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ISSUE 417

Italia bocciata sulle emissioni: i dati del report ISPRA

economiacircolare.com

Italia bocciata sulle emissioni: i dati del report ISPRA

Neanche nel 2024 l’Italia raggiunge gli obiettivi climatici, neppure con le politiche aggiuntive del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima. Ma per il senatore Luca De Carlo, tra i promotori del convegno “Decarbonizzazione: costruire un futuro emissioni zero”, la crescita rimane un concetto intoccabile.

 

“La decrescita non è mai felice, non ho mai visto nessuno avere tanto e poi essere felice di non avere più nulla”. Sono le parole con le quali il senatore di Fdl Luca De Carlo, già presidente della Commissione parlamentare Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare, ha introdotto il convegno “Decarbonizzazione: costruire un futuro emissioni zero” , copromosso dall’Istituto Superiore per la Potezione e la Ricerca Ambientale che si è tenuto il 7 maggio al Senato.

 

Sugli obiettivi  e gli obblighi climatici, il senatore De Carlo si è detto fiducioso nelle capacità dell’uomo. “Per permettere alle generazioni future di avere più risorse – ha aggiunto credo che dobbiamo affidarci alla scienza e alla tecnica, non ai guru, a quegli ambientalisti che a sedici anni invece di studiare hanno già le ricette per salvare il mondo”. Per De Carlo la direzione politica in tema ambientale deve essere supportata dai dati, e quindi da enti come ISPRA, che, secondo il senatore, hanno subito una spinta ideologica in alcune occasioni.

 

Eppure l’ideologia sembra centrare poco con l’annuale report di ISPRA sulle emissioni in Italia. Anche se, proprio sulla base dei dati ISPRA 2024, pubblicati nel report “Le emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione e scenari emissivi”, Siclari ha sottolineato come le politiche attuali non siano sufficienti a garantire il rispetto dell’obiettivo di riduzione del 43,7% al 2030, previsto dagli impegni derivanti dal Accordi di Parigi e dal pacchetto “Fit for 55” elaborato dalla Commissione europea.

 

I compiti per l’Italia sulle emissioni

 

Tale obiettivo è ripartito su diversi settori e ha quindi tre riferimenti normativi: la direttiva Emission Trading System (ETS) che ha istituito il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione; il regolamento europeo Effort Sharing, che regolamenta quei settori che non sono regolati dalla direttiva ETS come i trasporti, riscaldamento edifici, parte dell’industria, agricoltura e rifiuti; e il regolamento LULUCF, che regolamenta il settore dell’uso del suolo.

 

Il quadro generale è completato dal regolamento europeo sulla governance dell’energia e sull’azione per il clima, per cui è stato aggiornato il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che interviene nel panorama normativo italiano con misure aggiuntive per la riduzione delle emissioni.

 

Lo scenario emissivo italiano

 

Gli obblighi internazionali prevedono poi per l’Italia la pubblicazione dell’inventario nazionale delle emissioni diviso in settori, un obbligo di reporting rispettato appunto da ISPRA. Le emissioni italiane totali di gas serra, espresse in Co2 equivalente, sono diminuite solo del 26.4% tra il 1990 ed il 2023. Secondo il report ISPRA, il calo è dovuto in parte a una diminuzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali causate dalla crisi economica e da alcune delocalizzazioni, ma anche della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e di un incremento dell’efficienza energetica. In ogni caso, dopo il drastico calo registrato nel 2020 a causa del Covid, il biennio 2021-2022 ha visto un incremento delle emissioni, trainato dalla ripresa delle attività produttive e dei trasporti. 

 

Il settore della produzione dell’energia contribuisce con oltre l’80% alle emissioni totali di gas serra nel 2023 rispetto al 1990. “Il settore dolente” come lo descrive Siclari, è quello dei trasporti che registra negli ultimi dieci anni un aumento del contributo relativo alle emissioni totali, circa il 28% del totale nazionale. “Oggi c’è un problema nel trasporto stradale, utilizziamo veicoli che sono a benzina e a gasolio e abbiamo un parco macchine che ha registrato una notevole espansione” spiega la direttrice di ISPRA durante il suo intervento. 

 

 

La produzione di energia copre invece il 20% delle emissioni totali mentre un contributo importante è rappresentato dalla categoria residenziale, il 18%. In questo settore, ancora fortemente impattante, il calo emissivo registrato non è dovuto a interventi specifici ma all’aumento delle temperature negli ultimi anni e all’aumento dei costi del gas. 

 

C’è poi l’industria manifatturiera che copre il 13%, il settore agricoltura e le categorie emissive dei processi industriali ed uso di altri prodotti (IPPU), responsabili rispettivamente del 8.4% e 5.9%. Il settore dei rifiuti, pur contribuendo solo a un restante 5.3% del totale, ha subito una crescita emissiva negli ultimi anni, principalmente a causa dell’aumento delle emissioni da smaltimento in discarica. 

 

Siclari descrive la fotografia emissiva dell’Italia tutto sommato “positiva”. Rispetto ai dati citati, l’aspetto più preoccupante però rimane quello relativo al regolamento Effort Sharing e dunque a tutti quei settori non compresi dalle categorie ETS: trasporti, edilizia, agricoltura e rifiuti. “A livello europeo è stato assegnato all’Italia di ridurre le emissioni del 43.7% rispetto ai livelli del 2005, e lo dobbiamo fare entro il 2030”, spiega la direttrice ISPRA. A questo si aggiungono altri compiti, cioè il rispetto delle allocazioni di emissioni annuali, e cioè  quantitativi concessi all’Italia annualmente. “Per il periodo che va dal 2013 al 2020 l’Italia ha sempre rispettato gli obiettivi di riduzione assegnati ma”, ammette la direttrice, “nel 2021, 2022 e 2023 la mancata riduzione delle emissioni dei trasporti e del residenziale ha portato a uno sforamento dei tetti massimi consentiti e il 2024 non ci lascia ben sperare”. 

 

In caso di superamento, il regolamento Effort Sharing prevede l’applicazione di una penalizzazione. Il rapporto analizza lo scenario emissivo italiano con orizzonte 2030 e 2055, sia considerando le politiche correnti che le politiche aggiuntive date dal PNIEC. Per quanto riguarda il regolamento Effort Sharing il report di ISPRA mostra già che l’Italia non è in grado di raggiungere la riduzione delle emissioni richiesta e il gap rimane anche nello scenario che integra il PNIEC. “Se volessimo guardare al futuro attraverso questi scenari che noi mandiamo a Bruxelles possiamo vedere già che siamo lontani dagli obiettivi per il 2030 e quindi dobbiamo sicuramente pensare a delle politiche più efficaci” ha concluso Siclari. 

 

E questa, al di là delle polemiche sull’ideologie o sulle critiche al mito della crescita, resta la verità da cui ripartire.

 

Carlotta Indiano

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