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ISSUE 363

Protezione degli oceani, cosa prevede lo storico accordo globale

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Protezione degli oceani, cosa prevede lo storico accordo globale

Tutelare l'alto mare e la sua biodiversità. Raggiunto, nella sede dell'ONU di New York, un accordo storico, potenziale roadmap per una serie di azioni che mettono al centro la salute degli oceani e l'impiego sostenibile delle risorse.

 

“Un momento storico per i nostri oceani. Oggi è stato raggiunto il culmine di oltre un decennio di lavori preparatori e di negoziati internazionali in cui l'UE ha svolto un ruolo chiave. Con l'accordo sul trattato delle Nazioni Unite sull'alto mare si compie un passo avanti fondamentale per preservare la vita marina e la biodiversità, elementi essenziali per noi e per le generazioni future. L'accordo dimostra anche l'importanza della cooperazione multilaterale rafforzata con i nostri partner e costituisce una risorsa importante per realizzare l'obiettivo della COP15: la protezione del 30% degli oceani”. Il commento di Virginijus Sinkevičius, Commissario per l'Ambiente, gli oceani e la pesca della Commissione Europea esprimono soddisfazione per il risultato ottenuto: il raggiungimento, lo scorso 4 marzo nella sede delle Nazioni Unite, di un accordo globale sulla protezione e sull'uso sostenibile delle risorse degli oceani. Prima di questo, il più recente accordo internazionale relativo alla protezione degli oceani era la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che risale al 1982, oltre quarant’anni fa.

 

Cosa prevede il trattato?

 

principali obiettivi del trattato sull'alto mare, concordato dai Paesi membri in occasione della 5a conferenza intergovernativa di New York, mirano a difendere con tutele e norme ad hoc un ecosistema fondamentale per la Terra e per l'umanità.

 

Proteggere gli oceani, affrontare il degrado ambientale, combattere i cambiamenti climatici, prevenire la perdita di biodiversità nell'alto mare, quei due terzi di oceano che, a oltre 200 miglia nautiche dalle coste, esula dalle giurisdizioni nazionali.

 

Frutto di un impegno globale protrattosi per oltre un decennio, il nuovo accordo permetterà di istituire su larga scala aree marine protette in alto mare, necessarie anche per rispettare l'impegno mondiale assunto nel dicembre scorso dall'accordo sul quadro globale di Kunming-Montréal, che mira a proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030. In questo modo, si intende tutelare le specie marittime e regolamentare l'accesso alle risorse genetiche presenti in alto mare.

 

Per la prima volta nella storia, inoltre, il trattato imporrà una valutazione dell'impatto delle attività economiche sulla biodiversità degli oceani.

 

Le trattative

 

L’accordo è stato raggiunto grazie alla mediazione di Unione europea, Stati Uniti, Regno Unito e Cina, che si sono impegnate a trovare soluzioni e compromessi con i Paesi che, nel tempo, avevano sollevato dubbi riguardo ai i diritti di pesca e sull'ottenimento dei fondi necessari a mettere in pratica le proposte.

 

In particolare, l'Unione Europea e i suoi Stati membri hanno guidato la coalizione di ambizione elevata della BBNJ (High Ambition Coalition) istituita dalla presidente von der Leyen insieme alla presidenza francese del Consiglio in occasione dello One Ocean Summit 2022. La coalizione riunisce 52 paesi impegnati nella realizzazione di azioni ambiziose, finalizzate alla protezione degli oceani.

 

Le richieste dei Paesi in via di sviluppo

 

I Paesi in via di sviluppo, che non hanno i mezzi per finanziare spedizioni e ricerche costose, si sono battuti per non essere esclusi dall'accesso a risorse come il materiale genetico di piante e animali marini presenti in mare aperto (spugne marine, krill, coralli, alghe e batteri) che può essere utile per la produzione di farmaci e cibo, nonché per alcuni processi industriali.

 

Secondo quanto stabilito in sede di trattative, la partecipazione di tali Paesi al nuovo accordo e alla sua attuazione sarà sostenuta mediante una forte componente di trasferimento di know how e tecnologie marine, finanziata da varie fonti pubbliche e private e da un meccanismo il più possibile equo per la condivisione dei potenziali benefici delle risorse genetiche marine.

 

I prossimi passi

 

Il testo, concordato dai Paesi membri, sarà adottato dopo l'esame degli uffici legali e la traduzione nelle sei lingue delle Nazioni Unite.

 

L'accordo entrerà infine in vigore dopo la ratifica da parte di 60 Stati, che dovranno riunirsi nuovamente per adottare formalmente il testo e decidere le modalità per metterlo in pratica.

 

Nel frattempo, l’Unione europea si è impegnata a investire 40 milioni di euro affinché i trattato venga ratificato e applicato dai paesi aderenti in tempi brevi.

 

Alto mare, perché è una risorsa

 

L'alto mare rappresenta i due terzi degli oceani e quasi la metà del pianeta, offrendo all'umanità inestimabili benefici ecologici, economici, sociali e di sicurezza alimentare.

 

Eppure, è stato a lungo messo in secondo piano nelle battaglie ambientali, a vantaggio delle zone costiere e di qualche spazio “spot” di particolare rilevanza.

 

Con l'accelerazione della crisi climatica e ambientale, è emersa la necessità di proteggere gli oceani nella loro interezza perché producono la metà dell'ossigeno che respiriamo, rappresentano il 95% della biosfera del pianeta, sono bacino di risorse, cibo, medicinali ed energia, limitano il riscaldamento climatico assorbendo anidride carbonica. Funzioni impareggiabili, che richiedono ogni sforzo possibile - a livello politico, internazionale, locale e persino individuale - per essere tutelate.

 

Valentina Tibaldi

 

 

Photo: Bruno /Germany

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