La Newsletter di ESO
ISSUE 378

La crisi climatica cambierà il nostro modo di viaggiare

repubblica.it

La crisi climatica cambierà il nostro modo di viaggiare

Per Alessandra Priante, direttrice Europa dell'Agenzia Onu che si occupa di turismo "per la sostenibilità del settore è necessario programmare. La montagna farà in inverno quel che ora fa in estate e alcune destinazioni del Sud diventeranno appetibili in primavera".

 

In un futuro non troppo lontano si potrà ancora sciare sulle Alpi? E le spiagge del Sud Italia saranno impraticabili per il caldo in estate? Ondate di calore ed eventi estremi mettono a rischio un settore che vale il 13% del nostro Pil, ma nonostante gli studi e le previsioni dei ricercatori, né le associazioni di categoria, né il governo stanno elaborando piani di adattamento. Per Alessandra Priante, direttrice Europa dell'Untwo, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di turismo a livello globale, la risposta ai nuovi scenari c'è già: "La nostra posizione è chiara - afferma - intanto fa parte della nostra missione promuovere il turismo responsabile, accessibile e sostenibile. Poi, le sfide della crisi climatica vanno affrontate con una programmazione basata su dati scientifici".

 

Ma come si misura in modo scientifico la sostenibilità in ambito turistico?

 

"La necessità di disporre di dati statistici per monitorare la sostenibilità del turismo è evidente. Tuttavia, l'ambito di applicazione degli standard statistici internazionali esistenti si basa principalmente su dati economici, che non possono essere gli unici. Per questo motivo, nel 2016 i Paesi e le altre parti interessate hanno chiesto al Comitato per le statistiche dell'Unwto di avviare il programma Mst, Measuring tourism sustainability, che tiene conto di tutti gli indicatori degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. In altre parole, è un sistema per misurare non soltanto quanto ci si può arricchire dal turismo, ma in che modo questo contribuisce a raggiungere obiettivi come sconfiggere la povertà e la fame, promuovere salute e benessere e così via".

 

La realtà di Paesi diversi, in cui la crisi climatica colpisce in modo differente, può essere misurata con degli standard?

 

"L'obiettivo numerico è necessario perché ciascun Paese si impegni a raggiungerlo. Tuttavia gli standard vanno definiti a seconda della destinazione. Non si pensi a un numero assoluto, ma a una sintesi di tutti gli elementi della sostenibilità, declinabili per specificità della destinazione. Il Covid ci ha dimostrato che il turismo è resiliente, può perdere tanto e poi guadagnare moltissimo, ma perché sia tale nel lungo periodo deve esserci una programmazione precisa: ora, nel 2023, devo pensare a cosa vorrò fare nel 2027 e lo devo fare valutando le mie effettive possibilità. Se ho una casa di 50 metri quadri e penso di trasformarla per la ricettività non posso pensare di metterci dentro cento persone".

 

Questo esempio ci porta a uno dei maggiori problemi del settore, l'overtourism.

 

"Non credo esista l'overtourism, credo esista una cattiva gestione dei flussi e della ricettività. Se una località è troppo affollata vuol dire che non sto monitorando con sufficiente anticipo i flussi delle persone in arrivo, flussi che si possono prevedere con i big data, con osservazioni costanti e, ripeto, programmazione adeguata. Per prendere buone decisioni ci vogliono buoni dati, cioè buone serie storiche e buoni dati previsionali".

 

Per garantire la sostenibilità di alcune mete potrà diventare indispensabile il numero chiuso?

 

"Insisto sulla programmazione, che rende inutile il numero chiuso. Se ho un obiettivo sostenibile a livello economico, sociale e ambientale posso garantirmi una costante di profitto negli anni. Devo però abbandonare l'avidità per cui arraffo il più possibile nel momento, una logica che ha prevalso in questi ultimi anni. Anche qui, servono i dati che mi indichino di quante persone spalmate nel tempo ha bisogno il mio territorio per stare bene, che mi evidenzino i picchi e le provenienze. In base a questi devo valutare se offro posti letto sufficienti e quale sarà l'impatto ambientale. Se programmo, se anticipo i flussi, provo a dare alternative, faccio sconti per far cambiare date e mete e  formazione agli imprenditori, anche questo è sostanziale, perché capiscano che alla fine l'overtourism non paga. Perché la gente vuole conoscere posti autentici, esperienze umane e i giovani non perdonano sulla sostenibilità".

 

Ma se mancherà la neve o in Puglia farà troppo caldo in agosto?

 

"Si dovrà destagionalizzare. La montagna farà in inverno quel che ora fa in estate e alcune destinazioni del Sud diventeranno appetibili in primavera".

 

E cosa può fare il turismo per la mitigazione e l'adattamento al cambio climatico?

 

"Come Unwto abbiamo una vasta gamma di azioni in campo climatico, responsabilizziamo il settore insieme ad altre agenzie con il programma "One Planet", l'obiettivo è arrivare alla neutralità climatica nel settore turistico investendo in campi diversi, non soltanto in quello dei trasporti".

 

Cristina Nadotti

 

 

Photo: Ibrahim Rifath

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Rassegna del 27 Ottobre, 2023

19 di 24 della rassegna...

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