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ISSUE 398

I mari italiani non sono davvero protetti come dice il governo

greenpeace.org

I mari italiani non sono davvero protetti come dice il governo

Ci crederesti se ti dicessimo che meno dell’1% dei mari italiani è davvero protetto? È proprio così, e pensa che appena lo 0,04% rientra nelle aree in cui è vietata qualsiasi tipo di attività inclusa la pesca.

 

Eppure il Governo sostiene ufficialmente di tutelare l’11,6% dei mari italiani. Da che parte sta la verità? Scopriamolo.

 

La nostra indagine

 

Per verificare se la protezione dei mari dichiarata dal governo corrisponde a una protezione effettiva, abbiamo mappato le aree marine protette (AMP) italiane, i parchi nazionali che prevedono zone di protezione marina, i SIC (siti di interesse comunitario) e il Santuario Pelagos. Di ognuna di esse abbiamo analizzato le tipologie di tutela presenti. Ed ecco cosa abbiamo scoperto.

 

Scovato l’inganno: il problema dei “parchi di carta”

 

Dalla nostra indagine abbiamo riscontrato che solo le AMP e i parchi nazionali hanno regolamenti davvero efficaci per la protezione della biodiversità marina. Al contrario, il Santuario Pelagos e i SIC sono considerati “parchi di carta”, aree riconosciute per la loro importanza ambientale ma prive di misure concrete per limitare gli impatti umani. Il governo però include i “parchi di carta” nel conteggio delle aree protette: ed ecco come da meno dell’1% si vola improvvisamente all’11,6% di mari italiani protetti.

 

Includere i “parchi di carta” nel calcolo delle aree protette rappresenta una scappatoia per il governo, ma la verità è che senza misure di gestione e una governance adeguata queste aree non garantiscono alcuna protezione reale, riferisce Valentina Di Miccoli, campaigner Mare di Greenpeace Italia.

 

Siamo molto lontani dagli obiettivi che il governo deve raggiungere entro il 2030

 

In base all’obiettivo 30×30, entro il 2030 dobbiamo arrivare a proteggere almeno il 30% dei nostri mari, di cui il 10% con aree a protezione integrale. Questo è l’impegno che l’Italia ha preso.

 

Ma per realizzare questo obiettivo l’Italia dovrebbe proteggere altri 102 mila chilometri quadrati di mare, ovvero circa 14,5 mila chilometri quadrati all’anno in più da oggi al 2030. 

 

Inutile dire che siamo ben lontani da questo traguardo, dato che al momento le aree marine protette (AMP) sono poche, troppo piccole e senza un sistema di gestione integrata, come dichiara Carlo Nike Bianchi, professore e ricercatore di Ecologia marina dell’Università di Genova.

 

Le aree marine protette funzionano, se tutelate davvero: l’abbiamo visto con i nostri occhi

 

Durante la nostra recente spedizione nel mar Mediterraneo abbiamo documentato lo stato di salute di aree protette, come Bergeggi, e aree non protette come Gallinara, entrambe in provincia di Savona. I risultati mostrano chiaramente che le aree marine protette sono essenziali per conservare la biodiversità marina, come dimostrano i fondali di Gallinara danneggiati dalle attività umane.

 

Il Mediterraneo ospita circa 17 mila specie, pari all’8% delle specie del mondo, di cui il 20% endemica. Nel 2023 la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per non aver adottato misure adeguate a proteggere diverse specie marine e di uccelli nei siti SIC – Natura 2000 designati per la loro conservazione. 

 

Cosa stiamo aspettando ancora? Il governo deve accelerare per raggiungere gli obiettivi internazionali e ratificare al più presto il Trattato ONU per la protezione degli oceani!

 

Valentina Di Miccoli

 

 

Photo: elliecamp

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