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ISSUE 315

Perché possiamo fermare l’apocalisse del clima

La storia ci insegna che l’umanità è capace di grandi balzi in avanti.

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Perché possiamo fermare l’apocalisse del clima

La storia ci insegna che l’umanità è capace di grandi balzi in avanti.

 

Tempeste, tornadi, innalzamento dei mari, sono una minaccia epocale; ogni anno migliaia di persone muoiono a causa dei queste calamità innaturali.

 

Nessuno può dire con certezza che riusciremo a diminuire drasticamente l’inquinamento atmosferico ma nessuno può dire con certezza neppure che non ci riusciremo.

 

Quindi sbaglia chi sostiene che ormai non c’è più niente da fare. La storia ci insegna che l’umanità è capace di grandi balzi in avanti.

 

Ho due buone notizie per te: abbiamo le tecnologie che possono fermare l’apocalisse ambientale e le stiamo usando per riuscirci!

 

I grafici che mostrano il veloce avanzare del cambiamento climatico e il non abbastanza veloce sviluppo delle tecnologie ambientali traggono in inganno.

 

Nel 2000 l’uso dei computer era ormai esploso da anni ma le più ottimistiche previsioni di crescita furono sbagliate alla grande. La diffusione degli smartphone fu enorme raggiungendo miliardi di persone e arrivando persino nelle aree economicamente più povere.

 

Nessuno lo aveva previsto

 

Le valutazioni sullo sviluppo delle ecotecnologie sono altrettanto sbagliate, perché fotografano lo stato attuale senza tener conto del ritmo di crescita possibile.

 

I grafici che mostrano l’aumento delle metodologie verdi negli ultimi anni, ci mostrano una curva talmente verticale che pare impossibile che questo ritmo di crescita vertiginoso possa aumentare ulteriormente.

 

Sfugge il fatto che si è ormai completata la preparazione del terreno che rende possibile un salto di qualità.

 

Mi spiego: perché una tecnologia possa imporsi su larga scala è necessario che si creino tutti quegli elementi di supporto necessari. Le auto elettriche non avranno vero successo fino a che non ci sarà una rete diffusa di colonnine per la ricarica, magari semplici da usare.

 

Perché milioni di proprietari di case decidano di isolare termicamente la loro abitazione è necessario che la convinzione che si possa risparmiare il 60% del calore prodotto, evitando che fugga su per il tetto; e i proprietari di case devono essere sicuri che realizzare questo obiettivo sia facile, il risparmio sia finanziato in modo conveniente da una banca, l’azienda che esegue il lavoro offra garanzie certificate da un ente terzo e assicurate, ci siano incentivi pubblici sostanziosi e il costo dell’intervento di isolamento termico sia basso. Solo quando ci sono questi prerequisiti culturali e organizzativi l’isolamento termico raggiungerà alti livelli di diffusione; e solo allora verrà prodotto su grande scala, con conseguenti risparmi grazie alla quantità e così diventerà ancor più vantaggioso.

 

Nel 2007 lo Stato italiano offrì incentivi ventennali per chi metteva impianti fotovoltaici talmente convenienti che tre quarti dell’energia prodotta ripagavano l’investimento (spalmato su 20 anni) e il 25% restante ti restava in tasca, dal primo giorno, come guadagno.

 

Ci vollero due anni perché le banche e le assicurazioni si attrezzassero per finanziare con mutui ventennali gli impianti di privati rendendoli così veramente vantaggiosi,; in pratica l’impianto non ti costava nulla. E servirono due anni perché le prime centomila famiglie e piccole imprese capissero la convenienza enorme e realizzassero il loro impianto.

 

Quando il finanziamento non fu prorogato scattò la corsa dei ritardatari. E decine di migliaia di famiglie restarono escluse.

 

Gli esseri umani sono malfidenti, prima di convincersi a volte devono vedere che un altro lo fa e funziona e poi che anche un altro lo realizza e funziona…

 

Sono processi che all’inizio si sviluppano lentamente e poi esplodono sul mercato quando tutti gli elementi, culturali e materiali, di supporto, sono sufficientemente diffusi.

 

Oggi, anche grazie al grande movimento scatenato da Greta, lo slogan: “efficienza energetica per salvare il pianeta” è condiviso da una gran parte della popolazione e anche le aziende ci tengono a far vedere che sono verdi in maniera pazzesca.

 

Ecotecnologie sempre più disponibili

 

Contemporaneamente gran parte delle tecnologie già disponibili da dieci anni hanno fatto un salto di qualità nella produzione e nella distribuzione.

 

Nel 2007 un impianto fotovoltaico veniva venduto a più di 7mila euro per ogni kilowatt  di corrente prodotta all’ora. Oggi la vendita di pannelli fotovoltaici in tutto il mondo è cresciuta talmente che le fabbriche sono state automatizzate, la quantità di silicio necessario per ogni pannello ridotte del 90%, e tutto il sistema che circonda la produzione è stato reso sempre più efficiente, inventando forni progressivi lunghi centinaia di metri che permettono di risparmiare gran parte del calore per fondere la sabbia e produrre silicio…

 

E sono state trovate soluzioni per garantire lo smaltimento dei pannelli dopo 50 anni. Tutto questo insieme di progressi tecnici e organizzativi ha reso più semplice e sicuro comprare un impianto fotovoltaico e contemporaneamente il costo è precipitato dai 7.000 euro a kilowatt di 12 anni fa a meno di mille euro oggi; e contemporaneamente la qualità e la produttività di questi impianti è migliorata notevolmente.

