La Newsletter di ESO
ISSUE 429

Infrazioni, tirata d’orecchie per l’Italia su efficienza energetica e caldaie

La Commissione europea ha deciso di avviare due procedure di infrazione contro l'Italia inviando lettere di costituzione in mora. Il Belpaese è in ritardo su Case Grenn e sulle norme rafforzate in materia di efficienza energetica

rinnovabili.it

Infrazioni, tirata d’orecchie per l’Italia su efficienza energetica e caldaie

Due mesi di tempo per rispondere e completare il recepimento

 

Due nuove lettere di costituzione in mora sono arrivate al governo italiano da parte della Commissione europea. Il 21 novembre l’Esecutivo UE ha pubblicato il nuovo pacchetto di infrazioni, segnalando il Belpaese su due questioni energetiche essenziali. Si tratta del recepimento della Direttiva sull’efficienza energetica (EED) 2023/1791 e di quello della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD) 2024/1275, meglio nota come Case Green.

 

Non è una sorpresa, dal momento che il ritardo accumulato dall’Italia nel far proprie le norme europee del pacchetto “Fit for 55” è ormai cosa nota. Ma va sottolineato che il nostro Paese non è neppure il solo ad essere stato richiamato a livello comunitario, sebbene la compagnia in materia di Case Green sia abbastanza striminzita. Vediamo nel dettaglio i motivi per cui il Belpaese si è meritato una nuova tirata d’orecchie.

 

La Direttiva EPBD

 

Sul recepimento della direttiva Case Green, l’Italia arranca. Il provvedimento europeo è entrato in vigore ufficialmente il 28 maggio 2024, dando ai singoli Stati a disposizione 48 mesi di tempo per recepire le disposizioni nella legislazione nazionale.

 

La scadenza ultima per adeguare la normativa nazionale all’EPBD è fissata dunque al 29 maggio 2026, ma è previsto un primo termine per il 1° gennaio 2025 focalizzato esclusivamente sull’articolo 17, paragrafo 15 della direttiva. Il passaggio in questione riguarda lo stop obbligatorio per i Paesi UE all’incentivazione dell’installazione di caldaie a combustibile fossile autonome. Uno stop che l’Italia ha saltato, in compagnia di Ungheria ed Estonia.

 

Recita la direttiva:

 

Dal 1° gennaio 2025 gli Stati membri non offrono più incentivi finanziari per l’installazione di caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, ad eccezione di quelle selezionate per gli investimenti, prima del 2025, conformemente al regolamento (UE) 2021/241, all’articolo 7, paragrafo 1, lettera h), punto i), terzo trattino, del regolamento (UE) 2021/1058 e all’articolo 73 del regolamento (UE) 2021/2115 del Parlamento europeo e del Consiglio.

 

L’Esecutivo UE fa sapere che dopo aver esaminato le misure notificate e le spiegazioni fornite, risulterebbe che questi tre Stati membri non abbiano pienamente attuato né spiegato in modo esaustivo l’eliminazione graduale di tali incentivi entro la scadenza sopracitata. La Commissione ha inviato pertanto lettere di costituzione in mora a Estonia, Italia e Ungheria, “che dispongono ora di due mesi per rispondere e porre rimedio alle carenze sollevate dalla Commissione.”

 

La replica delle associazioni

 

Dura la battuta di ambientalisti e associazioni di settore alla notizia della nuova procedura d’infrazione aperta contro l’Italia. In una nota stampa congiunta ARSE, Coordinamento FREE, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, WWF Italia, hanno sottolineato come il Governo Meloni in questi mesi abbia dimostrato un atteggiamento di chiusura nei confronti del provvedimento. Provvedimento che, invece, “ha la capacità di mettere al centro innovazione e transizione energetica, un binomio che fa bene all’ambiente, al contrasto alla crisi climatica e che aiuta le famiglie e le imprese a risparmiare sui costi in bolletta”, scrivono le realtà.

 

“Inoltre, l’Esecutivo ha dimostrato anche una forte ostinazione nel voler proseguire nel finanziamento delle caldaie a gas, ancora presenti nel Conto Termico 2.0 ancora in vigore e che verrà sostituito dal Conto Termico 3.0 solo a dicembre, andando contro ben due direttive europee.“

 

La Direttiva sull’Efficienza Energetica

 

Sono invece 25 gli Stati membri che fanno compagnia all’Italia nella procedura d’infrazione in materia di direttiva sull’Efficienza Energetica. In questo caso l’11 ottobre è scaduto il termine ultimo per il recepimento delle disposizioni chiave della Direttiva, come ha ricordato Bruxelles.

 

“La Direttiva è stata adottata nel 2023 e gli Stati membri dovevano notificarne il recepimento entro l’11 ottobre 2025, ad eccezione di alcune disposizioni specifiche, come quella in materia di rendicontazione, che prevedevano scadenze specifiche.”

 

In questo caso il Governo ha dovuto ammettere di trovarsi in difficoltà pur conservando uno sguardo positivo: “Cerchiamo di sfruttare, sia noi che voi operatori, questo rallentamento come un’opportunità”, ha spiegato lo scorso mese Enrico Bonacci, membro della segreteria tecnica del dipartimento Energia del MASE.

 

Ricordiamo che il provvedimento stabilisce un obiettivo vincolante per raggiungere una riduzione complessiva nell’UE del consumo finale di energia dell’11,7% entro il 2030 (rispetto alle proiezioni del 2020). La direttiva impone inoltre ai Ventisette di garantire che il settore pubblico dia il buon esempio, riducendo il proprio consumo energetico finale dell’1,9% ogni anno (rispetto ai livelli del 2021) e ristrutturando almeno il 3% degli edifici pubblici ogni anno.

 

Anche in questo caso l’Esecutivo sta inviando lettere di costituzione in mora agli Stati membri. Ora hanno due mesi di tempo per rispondere, completare il recepimento e notificarlo alla Commissione.

 

Stefania Del Bianco

 

 

Photo: rinnovabili.it

 

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