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ISSUE 409

Maratona, i tempi si allungano quando l’inquinamento aumenta

repubblica.it

Maratona, i tempi si allungano quando l’inquinamento aumenta

Le maratone più blasonate, per storia, percorsi, organizzazione e partecipazione, hanno luogo presso grandi centri cittadini - vedi le magiche Majors -, con tutti i pro e i contro del caso. Se da un lato in genere organizzare una maratona in una città permette di rendere più semplice la logistica e l’offerta dei servizi, dall’altro correre in città non è l’ideale per la salute dei runner. I centri cittadini infatti possono avere concentrazioni maggiori di inquinanti, che rischiano di minare la loro salute e di pesare sulle performance degli atleti stessi. Lo suggerisce oggi uno studio pubblicato su Sports Medicine da alcuni ricercatori interessati a comprendere se, come e quanto il particolato atmosferico influenzasse gli esiti della gara stessa.

 

Nel dettaglio, si legge nel paper, sono stati analizzati i tempi di arrivo di circa 1,5 milioni di uomini e di un milione circa di runner donne, che avevano partecipato a diverse maratone americane tra gli anni 2003 e 2019, messi in correlazione con i livelli di inquinanti. Ed è in questo modo che i ricercatori hanno osservato come, all’aumentare dell’inquinamento, i tempi di arrivo erano generalmente più lunghi per gli atleti. Di quanto? In media sul cronometro si avevano 32 secondi in più per gli uomini e 25 secondi in più per le donne all’aumentare di solo 1 µg/m3 nei livelli di particolato PM2.5.

 

Se lo applicassimo al momento in cui scriviamo, un freddo giorno di gennaio, per le città di Roma e Torino (sedi di maratone a fine inverno e tardo autunnali), che hanno esattamente questa differenza per questo inquinante secondo i dati riportati dalla piattaforma IQAir, i maratoneti potrebbero andare più lenti nella città piemontese rispetto alla capitale (in entrambi i casi comunque con livelli di particolato considerati accettabili, tra 5 e 6 µg/m3).

 

Secondo i ricercatori della Brown University School of Public Health di Providence, a capo dello studio, a inficiare le performance sarebbero una serie di possibili effetti a livello cardiorespiratorio indotti dal particolato, dall’aumento della pressione alla ridotta funzionalità polmonare. Se siano effettivamente questi i motivi non è chiaro, ma vale la pena approfondire gli studi: “Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per caratterizzare l'eterogeneità degli effetti nell'intero spettro delle prestazioni - concludono gli autori - questi risultati mostrano l'impatto del PM2.5 sulle performance in maratona e l'importanza di considerare i dati di più competizioni quando si stimano gli effetti del PM2.5”.

 

Anche perché, fa notare dalle pagine di Outside Alex Hutchinson, ex ricercatore ed esperto reporter del mondo sportivo dell’endurance, i tempi di percorrenza di una stessa maratona, per un runner, corsa in condizioni di inquinamento molto diverse, potrebbero differire di diversi minuti.

 

Anna Lisa Bonfranceschi

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