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ISSUE 377

Papa Francesco mette all’angolo i negazionisti del cambiamento climatico

Pubblicata l’esortazione apostolica di Francesco Laudate Deum che specifica e completa l’enciclica del 2015: «non reagiamo abbastanza, siamo vicini al punto di rottura»

ilsole24ore.com

Papa Francesco mette all’angolo i negazionisti del cambiamento climatico

Francesco torna con forza sul tema ambientale: si tratta di un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana. Nel giorno dell’apertura del Sinodo sulla sinodalità il Papa rende nota la nuova esortazione apostolica “Laudate Deum”, un testo in continuità con la più ampia enciclica sulla “cura del creato” Laudato sì del 2015. Un documento in cui completa quanto già affermato nel precedente testo sulla “ecologia integrale” - che fu molto criticato dalla destra repubblicana in Usa - lancia un allarme e una chiamata alla corresponsabilità di fronte all’emergenza del cambiamento climatico, prima che sia troppo tardi, e senza affidarsi sempre al “paradigma tecnocratico”. E attacca senza sconti i negazionisti del cambiamento climatico.

 

L’esortazione guarda a Cop28

 

L’esortazione guarda in particolare alla COP28 che si terrà a Dubai tra fine novembre e inizi di dicembre. «La nostra preoccupazione per il cambiamento climatico va oltre un approccio meramente ecologico», perché «la nostra cura per l’altro e la nostra cura per la terra sono intimamente legate. Il cambiamento climatico è una delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare. Gli effetti del cambiamento climatico sono subiti dalle persone più vulnerabili, sia in patria che nel mondo».

 

«C’è chi nega quanto sta accadendo, si cerca di ridicolizzare chi lancia giusti allarmi»

 

Ma non manca chi nega che tutto questo stia accadendo. «Negli ultimi anni non sono mancate le persone che hanno cercato di minimizzare questa osservazione. Citano dati presumibilmente scientifici, come il fatto che il pianeta ha sempre avuto e avrà sempre periodi di raffreddamento e riscaldamento. Trascurano di menzionare un altro dato rilevante: quello a cui stiamo assistendo ora è un’insolita accelerazione del riscaldamento, con una velocità tale che basta una sola generazione – non secoli o millenni – per accorgersene. L’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai possono essere facilmente percepiti da una persona nell’arco della sua vita, e probabilmente tra pochi anni molte popolazioni dovranno spostare le loro case a causa di questi eventi».

 

Lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta

 

Ma va oltre: «Per porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale, si ricorre al fatto che si verificano di frequente anche freddi estremi. Si dimentica che questi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta. Siccità e alluvioni, prosciugamento di laghi e popolazioni spazzate via da maremoti o inondazioni hanno in fondo la stessa origine. D’altra parte, se parliamo di un fenomeno globale, non possiamo confonderlo con eventi transitori e mutevoli, che sono in gran parte spiegati da fattori locali».

 

I ricchi inquinano di più

 

Nel tentativo di semplificare la realtà – osserva Francesco – «non mancano coloro che incolpano i poveri di avere troppi figli e cercano di risolvere il problema mutilando le donne dei Paesi meno sviluppati. Come al solito, sembrerebbe che la colpa sia dei poveri. Ma la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?». Ricorda che spesso viene detto anche che gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico riducendo l’uso di combustibili fossili e sviluppando forme di energia più pulita porteranno a una riduzione dei posti di lavoro. «Ciò che sta accadendo è che milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico: l’innalzamento del livello del mare, la siccità e molti altri fenomeni che colpiscono il pianeta hanno lasciato parecchia gente alla deriva. D’altra parte, la transizione verso forme di energia rinnovabile, ben gestita, così come tutti gli sforzi per adattarsi ai danni del cambiamento climatico, sono in grado di generare innumerevoli posti di lavoro in diversi settori. Per questo è necessario che i politici e gli imprenditori se ne occupino subito».

 

Opinioni sprezzanti e irragionevoli anche all’interno della Chiesa cattolica

 

Scrive Bergoglio che «L’origine umana – “antropica” – del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio. La concentrazione dei gas serra nell’atmosfera... è rimasta stabile fino al XIX secolo... Negli ultimi cinquant’anni l’aumento ha subito una forte accelerazione». Allo stesso tempo la temperatura «è aumentata a una velocità inedita, senza precedenti negli ultimi duemila anni. In questo periodo la tendenza è stata di un riscaldamento di 0,15 gradi centigradi per decennio, il doppio rispetto agli ultimi 150 anni... A questo ritmo, solo tra dieci anni raggiungeremo il limite massimo globale auspicabile di 1,5 gradi centigradi». Con conseguente acidificazione dei mari e scioglimento dei ghiacci. La coincidenza fra questi eventi e la crescita di emissioni di gas serra «non può essere nascosta. La stragrande maggioranza degli studiosi del clima sostiene questa correlazione e solo una minima percentuale di essi tenta di negare tale evidenza». Purtroppo, aggiunge il Papa, «la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili». Ma il Papa ricorda anche un fatto: «Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica.

 

Puntare gli sforzi sulla Cop28 di Dubai

 

Serve quindi un grande sforzo di cooperazione e multilateralismo da parte degli Stati, e rivolge lo sguardo indietro osserva che tutte le conferenze sul clima, put animate da buoni propositi, hanno prodotto molto poco. Ora, guardando alla Cop28 di Dubai Francesco scrive che «dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico». Insomma, «non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta». E aggiunge che «la necessaria transizione verso energie pulite... abbandonando i combustibili fossili, non sta procedendo abbastanza velocemente. Di conseguenza, ciò che si sta facendo rischia di essere interpretato solo come un gioco per distrarre». Non si può cercare soltanto un rimedio tecnico ai problemi, «corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare... mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare». Il Papa sollecita i responsabili di finirla con la «irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti».

 

Emissioni pro capite in Usa circa il doppio di quelle di un abitante della Cina

 

In definitiva quello che conta è ricordare che «non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, senza una maturazione del modo di vivere e delle convinzioni sociali, e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone». Gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, stanno creando una nuova cultura. Il semplice fatto di cambiare le abitudini personali, familiari e comunitarie contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società. Il Pontefice ricorda – e questo non è un passaggio destinato forse ad essere particolarmente analizzato nel suo significato - che «le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e circa sette volte maggiori rispetto alla media dei Paesi più poveri». E aggiunte «un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine. Così, con le indispensabili decisioni politiche, saremmo sulla strada della cura reciproca».

 

Carlo Marroni

 

 

Photo: Annett_Klingner 

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