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ISSUE 315

Guardare video online produce la stessa anidride carbonica di tutta la Spagna

YouTube e i video porno inquinano. E molto. Lo rivela uno studio francese

peopleforplanet.it

Guardare video online produce la stessa anidride carbonica di tutta la Spagna

Ogni anno la visione di video on line inquina quanto la Spagna. L’energia consumata annualmente guardando video (dagli spot di YouTube ai film in streaming) genera 306 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente della quantità di gas serra del Paese spagnolo, che da solo produce l’1% delle emissioni globali.

 

Di queste emissioni, più del 35% è generata dalla visione di video on demand: 100 MtCO2, quanto le emissioni che produce all’anno il Cile. Altri 80 MtCO2, invece, sono generati dalla visione dei video porno, che da soli rappresentano il 27% del traffico globale di dati video (e ogni anno consumano quanto tutte le famiglie francesi, pesando dello 0.2% sulle emissioni globali di anidride carbonica).

 

I paragoni, tutt’altro che casuali, oltre a fare sorridere aiutano ad avere un’idea più concreta dei consumi legati a internet.  Ne sono convinti gli attivisti del think tank francese The Shift Project, che con il progetto “CLIMATE CRISIS: THE UNSUSTAINABLE USE OF ONLINE VIDEO” (qui il report integrale) hanno deciso di perseguire un obiettivo ben preciso: diffondere uno stile di vita improntato sulla ‘moderazione digitale’.

 

Considerato che fra le tecnologie digitali (che coprono il 4% delle emissioni globali) i video pesano per l’80% del traffico dati mondiale, i membri di The Shift Project promuovono le ‘buone abitudini digitali’, piccoli gesti quotidiani che ciascuno può fare per ridurre l’impatto climatico: dal preferire i video in bassa definizione, all’eliminare l’avvio degli ‘autoplay’ dal proprio computer.

 

La ricerca di The Shift Project ha analizzato l’impatto delle quattro principali categorie di video offerti online – i video on demand, YouTube, pornografia, e contenuti social – rilevando innanzitutto un costante aumento di consumo annuale su scala globale pari a +9%. Dallo studio sono emersi dati interessanti, suscettibili di più di una riflessione circa il mondo dei video: basti pensare che un filmato di 10 ore contiene più dati dell’intero archivio testuale di Wikipedia.

 

I membri di The Shift Project non si limitano a fare ricerca.  I giovani francesi hanno realizzato Carbonalyser, un componente aggiuntivo da installare sul pc e compatibile con Firefox che consente di visualizzare il consumo di elettricità e le emissioni di gas serra derivate dalla navigazione in rete. Uno strumento utile a monitorare le nostre abitudini digitali e a capire come queste influiscano sui cambiamenti climatici in corso. Per ridurre il peso (e quindi le emissioni) dei video, basta inoltre scaricare il software Handbrake, che aiuta a comprimere i video senza perderne la qualità. Piccoli gesti che aiutano la salvaguardia del Pianeta.

 

Dietro attività quotidiane e apparentemente innocenti si nascondono consumi notevoli. Inviare una mail da 1 MB, ad esempio, è come tenere accesa una lampadina per 2 ore. Sì, anche se si tratta di una mail inoltrata al collega vicino di scrivania. Indipendentemente dalla destinazione, ogni mail è in grado di viaggiare migliaia di chilometri grazie ai provider, vere e proprie torri di computer, che giorno e notte, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno, consumano energia e necessitano di continue operazioni di raffreddamento, responsabili, a loro volta, di altri consumi di energia.

 

La soluzione quindi sarebbe eliminare la tecnologia dalla nostra vita? Niente affatto. Basta un po’ di sobrietà in più. Ne è convinto Maxime Efoui-Hess, uno degli autori di “CLIMATE CRISIS: THE UNSUSTAINABLE USE OF ONLINE VIDEO” nonché socio fondatore del progetto: «Essere sobri come società significa anche reinventare i nostri usi in modo che rispettino i vincoli legati al clima. Questo rapporto mostra che possa essere una sfida stimolante».

 

Stela Xhunga

 

 

Photo: photographybymarty

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