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ISSUE 395

Quali sono le prospettive dell’UE per quanto riguarda le strategie del tessile?

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Quali sono le prospettive dell’UE per quanto riguarda le strategie del tessile?

Tra fine 2019 e inizio 2020 la neo insediata Commissione Europea si presentava con un ambizioso programma per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 rafforzando, nello stesso tempo, la competitività delle imprese europee. Le proposte furono declinate in una serie di comunicazioni rilasciate a distanza di pochi mesi: Green Deal, New Industrial Strategy for Europe, Circular Economy Action Plan e Next Generation EU Recovery Plan.

 

Sono trascorsi solo quattro anni ma, dopo le clamorose proteste contro alcuni provvedimenti del programma Fit for 55 da parte degli agricoltori dei Paesi Nord europei e le recenti elezioni europee, gli operatori si chiedono dubbiosi quanto resterà di quel programma nella prossima legislatura comunitaria. L’EU Strategy for Sustainable and Circular Textiles fu delineata nel marzo 2022 in un documento “vaso di Pandora” che preannunciava l’adozione di un ampio ventaglio di provvedimenti tra direttive, regolamenti e atti delegati potenzialmente in grado di rovesciare il settore come un calzino: Ecodesign, Labelling, Digital Product Passport, Waste e Waste Shipment, EPR, REACH, sensibilizzazione dei consumatori, accesso dei paesi terzi al mercato interno, CSRD, CSDD, fondi per la ricerca e la formazione…

 

Contestualmente alla pubblicazione del documento Scenarios towards co-creation of a transition pathway for a more resilient, sustainable and digital textiles ecosystem (marzo 2022) fu aperta una piattaforma per raccogliere osservazioni e fu messo in moto un processo partecipativo per sollecitare gli stakeholder del sistema a concorrere nella messa a terra (i pledge) dei progetti della Commissione. Nei mesi successivi sono arrivate un centinaio di proposte, in maggior parte da lobbisti e associazioni di categoria, e sono stati organizzati alcuni workshop tematici.

 

Da questa articolata attività di ascolto sono emerse 50 azioni specifiche riconducibili a 8 cantieri:

 

1) competitività sostenibile,

2) norme e governance pubblica,

3) dimensione sociale,

4) ricerca e innovazione,

5) infrastrutture,

6) formazione professionale,

7) investimenti e risorse,

8) supporti alle strategie comunitarie in materia di autonomia e difesa.

 

I risultati di questo percorso in termini di impegni per il raggiungimento degli obbiettivi sono stati pubblicati nel rapporto Transition Pathway for the Textiles Ecosystem. Report on stakeholder pledges and commitments (marzo 2024).

 

Per un confronto su quanto emerso dal percorso partecipativo lo scorso 4 giugno, a Bruxelles, si è svolta una conferenza promossa dalla Direzione Mercato Interno. All’incontro hanno partecipato più di 600 stakeholder dell’ecosistema Tessile Abbigliamento che, con i limiti propri di questo tipo di conferenze, per mezza giornata hanno ascoltato relazioni di funzionari, imprese, agenzie di sviluppo, centri ricerca e università.

 

Questi i take away estratti a freddo qualche giorno dopo dal taccuino di appunti della conferenza:

 

1 – è molto difficile per imprese, associazioni, sindacati, consorzi e istituzioni prefigurare come i numerosi provvedimenti, in parte adottati e in parte annunciati, si abbatteranno sui rapporti di forza all’interno delle filiere e tra queste e i consumatori o tra i produttori di lana e cotone e quelli di poliestere; considerando le incertezze sul quadro generale che sta prendendo forma, i 50 pledge emersi dal percorso partecipativo denotano soprattutto la preoccupazione di assicurarsi qualche vantaggio tattico nella propria comfort zone;


2 – gli interventi istituzionali (funzionari UE) si sono preoccupati di illustrare i provvedimenti che stanno per essere adottati per creare condizioni di parità sul mercato, intensificare i controlli, combattere la contraffazione e difendere la proprietà intellettuale; l’accento, dalla neutralità climatica, sembra spostarsi verso la difesa del settore;


3 – quanto ai nodi ancora da sbrogliare su aspetti caldi come DPP, Waste, Labelling ecc…i funzionari si sono limitati ad accennare alle verifiche e ai confronti in corso per la definizione dei dettagli; 4 – oltre a riscrivere regole e comportamenti con direttive e regolamenti e ad usare la leva del Green Public Procurement, l’accelerazione della transizione del settore tessile sarà supportata, come in passato, con fondi generali e specifici per la ricerca e la formazione professionale;


5 – imprese e associazioni sono impegnate negli onnipresenti programmi per la sostenibilità e la circolarità. Questi sono molto diversi tra loro per anello della filiera, obbiettivi, rilevanza, avanzamento, ecc. Lo stesso provvedimento, inoltre, può avere ricadute ben diverse tra grandi brand globali e subfornitori o tra confezionisti e retailer. C’è molto movimento ma, ferme restando le buone intenzioni, non è facile quantificarne l’impatto anche perché mancano metriche e strumenti condivisi. Arriveranno?;


6 – alla luce dei tentennamenti sul Green Deal che sembrano serpeggiare nel nuovo clima politico post elettorale, quello che la conferenza non ha fatto, e non poteva fare, è fornire risposte alla domanda iniziale, ovvero, “what’s next for the textiles ecosystem?”

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