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ISSUE 376

Greenwashing e obsolescenza programmata, basta trucchi: nuove norme europee in dirittura d’arrivo

Martedì 19 settembre il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio su nuove regole per vietare le pubblicità ingannevoli e fornire ai consumatori migliori informazioni sui prodotti

economiacircolare.com

Greenwashing e obsolescenza programmata, basta trucchi: nuove norme europee in dirittura d’arrivo

Si annunciano tempi più difficili per i professionisti del greenwashing. Salvo sorprese dell’ultim’ora, tra poco più di due anni sarà vietato vendere un prodotto con su scritto “neutro per il clima”, oppure indicato come “rispettoso dell’ambiente” senza addurre prove che lo dimostrano. Sarà vietato pubblicizzare prodotti con un’obsolescenza programmata, resi cioè inutilizzabili dal produttore in fase di progetto e non dal fatto di non funzionare più. Non si potranno più usare etichette di sostenibilità inventate dal marketing e prive del retroterra di una certificazione. Tutto questo grazie alla direttiva “Empowering consumers for the green transition” (Responsabilizzare i consumatori per la transizione verde) il cui iter ha compiuto un passo essenziale martedì 19 settembre: gli sherpa del Parlamento e del Consiglio hanno infatti raggiunto un accordo provvisorio che, per diventare legge, dovrà ottenere l’approvazione finale del Parlamento e del Consiglio (ma l’accordo provvisorio serve proprio ad evitare sorprese). L’Europarlamento voterà a novembre, e quando la direttiva entrerà in vigore, gli Stati membri avranno 24 mesi per incorporare le nuove regole nella loro legislazione.

 

La direttiva “Empowering consumers for the green transition” 

 

La proposta di direttiva è stata presentata dalla Commissione europea il 30 marzo 2022. Obiettivo: “Aggiornare le norme dell’UE in materia di tutela dei consumatori per consentire loro di agire a favore della transizione verde”. Per farlo vengono modificate due direttive:

 

  • la direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali;

  • la direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori.

 

La proposta è una delle iniziative del Green Deal europeo previste dalla Nuova agenda dei consumatori e dal Piano d’azione per l’economia circolare. La responsabilizzazione dei consumatori, per farne protagonisti della transizione ecologica, “deve essere raggiunto attraverso una migliore partecipazione dei all’economia circolare – spiega la Commissione – in particolare fornendo ai consumatori migliori informazioni sulla durata e sulla riparabilità di alcuni prodotti prima della stipula del contratto e rafforzando la protezione dei consumatori contro le pratiche commerciali sleali che impediscono gli acquisti sostenibili”.

 

Per pratiche sleali si intendono:

 

  • Il greenwashing, cioè affermazioni ambientali ingannevoli;

  • L’obsolescenza precoce, cioè guasti prematuri dei prodotti frutto di scelte deliberate dei produttori;

  • L’uso di etichette di sostenibilità e strumenti informativi inaffidabili e poco trasparenti.

 

Viene ampliato l’elenco delle caratteristiche del prodotto sulle quali non si può indurre in errore i consumatori, “includendovi l’impatto ambientale o sociale, nonché la durata e la riparabilità”.

 

Vediamo le principali novità che Commissione, Consiglio e Parlamento Ue hanno introdotto.

 

I nuovi ostacoli al Greenwashing

 

Cosa sarà vietato, se, come appare probabile, la norma verrà approvata da Consiglio e Parlamento?

 

I divieti contro il greenwashing:

 

  • Stop a indicazioni ambientali generiche che non siano accompagnate da prove di prestazioni ambientali “eccellenti e riconosciute” pertinenti all’indicazione. Niente più detersivi “rispettosi dell’ambiente”, imballaggi “naturali”, piatti “biodegradabili”, scarpe “eco” o “neutrali per il clima”, a meno che queste affermazioni non siano corroborate da prove scientifiche;

  • La compensazione delle emissioni di carbonio non potrà più essere usata per affermare che un prodotto ha un “impatto zero” o ridotto o positivo sull’ambiente;

  • Stop alle etichette di sostenibilità che non siamo fondate “su schemi di certificazione approvati o stabiliti da autorità pubbliche”.

 

E quelli per maggiore trasparenza sulla durabilità:

 

  • Saranno vietate le pubblicità di beni con obsolescenza programmata (progettati, cioè, per invecchiare precocemente);

  • Non si potrà indicare, senza poterlo dimostrare, che un bene avrà una certa durata;

  • Vietato invitare il consumatore a sostituire i materiali di consumo, come le cartucce d’inchiostro della stampante, prima di quanto sia strettamente necessario;

  • Vietato presentare come necessari gli aggiornamenti del software. Anche se questi aggiornamenti si limitano a migliorare le funzionalità;

  • Attenzione alle indicazioni sulla riparabilità: anche questa dovrà essere dimostrata.

  • Nuova etichetta armonizzata per evidenziare i prodotti con garanzia estesa. Per rendere più visibili le informazioni sulla garanzia, inoltre, arriverà una nuova etichetta per i prodotti che godono di un’estensione gratuita del periodo di garanzia.

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