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ISSUE
422
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economiacircolare.com
In vista del Circular Economy Act, previsto per il 2026, Zero Waste Europe sforna un report con alcune indicazioni precise rivolte all’Unione Europea. Puntando sul vertice della gerarchia dei rifiuti, cioè la riduzione di consumi e di risorse. “Solo così si può garantire la competitività a lungo termine dell’UE”.
Si tende molto spesso a dimenticare che al vertice della gerarchia dei rifiuti c’è la riduzione: a ricordare tale principio fondante dell’economia circolare è un report di Zero Waste Europe (ZWE), che chiede all’Unione Europea misure più audaci a livello sistemico per affrontare il consumo dei materiali. Di più: nelle 7 pagine del rapporto “Towards resource autonomy: Proposals for a Circular Economy Act”, Zero Waste Europe mette in fila alcune proposte in vista della tanto attesa legge sull’economia circolare, prevista per il 2026, nota anche come Circular Economy Act.
“Ridurre l’impatto ambientale richiede non solo un uso più efficiente delle risorse ma anche un cambiamento fondamentale nel nostro tasso di utilizzo – afferma Theresa Màrsen, responsabile della politica dei rifiuti e delle risorse di ZEW -. La mancata centralizzazione delle esternalità, come il degrado ambientale e le emissioni di carbonio, mantiene il mercato distorto a favore delle materie prime, sottovalutando la competitività delle materie prime seconde e dei modelli di business circolari”.
Prima di esaminare le proposte del report, è utile ricordare che Zero Waste Europe è la rete europea di comunità, leader locali, esperti e agenti di cambiamento che lavorano per un migliore utilizzo delle risorse e l’eliminazione dei rifiuti nella nostra società. Su EconomiaCircolare.com riportiamo spesso gli studi e spunti che arrivano da questa rete perché la reputiamo una guida preziosa, ancor di più in questi tempi cupi dove l’Unione Europea ha smarrito l’ambizione sulla sostenibilità.
Meno risorse per una maggiore competitività dell’UE
La tesi centrale del report di Zero Waste Europe sostiene che più si utilizzano risorse più è a rischio l’autonomia strategica dell’Unione Europea. Si tratta di un chiaro tentativo di intercettare una delle maggiori preoccupazioni dei 27 Stati membri dell’UE, una preoccupazione emersa dal 2022 sulla questione energetica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e che in questi anni di tensioni crescenti sul versante geopolitico si è via via estesa ad altri ambiti come le materie prime critiche e gli approvvigionamenti industriali.
Diventa perciò interessante segnalare la tabella di marcia definita da ZWE con cui l’UE può internalizzare i costi ambientali e rimodellare gli incentivi economici. Sono presenti nel report tre opzioni e la misura più immediata propone di ampliare la portata del sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS) e del meccanismo di adeguamento delle frontiere al carbonio (CBAM), in modo da coprire attraverso queste entrare i costi dei prodotti a valle e delle sostanze chimiche organiche – per le quali, ricordiamo, l’UE ha da poco varato il “Piano industriale per la chimica”. A lungo termine Zero Waste Europe raccomanda inoltre di valutare di definire una serie più ampia di inquinanti – come per esempio i PFAS, ormai già noti – in modo da ricavare maggiori oneri sulla base del principio “chi inquina paga” e di introdurre adeguamenti fiscali alle frontiere per i prodotti che arrivano dall’estero.
In sostanza un’economia circolare reale può essere supportata da un contributo economico maggiore delle imprese, attraverso l’uso di una tassazione mirata, intelligente ed efficace. Il report di ZWE suggerisce dunque di investire le entrate supplementari che queste misure genererebbero in progetti che non solo ridurranno l’intensità di carbonio della produzione ma che dovranno ridurre anche il consumo di risorse primarie. E ciò potrà effettuarsi attraverso un’estensione del Fondo per l’Innovazione. Infine, per sostenere questa transizione circolare, il report di ZWE chiede di rivedere il “Circular Material Use Rate” (CMUR) come indicatore di circolarità.
“Questi cambiamenti – aggiunge Marsen – sono essenziali per guidare l’Europa verso una maggiore resilienza delle risorse e una maggiore integrità ambientale. In definitiva, dobbiamo ricordare che un uso strategico dei materiali è direttamente collegato alla competitività a lungo termine dell’UE e all’equità intergenerazionale, garantendo che le generazioni future possano vivere bene entro i confini planetari. Le nostre raccomandazioni forniscono il fondamento affinché ciò accada”.
Photo: economiacircolare.com
Rassegna del 02 Agosto, 2025 |
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