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ISSUE 315

Energia: il ruolo centrale delle donne nella transizione energetica

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Energia: il ruolo centrale delle donne nella transizione energetica

L’energia è un campo che riconosce – finalmente – le capacità delle donne a occupare posizioni di rilievo. Come non pensarlo dopo l’investitura di Jennifer M. Granholm come Segretario all’Energia del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE). Ha giurato lo scorso 25 febbraio, diventando la seconda donna a guidare il prestigioso organismo per cui nel 2021 il Governo ha stanziato più di 35 miliardi di dollari.

 

“Jennifer Granholm guiderà il DOE per aiutare l’America a raggiungere l’obiettivo del presidente Biden di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050”, si legge nella nota del Dipartimento. Dovrà impegnarsi in questo senso a promuovere la transizione energetica, sotto forma di tecnologie all’avanguardia per l’energia pulita, creando milioni di posti di lavoro nel settore dell’energia pulita e costruendo un futuro equo per l’energia green. Avrà anche il compito di supervisionare le missioni principali del DOE: promuovere la leadership americana nelle scoperte scientifiche, ridurre il pericolo nucleare e rimediare ai danni ambientali “causati dai programmi di difesa ereditati”. Prima della sua nomina a segretario all’energia, Jennifer Granholm è stata la prima donna eletta governatore del Michigan, con due mandati dal 2003 al 2011. Ma non è la sola: anche l’Unione Europea conta su una donna responsabile nel settore dell’energia, idem in altri Paesi europei. Vediamo allora chi sono.

 

Energia al femminile: dall’UE alla Norvegia, ecco le donne ai vertici

 

Se oltreoceano la gestione energetica è ora a trazione femminile, l’Unione Europea conta dal 2019 su Kadri Simson quale Commissaria europea per l’energia. In precedenza aveva già assunto ruoli di vertice, quanto meno in Estonia: 2016 al 2019 è stata ministro dell’Economia e delle infrastrutture. Tra le misure UE in tema di energia e clima di cui si è occupata dal suo mandato a oggi ricordiamo innanzitutto il Green Deal, e tutte le misure in materia di transizione energetica, tra le quali la Strategia europea sull’idrogeno.

 

Venendo ai singoli Paesi, in Francia Barbara Pompili è la titolare del ministero della transizione ecologica, un super-dicastero che raggruppa in sé l’ambito delle politiche di sviluppo sostenibile, la transizione energetica, il clima, trasporti e infrastrutture, le politiche abitative come pure la difesa della biodiversità. Lo scorso 10 febbraio il governo francese ha presentato il progetto di legge sul clima e la resilienza, che con i suoi 69 articoli, punta a inserire l’ecologia come pilastro in vari ambiti della vita quotidiana – anche se ha ricevuto parecchie critiche, dalle ONG ambientaliste ai membri della Convenzione dei cittadini per il clima.

 

Anche in Spagna la carica di Ministro della transizione ecologica è in mano a una donna: Teresa Ribera, convinta sostenitrice delle rinnovabili. Lo ha affermato in modo forte e chiaro all’ultima Assemblea dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) in cui ha propugnato un’accelerazione dell’azione climatica e la promozione delle energie rinnovabili per garantire che la ripresa economica di fronte alla COVID-19 sia sostenibile ed equa.

 

La Norvegia, il più grande produttore di petrolio dell’Europa occidentale, conta invece dal 2020 come Ministro del Petrolio ed Energy di Tina Bru. Nel Paese le rinnovabili stanno crescendo:, la produzione eolica è aumentata di quasi sei volte negli ultimi dieci anni e ora alimenta circa il 4% dell’elettricità totale, con le centrali idroelettriche che forniscono la quota prevalente. Non solo: la Norvegia ha approvato progetti per fornire energia da terra a molte altre piattaforme petrolifere e di gas offshore, al fine di ridurre le emissioni di CO2. Le turbine a gas sulle piattaforme offshore rappresentano più dell’80% delle emissioni dell’industria norvegese del petrolio e del gas, e la loro sostituzione con energia rinnovabile da terra può quindi ridurre la quantità di anidride carbonica emessa.

 

Sempre a proposito di energia e donne al comando, vanno segnalati i Paesi Bassi, dove sì il Ministro degli affari economici e delle politiche climatiche è un uomo, ma la segretaria di Stato per il dicastero è Mona Keijzer. Ricordiamo che seppure la quota di consumi coperti da energie rinnovabili sia ancora bassa (8,8% sul totale) nei Paesi Bassi sorgerà la prima hydrogen valley europea, attraverso il progetto HEAVENN (Hydrogen Energy Applications for Valley Environments in Northern Netherlands) per il cui bilancio sono stati stanziati quasi 100 milioni di euro. Questo progetto dimostrativo su larga scala riunisce produzione, distribuzione, stoccaggio e uso finale locale dell’idrogeno in una struttura completamente integrata e funzionante, che può servire come modello per la replica in tutta Europa.

 

Andrea Ballocchi

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