 

Oggi più che mai mettere un impianto fotovoltaico sul tetto è conveniente. E il mercato è immenso: milioni di case, uffici pubblici, aziende, avrebbero convenienza a montare un impianto. Parliamo di milioni e milioni di tetti.

 

Solo grazie all’insieme di questi risultati siamo arrivati a far sì che il prezzo dell’energia elettrica prodotta nei paesi caldi con il fotovoltaico e sul mare con le pale eoliche sia arrivato a essere più basso dell’energia prodotta dal carbone. Questo è uno scollinamento epocale!

 

Lo stesso discorso vale per tutte le altre tecnologie ecologiche. In questi anni sono state realizzate invenzioni straordinarie ma soprattutto si è riusciti a costruire il sistema di vendita, finanziamento, installazione e assistenza che è necessario perché milioni di persone approfittino della rivoluzione ambientale.

 

Ma non solo: in questi anni si sono delineati anche sistemi complessi che potremmo definire di “economia energetica circolare”.

 

La rivoluzione del biogas: elettricità senza bruciare niente

 

Il gas metano, quello che ti arriva in casa con la tubatura, lo usiamo per produrre elettricità, cucinare e riscaldarci ed è un prodotto fossile come il petrolio.  La combustione del gas inquina molto meno di quella di benzina e diesel e costa meno.

 

Per questo da anni sosteniamo la diffusione di auto a metano o gpl.  E sosteniamo l’alimentazione dei mezzi pesanti e delle navi a gas liquido, che può alimentare i motori diesel con piccole modifiche. La conversione a gpl abbasserebbe drasticamente l’inquinamento delle metropoli, dei mari e dei porti.

 

Ma non esiste solo il gas fossile; da decenni si produce biogas grazie alla fermentazione da qualunque materia organica umida.

 

Posso produrre biogas dagli scarti agricoli e dai fiumi di liquami che gli italiani e le loro bestie producono quotidianamente; e questo è un primo vantaggio accessorio: lo smaltimento è piuttosto caro e contribuisce a creare problemi ambientali come l’eutrofizzazione dell’Adriatico e le invasioni di alghe rosse che trasformano il mare in una pozza disgustosa color mattone.

 

Anche il biogas lo posso usare per produrre elettricità oppure per riscaldare le case e far muovere i mezzi di trasporto e lo posso anche liquefare portandolo a bassa temperatura e ottenere gnl.

 

Ma oggi non è più necessario bruciarlo, posso scinderlo con un sistema elettrolitico. Produco energia senza bruciare nulla! Scissione molecolare. Assolutamente innocua.

 

E per giunta, siccome si tratta di un sistema “ordinato”, si produce più energia che bruciando. La combustione inquina sempre. Ma la scissione molecolare è molto meglio non solo perché ha ZERO emissioni ma anche perché produce più elettricità. La combustione disperde energia, proprio perché il fuoco è un fenomeno caotico (e il prodotto del caos poi finisce nei nostri polmoni). Inoltre per produrre elettricità devo trasformare il calore in moto per azionare un generatore meccanico, e in questo passaggio si perde energia. Scindere e produrre energia direttamente da questo processo, è quindi è meglio: rende di più. E risparmi pure sulla sanità perché l’aria non è inquinata e i nostri polmoni gioiscono come bambini il giorno di Natale. E questo è il secondo risparmio collaterale.

 

Macchine che scindono il gas e producono energia esistono da tempo ma erano enormi. Ora le producono grandi come una lavatrice. Dopodomani le faranno tanto piccole da entrare nel vano motore di un’auto; produrremo energia elettrica scindendo le molecole di gas nel cofano dell’auto e alimentando così un motore elettrico. E risolviamo anche il problema delle ricariche veloci.

 

Ci serve un sacco di biogas

 

Ma a questo punto nasce un problema: ci servirà molto, molto, gas. Ma si mormora che qualcuno, ancora una volta degli italiani, abbiano trovato il modo di aumentare la produzione di gas in modo esagerato. Prima di far mangiare le schifezze immonde ai batteri anaerobici che produco il biogas scoreggiando, ci fanno pascolare su altri batteri scoreggioni ma diversi; e questi producono idrogeno! Che può essere bruciato senza rilascio di inquinanti (esce acqua che puoi bere) ma può anche diventare biogas da scindere, mischiandolo con l’anidride carbonica.

