La Newsletter di ESO
ISSUE 315

L’articolata posizione di Confagricoltura sul fotovoltaico, perché l’ambiente è di tutti, non solo degli agricoltori

Il direttore di Confagricoltura Rovigo espone il “Position paper” dell’associazione varato lo scorso dicembre 2020 sul tema degli impianti fotovoltaici

rovigooggi.it

L’articolata posizione di Confagricoltura sul fotovoltaico, perché l’ambiente è di tutti, non solo degli agricoltori

I ragazzi che manifestavano per il clima in nome di Greta Thunberg, l’impegno alla decarbonizzazione dell’energia, i vari protocolli siglati dai Paesi per la riduzione degli inquinanti in atmosfera, ce li siamo dimenticati?

 

L’associazione degli agricoltori di Confagricoltura sicuramente no, tanto che ha prodotto un documento lo scorso 9 dicembre 2020 relativo a come possa essere sviluppato il fotovoltaico.

 

“Un elemento di assoluto interesse è la scelta che i governi europei hanno fatto di aderire a un percorso di diminuzione di emissioni gas climalteranti del 55% entro il 2030, decidendo di fatto di aumentare l’uso di consumi elettrici dal 55 al 65%” sottolinea il direttore di Confagricoltura Rovigo Massimo Chiarelli. “Pertanto le fonti rinnovabili elettriche dovranno coprire il 70% dell’energia prodotta. Per l’Italia si stima un incremento di 44.000 MW rispetto ai 20.865 MW installati a fine 2019.

 

C’è quindi un percorso – aggiunge Chiarelli - che verrà finanziato anche tramite Next Generation UE, di incremento enorme di produzione da fonti rinnovabili dove il fotovoltaico assume un ruolo di enorme portata visto che è possibile sviluppare l’eolico solo in alcune località e l’idroelettrico dove esiste naturalmente un salto d’acqua sufficiente”.

 

Il Position paper di Confagricoltura del 9 dicembre 2020 sull’argomento fotovoltaico è il seguente:


1. FV su edifici rurali;
 

2. FV a terra, distinguendo ancora quest’ultimi, in impianti:


• agrovoltaici (caratterizzati da una forte interazione tra la produzione agricola e quella energetica);
• campi fotovoltaici su terreni inidonei alla coltivazione.

1. Impianti FV su edifici rurali. Queste installazioni ad oggi non risultano essere convenienti senza un conto energia dedicato. Per accelerare lo sviluppo di impianti sui tetti di fabbricati/edifici rurali sarà necessario:


• stabilire un plafond di potenza specifico per fabbricati rurali strumentali;
• estendere la Tariffa onnicomprensiva agli impianti su edifici/fabbricati rurali di potenza fino a 500 KW;
• estendere il superbonus 110% per l’efficientamento di fabbricati rurali con installazione FV (estensione ai soggetti in reddito d’impresa oltre che alle persone fisiche);
• prevedere la compatibilità dell'incentivo/tariffa con lo scambio sul posto;
• prevedere un premio aggiuntivo alla tariffa per impianti FV integrati su stalle (premio coibentazione-riduzione emissioni);
• prevedere un premio aggiuntivo alla tariffa per impianti FV integrati su serre a controllo ambientale (idroponica/aeroponica/ecc.);
• prevedere una modifica del premio autoconsumo con allargamento ad utenze diverse da quelle dell’edificio su cui è realizzato l’impianto;
• favorire la realizzazione di comunità per l’energia rinnovabile con impianti realizzati in aziende agricole sia in bassa che in media tensione;
• accesso ai benefici del Credito 4.0 (L.160/2020 art.1, c. 184-197) per FV realizzati da imprese agricole;
• innalzare la % di detrazione fiscale per l’installazione di impianti su fabbricati rurali strumentali (dal 50% all’85%).

 

2. FV da impianti a terra. L’occupazione di suolo agricolo è sicuramente l’aspetto più delicato dello sviluppo del fotovoltaico in relazione al raggiungimento degli obiettivi del PNIEC al 2030. La crescita attesa del FV al 2030, potrebbe richiedere infatti anche l’uso di superfici agricole, fermo restando la necessità di individuare soluzioni tecnologiche in grado di garantire la compatibilità, laddove possibile, tra la produzione agricola e la produzione energetica, la salvaguardia del territorio e del paesaggio. Secondo alcune stime per raggiungere tali obiettivi occorrerà comunque prevedere un utilizzo di superficie agricola stimabile in 30 mila 40 mila ettari. Fermo restando lo sviluppo dell’agrovoltaico in cui viene combinata l’attività agricola con l’attività energetica, su cui occorrerà concentrare prioritariamente l’attenzione e che comunque potrà contribuire in parte al raggiungimento degli obiettivi, occorre valutare anche la possibilità e l’opportunità di sviluppare campi fotovoltaici su terreni agricoli non idonei alla coltivazione. Certamente non è immaginabile prevedere, su scala nazionale, un divieto di realizzazione di impianti FV a terra su terreni agricoli (ampliando quanto previsto oggi per gli impianti FV incentivati). D’altra parte, l’eventuale ulteriore sviluppo del FV a terra, deve essere accompagnato da una corretta pianificazione a livello territoriale e regionale, per evitare che si vada a gravare troppo su alcune aree, e tenendo conto dell’obiettivo di autosufficienza energetica dei territori e ancor di più dei distretti produttivi; pianificazione che deve necessariamente preservare l’attività agricola che è anche legata all’ospitalità, al turismo, alla tutela della biodiversità.

