La Newsletter di ESO
ISSUE 313

Tutti in pista, con la pandemia cresciute le ciclabili in Europa

Le strade riservate alle due ruote a pedali sono aumentata esponenzialmente, con grande soddisfazione di chi le utilizza. E vantaggi per il traffico, per la salute dei ciclisti e per l'effetto serra. I dati della Federazione Europea Ciclisti (Ecf)

repubblica.it

Tutti in pista, con la pandemia cresciute le ciclabili in Europa

Fra le trasformazioni portate dalla pandemia, una sembra destinata a rimanere anche quando il Covid-19 sarà un lontano ricordo: la bicicletta. Per la precisione, il moltiplicarsi di piste ciclabili nelle città di tutta Europa. Ampliate come alternativa all'uso dei mezzi pubblici, che espongono a un maggior rischio di contagio, e di quelli privati, che contribuiscono all'inquinamento, le strade riservate alle due ruote (e ai pedali, è il caso di specificare per differenziarli dalle moto) sono cresciute a un ritmo esponenziale e i primi sondaggi indicano piena soddisfazione da parte dell'opinione pubblica nell'utilizzarle. Con vantaggi per il traffico, per la salute dei ciclisti e per l'effetto serra.

 

Secondo dati della Federazione Europea Ciclisti (Ecf) pubblicati dal Guardian, le città del nostro continente hanno speso 1 miliardo di euro in misure a sostegno dei ciclisti nel corso del 2020, primo anno della sfida al coronavirus, creando complessivamente almeno 1000 chilometri di piste ciclabili, strade pedonali e iniziative per diminuire il traffico di auto. "La pandemia ha accelerato un processo che era già in corso", afferma Aleksandr Buczynski, presidente della Ecf. "E le città che hanno imboccato questa strada sono state generalmente accolte in modo positivo dalla popolazione". E a imboccare la strada della bici non sono stati soltanto i "soliti sospetti", come li chiama il quotidiano londinese, ovvero Olanda o Danimarca, ma anche paesi in passato poco reattivi a questo mezzo di trasporto pulito e sostenibile.

 

Gli esempi citati dal rapporto abbondano. A Barcellona, dove nell'estate dello scorso anno sono stati installati 20 chilometri di piste ciclabili, l'uso della bicicletta è aumentato del 10 per cento rispetto ai livelli pre-pandemia. A Milano il programma Strade Aperte, lanciato nell'aprile 2020 con la proposta di 30 chilometri corsie protette per i ciclisti, è stato raddoppiato e progetta di triplicare entro questa estate: la pista ciclabile di corso Buenos Aires è ora la più frequentata della città, usata da 10 mila ciclisti al giorno, un aumento del 122 per cento in pochi mesi.

 

A Parigi strade in passato dominate dalle auto sono ora piene di bici. Il ciclismo come metodo di trasporto è cresciuto del 70 per cento nella capitale francese, con un aumento particolare fra le donne: un recente sondaggio rileva che il 62 per cento degli abitanti vogliono che le nuove piste ciclabili aperte durante la pandemia diventino permanenti. La sindaca Anne Hidalgo ha già creato 150 chilometri di corsie preferenziali per ciclisti, che intende portare a 300 chilometri entro breve tempo.

 

Anche Lisbona, che in un anno ha visto un incremento del 25 per cento nel numero di ciclisti, si appresta a raddoppiare i suoi attuali 100 chilometri di ciclabili. Londra ne ha già installate 90 chilometri dall'inizio della pandemia, con un aumento dei trasporti in bicicletta del 22 per cento dal 2019 a oggi. Fra aprile e giugno 2020, metà di tutti gli spostamenti nella capitale britannica sono avvenuti in bicicletta o a piedi, un salto in avanti notevole rispetto al 29 per cento di prima del Covid. Misure analoghe sono state prese da Bruxelles, Cracovia e altre città da un capo all'altro d'Europa, conclude il rapporto: e in un rilevamento in 21 centri urbani, il 64 per cento degli abitanti dice di non volere tornare ai livelli di inquinamento di prima della pandemia. "In Olanda o Danimarca ci sono voluti 30 o 50 anni per costruire le infrastrutture necessarie a viaggiare in bicicletta", dice il presidente della Federazione Europea Ciclisti. "Con l'aggravarsi del cambiamento climatico, il resto d'Europa non ha a disposizione un altro mezzo secolo. Dobbiamo farlo in fretta, se non nel giro di mesi entro qualche anno. E il ciclismo è il modo giusto per salvarci".

 

Enrico Franceschini

 

 

Photo: D Gislason

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