 

Infine, il materiale di scarto della produzione del biogas, defecato dai batteri, è un fantastico concime capace di moltiplicare la percentuale di humus dei terreni agricoli impoveriti da decenni di agricoltura intensiva chimica. Le aziende agricole autoproducono il loro concime, il terreno migliora, i raccolti aumentano e sono pure necessari meno fitofarmaci, quindi  noi mangiamo cibo migliore, più naturale. Infine il terreno trattato con digestato da biogas non ha necessità di essere arato in profondità e si ottiene così un notevole aumento dell’anidride carbonica che resta sottoterra; e quindi quest’agricoltura è un potente mezzo per contrastare l’inquinamento dell’atmosfera. Si è calcolato che se questo sistema agricolo si diffondesse potremmo addirittura azzerare l’aumento dell’anidride carbonica.

 

Beh ho fatto un riassunto brutale, mi scuso con gli esperti, ma credo di aver dato l’idea.

 

L’esempio del biogas dimostra che le tecnologie ecologiche possono superare in convenienza economica immediata i combustibili fossili solo se si utilizzano in modo sistemico, olistico, globale. Non funziona se costruisci solo un pezzetto del sistema devi completarlo fino all’ultimo tassello; solo allora ottieni l’effetto “massa critica” e il salto di qualità di efficienza e convenienza.

 

Il salto quantico

 

Ecco: ci siamo! Sta per succedere, fra poco assisteremo a un CLICK del sistema. Un salto quantico.

 

Certamente nei prossimi anni altre innovazioni si connetteranno al sistema così come il mondo delle app si è integrato nel sistema smartphone, ne ha tratto vantaggio e ha ricambiato diventando a sua volta un moltiplicatore del successo.

 

Cioè esiste un “prima che la ferrovia arrivasse in California” e un “dopo che la ferrovia è arrivata”. Quando c’è la ferrovia il numero di viaggiatori e merci che la usano cresce di giorno in giorno.

 

Quindi non passare le notti in bianco tremando per il terrore climatico.

 

Cerca invece come puoi approfittare di questa rivoluzione energetica. Oggi almeno mezzo milione di famiglie italiane non pagano in tutto o in parte la corrente elettrica che consumano.

 

Domani molte più famiglie taglieranno del 60% i loro consumi di acqua e calore, carburante per l’auto e manutenzione. Sarà una specie di “reddito energetico”. E sono convinto che quando la gente si produce l’energia che consuma diventa anche più cosciente del potere che deriva da un uso fruttuoso delle nuove tecnologie.
Insomma una cosa buona.

 

Lo vuoi il reddito energetico?

 

Informati!

 

Indice molto succinto dei settori di punta della seconda rivoluzione energetica

 

Possiamo sostituire la plastica con le bioplastiche ricavate dagli scarti alimentari e agricoli.
Possiamo liberare le strade da migliaia di camion inquinanti facendo viaggiare i container per mare.
Possiamo moltiplicare la merce che viaggia sulle ferrovie attrezzando punti di carico e scarico lungo tutta la linea ferroviaria adottando vagoni che possono trasbordare i camion direttamente su una strada che sia entro pochi metri dal vagone stesso (il pianale del vagone merci bascula lateralmente e scarica la motrice e il container).
Possiamo tagliare i costi del riscaldamento e del raffrescamento isolando meglio le case.
Possiamo assorbire l’anidride carbonica che sta distruggendo l’equilibrio climatico con nuovi sistemi agricoli più sani e convenienti.
Possiamo ricavare calore ed energia dal sole, dal vento, dai fiumi, dal mare e sfruttando il calore della terra tramite la tecnologia delle pompe di calore ormai giunta anch’essa alla produzione su vasta scala.
In particolare l’energia prodotta dall’incessante movimento delle maree e delle onde dovrebbe crescere parecchio perché al momento è molto poco impiegata. Le tecnologie ci sono e sono da tempo sperimentate con successo ma il mare evidentemente fa paura più del sole.
Possiamo produrre biogas per i mezzi di trasporto dagli scarti agricoli.
Possiamo convertire i mezzi di trasporto a benzina e diesel in elettrici. Possiamo alimentare con il gas liquido (gnl) tutti i grandi diesel (camion, trattori, navi).
Possiamo sviluppare i sistemi di cooperazione tra cittadini che costruiscono sistemi di teleriscaldamento, trigenerazione, basati su fonti rinnovabili. Queste cooperative energetiche diffuse rappresentano un enorme risparmio di scala: l’energia elettrica viaggiando lungo le linee dell’alta tensione per centinaia di chilometri, soffre di una notevole dispersione; cioè parte della corrente si perde lungo la strada. Quindi i piccoli impianti che riforniscono i consumatori del vicinato sono particolarmente vantaggiosi per i produttori locali e per la rete nel suo complesso. I cittadini che producono la propria energia e rivendono le eccedenze, possono ridurre l’inquinamento e contemporaneamente avere in reddito energetico.
Possiamo ridurre drasticamente l’inquinamento delle grandi città che fa 70mila morti all’anno, tagliare i costi energetici, rilanciare l’economia, creare nuovi posti di lavoro.

 

Le soluzioni per risparmiare denaro e non danneggiare la natura ci sono già.

 

Jacopo Fo

 

 

Photo: DarkmoonArt_de

 

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