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ISSUE 377

Microplastiche, l’Ue introduce restrizioni su detergenti e cosmetici. Quel che c’è da sapere su divieti ed esenzioni

economiacircolare.com

Microplastiche, l’Ue introduce restrizioni su detergenti e cosmetici. Quel che c’è da sapere su divieti ed esenzioni

Dal 15 ottobre entra in vigore la nuova normativa europea sulle microplastiche. La Commissione ha introdotto una serie di restrizioni sui prodotti che aggiungono intenzionalmente le microplastiche. Disciplinando un settore che vale 19 miliardi di euro nei prossimi 20 anni.

 

La data sul calendario è di quelle da cerchiare in rosso: dal 15 ottobre entra in vigore la nuova normativa Ue sulle microplastiche. Più precisamente il 25 settembre scorso la Commissione europea ha adottato una serie di restrizioni che limitano le microplastiche aggiunte intenzionalmente ai prodotti ai sensi della normativa sulle sostanze chimiche REACH. Più precisamente le nuove norme vietano la vendita di microplastiche in quanto tali e di prodotti ai quali sono state aggiunte intenzionalmente microplastiche e che rilasciano tali microplastiche quando vengono utilizzati. Per intenderci le limitazioni riguarderanno prodotti diffusissimi come cosmetici, detergenti e materiali di riempimento per superfici sportive artificiali.

 

Le prime misure, come il divieto di glitter sfusi e microsfere, entreranno in vigore tra dieci giorni.  In altri casi, il divieto di vendita si applicherà dopo un periodo più lungo per dare alle parti interessate il tempo di sviluppare e passare ad alternative sostenibili: una deroga è infatti prevista per i prodotti utilizzati in siti industriali o che non rilasciano microplastiche durante l’uso, ma i produttori dovranno fornire istruzioni su come utilizzare e smaltire il prodotto per prevenire le emissioni di microplastiche e comunicare ogni anno le emissioni stimate di microplastiche.

 

Si tratta di un provvedimento molto atteso, di cui si discute da anni e che ha avuto un’accelerazione ad agosto 2022, quando la Commissione Eu ha elaborato una proposta di restrizione sulla base delle prove e delle raccomandazioni dell’ECHA (l’Agenzia europea per le sostanze chimiche) e dei suoi comitati scientifici. Il progetto di proposta è stato poi discusso con gli Stati membri e ha superato sia l’esame del Parlamento che quello del Consiglio, prima di essere adottato dalla Commissione il 25 settembre 2023.

 

Si stima che i costi per tutte le parti interessate –  industria, società sportive, Comuni – raggiungeranno i 19 miliardi di euro nei prossimi 20 anni. Il comitato per l’analisi socioeconomica dell’ECHA ha concluso che i costi socio economici previsti di questa restrizione sono proporzionati ai benefici ambientali in termini di emissioni evitate di microplastiche nell’ambiente.

 

Il ruolo della Commissione nella lotta alle microplastiche

 

Dato il notevole interesse economico e la potenza dell’industria coinvolta dal provvedimento,  non sorprende che negli ultimi due anni la Commissione abbia passato molto tempo a rispondere alle numerose domande delle parti interessate e degli Stati membri, per spiegare le prossime norme e contribuire alla loro attuazione e applicazione. Insieme all’adozione del provvedimento, lo scorso 25 settembre la Commissione ha spiegato di voler raccogliere tali risposte in un documento informale di domande e risposte che sarà reso disponibile sul sito web della Commissione poco dopo l’entrata in vigore delle nuove norme, vale a dire prima della fine del 2023.

 

“La Commissione – si legge nel lancio dell’iniziativa – è impegnata a combattere l’inquinamento da microplastiche, come affermato nel Green Deal europeo e nel nuovo piano d’azione per l’economia circolare. Nel Piano d’azione Zero Pollution, la Commissione ha fissato l’obiettivo di ridurre l’inquinamento da microplastiche del 30% entro il 2030. Nell’ambito di questi sforzi, la Commissione sta lavorando per ridurre l’inquinamento da microplastiche proveniente da diverse fonti: rifiuti e rifiuti di plastica, rilasci accidentali e involontari (ad esempio perdita di pellet di plastica, degrado degli pneumatici o rilascio dagli indumenti), nonché usi intenzionali nei prodotti”.