 

In relazione alla normativa vigente sul FV a terra in aree agricole e tenuto conto della necessità di mantenere produttivi i terreni, o meglio incrementarne la fertilità, o comunque di garantire il proseguo o l’avvio di un’attività agricola/di allevamento o di miglioramento della biodiversità, si ritiene che l’ulteriore sviluppo del FV a terra possa essere ricondotto alle seguenti ipotesi:


1 Agrovoltaico su terreni produttivi (o comunque suscettibili di essere recuperati all’attività agropastorale);


2 Campi fotovoltaici su terreni inidonei alla coltivazione.

 

2.1 Agrovoltaico. Rientrano in questa tipologia 1, quelle soluzioni impiantistiche poco invasive del suolo e che massimizzano la conduzione di un’attività agricola. Sono un esempio gli impianti recentemente realizzati all’interno di vigneti con soluzioni che ben si sposano con l’attività agricola o che, addirittura, possano favorirla. Sono investimenti che possono effettuati direttamente dalle imprese agricole. In alternativa possono essere gestiti in uno specifico progetto agricolo ed energetico che prevede il coinvolgimento dell’impresa agricola anche in partecipazione con soggetti terzi o direttamente realizzati da soggetti terzi. La titolarità dell’impianto quindi non deve necessariamente essere dell’agricoltore che dovrà però contrattualizzare diritti/impegni con il produttore elettrico/altri soggetti.

 

Caratteristiche cui deve rispondere un impianto FV all’interno di un progetto agrovoltaico:

• progettazione legata alla specificità dell'area in cui viene realizzato l'intervento. È importante l’integrazione dell'impianto nel contesto rurale e di paesaggio, come peraltro disposto dalle norme vigenti;  adozione di criteri progettuali volti non tanto ad una riduzione delle superfici occupate quanto al miglior utilizzo delle superfici coinvolte dallo sviluppo dell’impianto (es. scelta di impegnare maggiori superfici proprio per garantire il proseguo o l’avvio dell’attività agricola);
• integrare il quadro di prescrizioni a tutela delle aree agricole così da garantire che le soluzioni tecnologiche e di installazione vengano scelte tenendo conto della necessità di salvaguardare il suolo e garantire, quanto più possibile, l’uso agricolo delle superfici coinvolte (impianti monoassiali con inseguimento di rollio, ampiezza minima interfila, ecc.) scongiurando il consumo di suolo fertile;
• prevedere come elemento premiante la rimessa in produzione di aree considerate marginali o comunque a basso reddito o a scarsa vocazione agricola.

 

Tali tipologie di progetti, potrebbero essere sostenuti anche da un incentivo alla produzione fotovoltaica, per compensare la minor redditività di tali impianti fotovoltaici, che non sempre consentono la bancabilità degli investimenti. L’agrovoltaico può essere sviluppato prioritariamente nelle aree marginali agricole, o a rischio di abbandono, a causa di scarsa redditività, ecc. ma può essere anche una occasione di sviluppo ed integrazione dell’attività agricola con l’attività energetica anche nelle aree produttive, tenendo conto delle caratteristiche del territorio, sociali, industriali, urbanistiche, paesaggistiche e morfologiche, con particolare riferimento all'assetto idrogeologico ed alle vigenti pianificazioni. In pratica nel rispetto di quanto già indicato nelle linee guida del DM 10.09.2010 che prevede che le regioni individuino, in tempi congrui, le aree non idonee, sulla base dei criteri ben definiti dalle linee guida (terreni agricoli in zone caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità - produzioni biologiche, produzioni D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G., produzioni tradizionali - e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale). L’agrovoltaico potrebbe essere anche l’occasione per favorire l’inclusione del FV nelle aree protette, tenendo presente che le linee guida del 2010 del Mise stabiliscono che le Regioni possono vietarne l’installazione.

 

2.2 Campi fotovoltaici. Per quanto riguarda invece i campi fotovoltaici, questi sono da ricondurre in prima battuta alle aree agricole degradate, abbandonate o comunque alle aree dichiarate inidonee alla produzione sulle quali si potrebbero pertanto sviluppare iniziative totalmente focalizzate sulla produzione di energia e per i quali potranno essere previsti requisiti e soluzioni progettuali differenti rispetto a quanto sopra indicato. Questi impianti potranno essere sviluppati in maniera disgiunta dall’attività agricola tenuto conto dei terreni coinvolti non destinati ad attività produttiva.

 

Photo:  Michael Schwarzenberger

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