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ISSUE 417

Il volto nascosto dell’IA: vorace di risorse e fonte di inquinamento

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Il volto nascosto dell’IA: vorace di risorse e fonte di inquinamento

Da ChatGPT all’assistente virtuale nelle chat WhatsApp, Facebook e Instagram, fino alla nuova funzionalità di Google, IA Overview, che risponde a ogni nostra domanda o curiosità, i modelli di intelligenza artificiali (IA) sono sempre più presenti nella nostra vita quotidiana. Ma qual è il costo ambientale di questa crescente diffusione dell’IA?

 

L’intelligenza artificiale consuma sempre più acqua ed energia

 

L’addestramento e l’implementazione di modelli di intelligenza artificiale come ChatGPT o Google Gemini richiedono sia grandi quantità di energia elettrica per far funzionare i data center, sia di acqua per alimentare i loro sistemi di raffreddamento.

 

Si stima che una risposta di un tool di intelligenza artificiale generativa consumi circa 10 volte più energia di una normale ricerca su Google, secondo i dati riportati recentemente anche dalla Banca Centrale Europea. I data center di intelligenza artificiale hanno bisogno inoltre del doppio dell’acqua rispetto a quelli tradizionali per funzionare, secondo le stime dell’Öko-Institute.

 

Man mano che le capacità di calcolo di queste tecnologie e le richieste degli utenti aumentano, cresce anche il loro fabbisogno energetico. Uno studio realizzato dall’Öko-Institute per Greenpeace, stima che l’uso globale di acqua per il raffreddamento dei data center quadruplicherà da 175 miliardi di litri nel 2023 a 664 miliardi di litri entro il 2030, pari al consumo annuo di acqua potabile di una città grande tre volte Milano.

 

Il rapporto prevede anche consumi di elettricità undici volte superiori entro il 2030 rispetto a quelli del 2023 e fino a cinque milioni di tonnellate di rifiuti elettronici in più entro lo stesso anno a causa dell’espansione dei data center e delle capacità di intelligenza artificiale.

 

L’IA aumenta la domanda di chip e di combustibili fossili

 

Anche il processo di produzione dell’hardware per l’IA ha un impatto ambientale rilevante. Tra il 2023 e il 2024, il consumo di elettricità e le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione globale di chip per l’intelligenza artificiale (IA) sono aumentati rispettivamente del 351% e del 357%, secondo un rapporto di Greenpeace.

 

In Asia orientale, polo globale per la produzione dei semiconduttori, la crescente domanda di chip per l’intelligenza artificiale rappresenta un onere significativo poiché per la produzione è necessaria molta energia che viene soddisfatta principalmente attraverso l’utilizzo dei combustibili fossili, che forniscono il 58,5% dell’energia elettrica in Corea del Sud, il 68,6% in Giappone e l’83,1% a Taiwan. 

 

Entro il 2030, si stima che la domanda globale di elettricità per questi chip – circuiti integrati specializzati, progettati per eseguire attività di elaborazione dati e calcoli complessi richiesti dalle tecnologie IA – aumenterà fino a 170 volte rispetto ai livelli del 2023, superando l’attuale consumo di elettricità dell’intera Irlanda.

 

Come ridurre l’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale?

 

L’intelligenza artificiale potrà contribuire a migliorare le nostre vite solo se sarà sostenibile per l’ambiente e per il clima. Se vogliamo evitare che la sua fame di energia aggravi la crisi climatica già in corso, la diffusione dell’IA deve andare di pari passo con l’espansione delle energie rinnovabili.

 

I giganti della tecnologia come NVIDIA, AMD, Microsoft, Google e Meta devono impegnarsi quanto prima a utilizzare il 100% di energia rinnovabile, come eolica e solare, lungo le loro catene di fornitura e supportare i propri fornitori nel raggiungimento di questo obiettivo. È l’unico modo per fermare una pericolosa crescita di emissioni a livello globale proprio nel momento in cui dobbiamo urgentemente ridurle.

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