per alcune categorie merceologiche.
Oggi, i settori interessati dai Cam sono una ventina: si spazia dall’arredo (di interni e urbano) ai servizi di ristorazione, passando per calzature e tessile, edilizia, illuminazione pubblica, pulizia e gestione dei rifiuti.
Le scelte sono allineate agli obiettivi previsti a livello europeo: se la lotta ai cambiamenti climatici richiede una strategia sinergica su più fronti – quindi interventi relativi alla definizione di criteri di efficienza energetica minima o a basse emissioni (Cam su edifici, veicoli, illuminazione pubblica, attrezzature elettriche ed elettroniche) – per l’adozione di un modello di economia circolare i Cam prevedono una migliore progettazione di prodotti e servizi, per favorire il riciclo e il riutilizzo di materiali, anche in logica di eco design e di life cycle thinking.
Per quanto riguarda la biodiversità, la tutela del capitale naturale deve avvenire anche con azioni mirate sul territorio e pensate per supportare modelli di produzione agricola che non compromettano la fertilità del suolo, che promuovano pratiche di gestione forestale sostenibile, che riducano l’utilizzo di fitofarmaci e sostanze pericolose (Cam per la ristorazione collettiva, per gli arredi, gli edifici, la carta, il verde pubblico).
L’impatto positivo derivante dall’introduzione dei Cam non si ferma qui: l’adozione dei criteri viene vista dalla normativa come un’opportunità per migliorare la capacità di innovazione e, di conseguenza, la competitività delle imprese sul territorio.
Una migliore efficienza nell’utilizzo delle risorse e dei materiali, l’implementazione di processi produttivi a basso impatto ambientale e l’identificazione di percorsi di innovazione green possono attrarre capitali, sia privati che pubblici, a titolo di investimento e, di conseguenza, favorire lo sviluppo economico delle imprese, anche quelle di piccole dimensioni.
Inoltre, dal punto di vista della spesa pubblica, l’applicazione dei criteri minimi ambientali favorisce la razionalizzazione dei consumi e l’ottimizzazione della spesa in un’ottica di medio-lungo periodo.
In questa logica, il decreto direttoriale firmato nel mese di aprile del 2024 definisce le categorie per le quali sarà avviata, a breve, l’attività di definizione e di aggiornamento dei criteri ambientali minimi.
Rassegna del 07 Giugno, 2024 |
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