 

Come spesso accade, la Commissione ha voluto anche una consulenza scientifica, affidandosi all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), la quale “ha concluso che le microplastiche aggiunte intenzionalmente a determinati prodotti vengono rilasciate nell’ambiente in modo incontrollato e ha raccomandato di limitarle”. Sulla base delle prove fornite dall’ECHA, la Commissione ha poi elaborato la propria proposta. Si stima che ogni anno nell’Unione europea vengano rilasciate 42mila tonnellate di microplastiche aggiunte intenzionalmente ai prodotti. Le nuove norme dovrebbero impedire il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche.

 

Divieti e deleghe sulle microplastiche

 

La restrizione adottata dalla Commissione europea utilizza un’ampia definizione di microplastica: copre tutte le particelle di polimeri sintetici inferiori a cinque millimetri che sono organiche, insolubili e resistono alla degradazione. Lo scopo è ridurre le emissioni intenzionali di microplastiche dal maggior numero possibile di prodotti.

 

Ma quali sono nello specifico i prodotti colpiti dalle restrizioni comunitarie? Ecco alcuni esempi:

 

  • il materiale di riempimento granulare utilizzato sulle superfici sportive artificiali – la più grande fonte di microplastiche intenzionali nell’ambiente;

  • cosmetici, in cui la microplastica viene utilizzata per molteplici scopi, come l’esfoliazione (microsfere) o l’ottenimento di una consistenza, fragranza o colore specifici;

  • detersivi, ammorbidenti, glitter, fertilizzanti, prodotti fitosanitari, giocattoli, medicinali e dispositivi medici, solo per citarne alcuni.

 

Sono invece esclusi dal divieto di vendita (e dunque si può continuare a commercializzarli) i seguenti prodotti:

 

  • prodotti che contengono microplastiche ma non le rilasciano o il loro rilascio può essere ridotto al minimo, come ad esempio i materiali di costruzione;

  • prodotti utilizzati nei siti industriali;

  • prodotti già regolamentati da altre normative UE, ad esempio medicinali, alimenti e mangimi

  • prodotti in cui le microplastiche non sono state aggiunte di proposito ma sono presenti involontariamente, ad esempio i fanghi e il compost non rientrano nell’ambito della restrizione.

 

Microplastiche tra le nuvole

 

Più volte a EconomiaCircolare.com abbiamo trattato il tema delle microplastiche, raccontando quanto sono pervasive e quanto ciò sia un rischio per ogni essere vivente sul pianeta. Una volta nell’ambiente, infatti, le microplastiche non si biodegradano e non possono essere rimosse. Si accumulano negli animali, compresi pesci e molluschi, e di conseguenza vengono consumati anche come cibo dall’uomo. Microplastiche sono state trovate negli ecosistemi marini, d’acqua dolce e terrestri, nonché nel cibo e nell’acqua potabile. Sono praticamente ovunque. Ma non avremmo mai pensato che potessero arrivare fino alle nuvole.

 

Eppure è ciò che ha accertato uno studio realizzato da un team di scienziate e scienziati giapponesi guidato da Hiroshi Okochi, professore dell’università di Waseda, e pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Chemistry Letters. La ricerca “Airborne hydrophilic microplastics in cloud water at high altitudes and their role in cloud formation” ha rilevato la presenza di particelle di plastica sulle vette dei monti Fuji e Oyama.

 

“Qui abbiamo analizzato le microplastiche nell’acqua delle nuvole campionata sulle cime delle montagne del Giappone a 1300–3776 m di altitudine” spiegano dall’università di Waseda, aggiungendo di aver rilevato ben nove microplastiche con concentrazioni medie comprese tra 6,7 ​​e 13,9 pezzi per litro. Ma è la conclusione dell’equipe scientifica a preoccupare maggiormente. “I nostri risultati suggeriscono che le nubi di microplastiche ad alta quota influenzano la formazione delle nubi e, a loro volta, potrebbero modificare il clima”.

 

Segno che anche sulle microplastiche, così come si sta provando a fare col trattato globale sulla plastica, serve una legislazione, e dunque una volontà, globale.

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