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ISSUE 400

Tutela della biodiversità: ecco le procedure messe a terra del Fai

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Tutela della biodiversità: ecco le procedure messe a terra del Fai

Il rispetto della natura nelle sue varie espressioni è nei principi del Fondo ambiente italiano. In questo articolo Daniele Meregalli, responsabile ambiente e sostenibilità del Fai, ci indica come e in che modo il Fondo procede nella tutela della biodiversità a partire dall’analisi ecologica dello stato di fatto.

 

La natura gioca un ruolo particolare tra i luoghi speciali che curiamo per tutti e per le generazioni future, come ricorda la missione del Fai.

 

A volte la natura è la caratteristica principale di un nostro Bene, come per esempio nella riserva biogenetica dei Giganti della Sila, nell’omonimo Parco Nazionale, dove in un maestoso bosco secolare si trovano alcuni patriarchi, dei pini larici alti fino a 45 metri e dall’età straordinaria di 350 anni.

 

A volte, invece, la natura coabita con le attività umane, come nel caso dell’alpeggio di Pedroria, sopra Morbegno in Valtellina, dove il Fai sta ricostruendo quel mosaico di paesaggio generato dall’alternanza tra pascoli e boschi, negli ultimi decenni compromesso dall’abbandono della pratica dell’alpeggio.

 

A volte infine, la natura è una pertinenza verde di un valore monumentale, una villa, un castello, un’abbazia, ma non per questo meno importante visto il ruolo che il giardino storico svolge per la biodiversità, al rapporto vitale tra fiori nettariferi e impollinatori, alle fontane e specchi d’acqua, ai rifugi che sa offrire con le sue siepi e muretti alla microfauna e all’avifauna che prosperano in città.

 

Ogni ecosistema ha il suo presupposto

 

Curiamo tanti ecosistemi diversi tra loro, dalle alpi fino al mare, in contesti in cui la storia dei luoghi ha sempre fortemente governato il tipo di ambiente presente, con la tipologia di piante introdotte, il castagno per esempio ma spesso anche specie esotiche come le palme; con i manufatti a supporto delle coltivazioni, come i muretti a secco o i terrazzamenti; la tipologia di giardini storici… ecosistemi che oggi affrontano anche la sfida dei cambiamenti climatici, dato che le modificazioni biogeografiche rendono diverso quello che vale oggi da quello che andava bene un secolo fa.

 

In tutti i Beni del Fai è alta l’attenzione alla biodiversità, uno dei 4 pilastri della sua transizione ecologica, assiema alla carbon neutrality e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla riduzione dell’impronta idrica e all’economia circolare.

 

Per esempio, quando acquisiamo un bene, sia per donazione, lascito o concessione, procediamo sempre con un’analisi ecologica dello stato di fatto, botanica e faunistica, in modo tale da includere nei progetti di restauro anche la tutela della biodiversità, come per esempio con gli interventi programmati nell’incantevole ortaglia di Palazzo Moroni a Bergamo Alta, quando abbiamo lasciato al suo stato iniziale una porzione del giardino in modo da non disturbare una colonia di tassi che la abitava prima del nostro arrivo.

 

Poiché uno dei nostri obiettivi è quello di trasmettere ai visitatori i valori presenti nei beni, anche la ricerca scientifica è uno strumento a cui ricorriamo per promuovere la biodiversità, come per esempio l’apertura dei giardini di Villa e Collezione Panza a Varese al progetto selvaticittà dell’Università dell’Insubria.

 

La ricerca studia come lo scoiattolo rosso si differenzia in ambito urbano dai suoi simili che abitano i boschi in natura. Raccontiamo quindi una specie bandiera, in questo caso lo scoiattolo rosso, per far conoscere anche la fauna urbana, per comprenderne l’adattamento e al contempo sensibilizzando il pubblico sulle sfide generate dalla biodiversità urbana nella sua convivenza con gli umani.

 

Siamo molto sensibili anche rispetto agli impollinatori e all’importanza che rivestono per la salute degli ecosistemi, dato che contribuiscono con l’impollinazione alle nuove generazioni di molte piante.

 

In questo senso abbiamo stretto accordi con apicoltori locali in 14 Beni, dal Castello di Avio in Trentino fino al giardino della Kolymbethra, nella Valle dei Templi ad Agrigento, per ospitare degli apiari.

 

Agli apicoltori garantiamo luoghi idonei, dove le api possano bottinare di fiore in fiore senza incappare in pesticdii, nei nostri giardini sono banditi, né trovare ostacoli insormontabili tra loro e i fiori dovuti a fenomeni di frammentazione del territorio.

 

Ovviamente le api allevate sono una frazione insignificante degli insetti impollinatori, si contano più di 20.000 specie solo considerando le api selvatiche, ma la loro presenza ci consente di mettere l’accento nel racconto sull’importanza che riveste in generale l’impollinazione e sul drammatico declino che purtroppo registriamo in queste popolazioni di insetti.

 

Un ruolo importante per la biodiversità del Fai lo giocano anche i boschi, che più o meno rappresentano metà del territorio tutelato dal Fai. Anche in questo caso la variabilità dei boschi che tuteliamo è massima e data la loro pertinenza a beni storico architettonici il loro valore paesaggistico è sempre notevole.

 

Boschi di conifere, castagneti, boschi cedui e wilderness, macchie mediterranee, indicarli tutti è impossibile, ma senz’altro rappresentano un laboratorio a cielo aperto su cui progettare interventi a favore della biodiversità: per questo abbiamo iniziato un percorso di certificazione ambientale assieme a Fsc, il marchio internazionale che stabilisce gli standard forestali per la gestione sostenibile dei boschi, pensando appunto all’enorme biodiversità che questi racchiudono e che come Fai abbiamo la responsabilità non solo di tutelare ma anche di far prosperare.

 

Per chi volesse approfondire, news, video e altro ancora sul sito faibiodiversita.it

 

Articolo redatto da Daniele Meregalli,

responsabile ambiente e sostenibilità del Fai – Fondo per l’Ambiente Italiano

 

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