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ilsole24ore.com
Scarpe e impatto ambientale: qualcosa sta cambiando anche ai piedi degli sportivi. Le ultimissime linee guida dell'industria calzaturiera – soprattutto quella che ha a che fare con lo sport - sono una produzione più sostenibile; la ricerca di nuovi materiali bio based in ottica di economia circolare e la durata e riparabilità dei prodotti.
Proprio dalla durabilità parte il senso di una rivoluzione che collima con nuove strategie di marketing.
Sulla strada della buona pratica di riparabilità – non banale per suole non in cuoio – si è incamminata Vibram che sta puntando su suole “aggiustabili”. «L'importante è rivolgersi sempre ai calzolai certificati Vibram – consiglia Marco Guazzoni, sustainability director dell'azienda -. Essendo lavorazioni tecniche, ci vuole sicuramente l'abilità, la formazione e l'esperienza di un calzolaio per realizzare la risuolatura».
Aiuta ad attutire l'impatto ambientale delle suole Vibram la nuova mescola N-Oil «che ha più del 90% di componenti bio based».
Ha abbracciato il trend anche Scarpa, che offre ai clienti servizi di riparatura e risuolatura. «Riteniamo che sia questo il modo più autentico per essere sostenibili: fare prodotti di qualità che durano e prolungarne il ciclo di vita quando possibile», afferma il presidente Sandro Parisotto.
L’azienda di Asolo - a monte - sta indagando sull'uso di materiali non fossili. Il che non è banale: «Nell'ambito della calzatura tecnica usare materiale riciclato che abbia le stesse performance e sicurezza dei prodotti realizzati con materiali tradizionali non è così semplice».
Intanto, però per la linea di prodotti telemark e di scialpinismo, Scarpa crede nella pianta di ricino che dà vita al Pebax Rnew: «Si tratta di un materiale ricavato proprio da questa pianta – continua Parisotto -, totalmente biologico e sostenibile, con un impatto ambientale decisamente inferiore rispetto alle plastiche tradizionali. Un materiale dinamico e resistente, che garantisce leggerezza e affidabilità per l'utilizzo in tutte le diverse condizioni d'uso».
Pelle o non pelle? Anche questo è un tema delicato legato alla sostenibilità che chiede di diminuire gli allevamenti intensivi. Così anche nel settore delle scarpe di svago si affaccia la rivoluzione vegana. È U.S. Polo Assn., brand statunitense della United States Polo Association (Uspa) a dimostrare che si possono calzare sneaker in simil pelle: come le Vega 141 la cui tomaia è rivestita da un materiale “wet pu”, risultato di speciali polimeri “waterborne”, preparati sostituendo i solventi chimici con l'acqua.
Il processo produttivo rende i polimeri idrofili (quindi solvibili in acqua), facendo sì che il tessuto diventi molto simile a una vera pelle.Ma poi, a fine vita dopo averle riparate e risuolate al meglio sarà importante poter riciclare le scarpe. I produttori lo sanno e iniziano a progettarle in ottica di Ecodesign e mono materiale.
È su questo tema che Salomon punta con la linea Index.01 frutto di tre anni di ricerca e sviluppo presso l'Annecy design center di Salomon nelle Alpi francesi.Utilizzando poliestere riciclato per la parte superiore e poliuretano termoplastico (Tpu) per l'unità inferiore, il team Salomon ha assicurato che entrambe le parti di Index.01 siano riciclabili.
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Alla fine dell'utilizzo della scarpa, la soletta riciclata viene rimossa in modo che l'unità superiore e quella inferiore possano essere separate per iniziare il processo di riciclaggio. Una volta separata, l'unità inferiore viene sminuzzata in minuscole palline e successivamente combinata con Tpu vergine che permette di realizzare scarponi da sci alpino Salomon e altri prodotti.
Non solo. La tomaia in poliestere può anche essere riutilizzata nella creazione di tessuti.E poi, anche gli appassionati di scorsa possono dare una seconda vita alle loro scarpe. Come? Conferendole al progetto benefico di esosport che raccoglie le scarpe e le “tritura”. Il granulato ottenuto poi dà vita ai tappeti per parchi giochi, piste di atletica e tappeti per le palestre di arrampicata.
M.Cristina Ceresa
Rassegna del 19 Marzo, 2021 |
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