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ISSUE 389

La qualità dell'aria in Europa è migliorata negli ultimi 20 anni (ma resta molto da fare)

Che aria si respira nel Vecchio Continente? Ecco quali inquinanti calano e quali sono in risalita, complici anche i cambiamenti climatici.

focus.it

La qualità dell'aria in Europa è migliorata negli ultimi 20 anni (ma resta molto da fare)

L'aria che si respira oggi in Europa è più salubre di quella che si respirava vent'anni fa, ma ancora troppo satura di inquinanti per garantire il diritto alla salute dei cittadini. Lo sostiene uno studio spagnolo, che ha usato modelli di machine learning per elaborare stime giornaliere precise dell'inquinamento atmosferico nel continente europeo.

 

Notizie buone e meno buone

 

La ricerca, coordinata dal Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) e dal Barcelona Supercomputing Center, ha stimato le concentrazioni ambientali giornaliere di particolato atmosferico (PM2.5 e PM10), biossido di azoto (NO2) e ozono (O3) in 1.400 regioni di 35 Paesi europei, abitate in totale da 543 milioni di persone, dal 2003 al 2019.

 

In base ai risultati, pubblicati su Nature Communications, in questo arco di tempo i livelli di particolato atmosferico - in particolare di PM10 - e biossido di azoto sono diminuiti in gran parte d'Europa, con cali annuali del 2,72% per il PM10, del 2,45% per il NO2 e dell'1,72% per il PM2.5. Le concentrazioni di ozono invece sono aumentate dello 0,58% all'anno nel sud dell'Europa, portando i giorni di aria insalubre dovuti a questo inquinante a quadruplicare.

 

L'inquinante dei giorni di sole

 

L'ozono in cui parliamo è quello troposferico, che si forma negli strati più bassi dell'atmosfera e a livello del suolo per effetto di reazioni favorite dalla radiazione solare, in presenza di inquinanti precursori formati nei processi di combustione del trasporto e delle lavorazioni industriali. L'ozono troposferico è un gas irritante e molto tossico per l'uomo e la vegetazione. Proprio perché è un inquinante secondario, per eliminarlo bisogna lavorare su più fronti, sia riducendo le sostanze da cui deriva sia mitigando i cambiamenti climatici, che intensificano l'irradiazione solare e alzano le temperature, favorendo la sua formazione.

 

Un quadro preciso

 

Il team ha utilizzato modelli di machine learning per raccogliere dati da più fonti (stime degli aerosol basati su rilevazioni satellitari, informazioni su clima, atmosfera e utilizzo del suolo nelle diverse regioni) e costruire una fotografia completa e in evoluzione della qualità dell'aria in Europa, che andasse al di là dei dati disomogenei registrati dalle stazioni di monitoraggio degli inquinanti atmosferici.

 

La maglia nera della pianura padana

 

Dalle analisi è emerso che nonostante i miglioramenti evidenziati, rispettivamente il 98,10%, l'80,15% e l'86,34% della popolazione europea continua a vivere in aree che eccedono i livelli annuali raccomandati dall'OMS come soglia da non superare per il PM2,5, il PM10 e l'NO2.

 

Durante il periodo considerato dallo studio, il nord Italia è risultato avere, insieme all'Europa orientale, i livelli più elevati di polveri sottili e di biossido di azoto, risultato fuori norma anche in alcune aree dell'Europa occidentale.

 

Inoltre, nessun Paese ha rispettato le soglie annuali per l'ozono nella stagione di picco per questo inquinante (il periodo caldo). Le riduzioni più significative di particolato sono state osservate nell'Europa centrale, quelle di biossido di azoto nelle aree urbane dell'Europa occidentale.

 

C'entra anche il clima

 

Inoltre, l'86,3% della popolazione europea ha sperimentato, nel periodo analizzato, almeno un giorno all'anno in cui si è raggiunta simultaneamente la soglia limite per due o più inquinanti - specialmente nelle combinazioni PM2.5 e NO2 o PM2.5 e O3. Il contributo dei giorni funestati da questo secondo mix è cresciuto, passando dal 4,43% del 2004 al 35,23% del 2019, soprattutto alle latitudini più basse e nella stagione calda.

 

C'è lo zampino della crisi climatica: temperature elevate favoriscono la formazione di ozono, che a sua volta accelera l'ossidazione dei composti organici nell'aria, processo che facilita la formazione di nuovo particolato. Inoltre, i cambiamenti climatici creano le condizioni ideali per il divampare di incendi che innalzano i livelli di polveri sottili e di ozono.

 

Elisabetta Intini

 

 

Photo: Dan Novac 

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