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ISSUE 395

Le microplastiche riducono la capacità dell’oceano di sequestrare CO2

Le microplastiche si attaccano ai fitoplancton, rallentandone la discesa verso il fondale oceanico e complicando il processo di sequestro di carbonio.

focus.it

Le microplastiche riducono la capacità dell’oceano di sequestrare CO2

Le abbiamo trovate nei gamberetti, nei krill, nei tessuti di balene e delfini: le microplastiche (frammenti di plastica inferiori a 5mm) sono davvero ovunque, e danneggiano il nostro ecosistema. Uno studio pubblicato su Marine Chemistry aggiunge un altro tassello a questo puzzle di negatività, scoprendo che le microplastiche riducono la capacità dell'oceano di sequestrare CO2 e, dunque, di aiutare il Pianeta a contrastare la crisi climatica.

 

Fitoplancton troppo galleggiante

 

Il problema nasce dal fatto che il fitoplancton, ovvero l'insieme dei minuscoli organismi marini capaci di fotosintesi che quando muoiono affondano sequestrando carbonio, viene "alleggerito" dalla presenza di microplastiche e dunque rallenta la discesa verso il fondale. «La plastica galleggia», spiega Aron Stubbins, uno degli autori. «Se i fitoplancton si uniscono alle microplastiche, formando dei biofilm invece di rimanere organismi indipendenti, la loro capacità di galleggiare cambia». La cosiddetta "neve marina" – l'insieme di materiali in decomposizione che si depositano sul fondale oceanico – fa dunque più fatica ad affondare, e questo rallenta il processo di sequestro del carbonio.

 

Gara di plancton

 

Per giungere alle loro conclusioni, gli esperti hanno condotto uno studio in due parti: durante la prima hanno coltivato due plancton unicellulari in due recipienti diversi, uno alla presenza di microplastiche e l'altro no. Li hanno poi fatti "gareggiare" per vedere quale dei due affondasse più velocemente: «Quelli agganciati alle microplastiche erano più lenti di circa il 20%», spiega Stubbins.

 

Come neve al sole

 

Nella seconda parte dello studio i ricercatori hanno osservato come le microplastiche si sciolgono al sole galleggiando sulla superficie dell'acqua, riducendo così le sostanze nutritive disponibili per il fitoplancton. Questo processo di scioglimento rilascia carbonio organico che i batteri possono utilizzare come cibo: tuttavia hanno bisogno anche di nitrogeno e fosforo, spiega Stubbins, sostanze che ricavano proprio dal fitoplancton rallentandone la crescita.

 

Nonostante non si possa affermare con certezza che la presenza di microplastiche indebolirà la capacità dell'oceano di sequestrare carbonio, Stubbins sottolinea che il loro impatto sul ciclo del carbonio è abbastanza significativo da dover farci preoccupare e riflettere sul da farsi.  

 

Chiara Guzzonato

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