La Newsletter di ESO
ISSUE 377

Politiche UE per una moda sostenibile. Le imprese sono pronte?

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Politiche UE per una moda sostenibile. Le imprese sono pronte?

A questa domanda, non certo facile, hanno risposto durante il dibattito svolto nell’ambito del Salone CSR mercoledì 4 ottobre 2023, Grazia Cerini (CEO e General Manager Centrocot), Barbara Cimmino (Head of CSR and Innovation Yamamay), Francesca Milani (Commercial Sustainability Manager ClimatePartner),Sara Santori (CEO e CSR  manager Conceria Nuvolari e Santori Pellami), Elena Schneider (Vicepresidente Slow Fiber)  introdotte e stimolate da Aurora Magni (Blumine).

 

In estrema sintesi, questa la riflessione condivisa dalle relatrici: la UE sta spingendo per trasformare quelle che ad oggi sono strategie volontarie in obblighi di legge e accelerare la transizione verso modelli di business e consumo più sostenibili. Un approccio già sviluppato in documenti istituzionali che investe circolarità, responsabilità del produttore, ecodesign, green claims, informazione al consumatore e che può preoccupare in particolare le PMI e le imprese artigiane per i nuovi impegni richiesti e la mancanza di indicazioni chiare su molti punti.

 

In realtà – hanno convenuto le relatrici- questo settore non parte da zero,  ma dal gran lavoro che le imprese hanno attivato e stanno svolgendo e tutto ciò rappresenta di fatto un avanzamento significativo nel percorso verso una moda più sostenibile.

 

Lo dimostrano le attività svolte ad ampio raggio tanto dai singoli brand come Yamamay che ha fatto dell’ecodesign e dell’impegno in campagne ambientaliste in particolare in difesa della biodiversità marina una pratica quotidiana, quanto dai sistemi della rappresentanza imprenditoriale (Cimmino).

 

Lo dimostrano le iniziative che anche piccole imprese attivano, spesso in collaborazione con università e start up per sviluppare prodotti e processi più sostenibili misurandone i risultati con criteri scientifici anche in comparti ambientalmente critici come la concia (Santori).

 

E’ proprio il tema della misurazione il punto di partenza e di arrivo dell azioni che l’industria tessile e della moda mette in campo, siano esse ambientali, come la storia dei sistemi di certificazione dimostra, o sociali come richiesto dalla stessa UE con le  Corporate Sustainability Due Diligence Directive, che disciplinano le responsabilità delle imprese sul tema della difesa dei diritti umani e dell’ambiente. Obiettivi a cui Centrocot lavora da anni fornendo alle imprese strumenti come il Responsible business ed il supporto concreto dei test di riciclabilità presso il laboratorio MultiLab (Cerini).

 

Si chiede in sostanza alle imprese della moda un’ulteriore crescita mediante assunzione di metodi di lavoro rigorosi e documentati. Per questo l’approccio scientifico fornito dal sistema della consulenza si qualifica oggi come un contributo importante nella misurazione e riduzione della carbon footprint di prodotti e imprese rispondendo all’impegno di lotta al greenwashing lanciato dalla UE (Milani).

 

Ma certamente tutto ciò sollecita una nuova visione del concetto stesso di filiera e l’attivazione di sinergie per il superamento del fast fashion e del consumo irresponsabile delle materie prime. Un concetto ben condiviso dalle 20 imprese che aderiscono a Slow Fiber (Schneider).

 

Quello lanciato in Bocconi è stato in conclusione un messaggio di consapevole ottimismo: bello che venga da donne.

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