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ISSUE 425

L’energia da fonti rinnovabili non può sostenere un parco auto totalmente elettrico. Bugia!

Il timore è che si debba ancora ricorrere al fossile: ma siamo solo all’inizio della transizione elettrica, che servirà proprio per adattarsi.

lifegate.it

L’energia da fonti rinnovabili non può sostenere un parco auto totalmente elettrico. Bugia!

La strada verso la transizione ecologica è tracciata, eppure c’è chi continua a sostenere che in Europa saranno sempre i combustibili fossili a generare la maggior parte dell’energia elettrica. Tutto ciò nonostante il fatto che nei primi 6 mesi del 2024 le rinnovabili abbiano messo la freccia, generando nell’Unione europea il 30 per cento dell’elettricità a fronte di un calo del 17 per cento della produzione di energia elettrica da carbone, petrolio e gas. “In verità – spiega Ugo Bardi, che fino al 2022 è stato docente presso la Scuola di Scienze Chimiche dell’Università di Firenze e che oggi continua la sua attività di ricerca come membro del Club di Roma, della World Academy of Arts and Sciences e del Consorzio Interuniversitario di Scienza e Tecnologia dei Materiali – la transizione ecologica non è ancora cominciata appieno, dal momento che continuano a crescere sia le energie rinnovabili sia quelle fossili. Ancora non vediamo un chiaro declino delle fonti fossili, che sarebbe un chiaro segnale dell’avvio di una transizione a quel punto obbligata”. Nonostante il sorpasso avvenuto nel primo semestre del 2024 non possiamo ancora sostenere di aver intrapreso con sicurezza questo percorso. Ma allo stesso tempo “sostenere che i combustibili fossili siano anche il futuro è un atteggiamento simile a una forma di rifiuto ideologico, più che a un pensiero razionale basato sui dati”.

 

Produzione di energia elettrica, le rinnovabili pronte al sorpasso sulle fossili

 

Dai suoi studi sulle risorse minerali, Bardi ha dedotto che è urgente sostituire il petrolio con altre fonti e per questo si è impegnato in studi sui veicoli elettrici, utilizzando personalmente dei prototipi e lavorando a un progetto della commissione europea chiamato “Ramses” per lo studio e la realizzazione di un veicolo agricolo elettrico. I detrattori delle energie rinnovabili ritengono che siano ancora marginali perché a livello globale producono il 20 per cento dell’energia, contro il 75 per cento delle fonti fossili (oltre al 5 per cento del nucleare). “Al momento la fotografia è questa – sottolinea – ma in un’ottica futura va analizzato cosa, dove e perché: in sostanza bisogna prevedere il percorso che farà la transizione ecologica. Già oggi, in alcuni Paesi e in alcuni settori specifici, le rinnovabili sono ben oltre il 20 per cento e una di queste nazioni è proprio l’Italia”.

 

Nell’arco di alcuni decenni sono stati fatti dei passi avanti enormi e all’accelerata dell’ultimo periodo ha contribuito molto il panorama geopolitico, a partire dalla guerra tra Russia e Ucraina. Questo perché “per anni l’Italia ha fatto affidamento sul gas russo, ora sostituito con il gas naturale liquefatto degli Usa che è molto più caro”.  Secondo i calcoli di Bloomberg, la produzione americana di gas naturale liquefatto è aumentata del 14,7 per cento in un anno, superando i 90 milioni di tonnellate; di queste, oltre il 60 per cento è stato venduto in Europa, che si conferma il cliente principale degli Stati Uniti.

 

“Il fatto che l’Italia non possa permettersi grandi quantitativi del Gnl americano – argomenta Bardi – è uno dei motivi principali di questa accelerazione verso le rinnovabili. Tutte le nuove tecnologie inizialmente viaggiano per nicchie e non a tutto campo; poi da quelle nicchie si espandono. È esattamente ciò che sta avvenendo con le rinnovabili, che sono partite dalla nicchia della produzione di energia elettrica che è il loro ambiente di sviluppo più naturale e appropriato, ma che ora si stanno espandendo in un’altra nicchia come quella dei veicoli elettrici”. Bardi si occupa di tecnologie per la sostenibilità e di studi sugli ecosistemi e sull’economia mondiale, ed è autore di molti studi sull’argomento: il più recente è “Il trasporto elettrico”. Alla luce delle sue ricerche, il professore si è convinto che “le rinnovabili intese come energia per muovere i veicoli sono una sorta di pistola puntata al cuore dell’industria petrolifera, dato che al momento circa il 75 per cento dei trasporti si basa sul petrolio e sui suoi derivati. Togliere questa fetta di mercato all’industria petrolifera è come togliere il tubo dell’ossigeno a un paziente gravemente malato. Lo sviluppo delle energie rinnovabili applicate ai veicoli elettrici renderà obsoleto il petrolio entro qualche decennio”.

 

La transizione ecologica tra cambiamenti climatici e salute dei cittadini

 

Di certo uno sviluppo sempre maggiore delle energie rinnovabili può contribuire a mitigare la crisi climatica in atto. Secondo il professore “siamo arrivati a un punto in cui la crisi climatica non si potrà risolvere ma limitare, il che vuol dire che dovremo essere in grado di adattarci. Ci ritroveremo in un mondo decisamente più caldo e difficile da gestire, pensiamo solo che negli ultimi vent’anni in Sicilia le temperature medie sono aumentate di oltre 3 gradi: per tornare indietro ci vorrebbe un secolo. Quindi dobbiamo mitigare e adattarci, e le rinnovabili rappresentano una delle soluzioni migliori che abbiamo a disposizione.

 

L’impatto del comparto automotive sulla qualità dell’aria che respiriamo e sui cambiamenti climatici è ormai assodato. Anzi, sottolinea Bardi, “i due aspetti viaggiano in parallelo perché sappiamo bene quali sono i fattori più dannosi per l’aria che respiriamo e per la nostra salute. In proposito, noto che il tema dalla salute dei cittadini fatica a entrare nel dibattito delle piattaforme politiche, spesso concentrato su tematiche come il limite a 30 all’ora di velocità nei centri urbani: misura lodevole, per carità, ma francamente marginale rispetto al tema della sostituzione dei veicoli termici con quelli elettrici, che porterebbe a un miglioramento della salute dei cittadini evidente e dimostrabile. Questa sostituzione riusciremo a farla, il punto è simile a quello relativo alla transizione ecologica nel suo complesso: a quale velocità?”.

 

Come in futuro la nostra rete potrà sostenere un parco auto completamente elettrico

 

Poniamo di trovarci di fronte a una transizione estremamente rapida: in molti si chiedono se la nostra rete sarebbe in grado di alimentare un parco auto totalmente elettrico. La risposta è “ovviamente no, ma parliamo di uno scenario non concreto perché ci vorranno almeno 20 anni. E a quel punto potremo contare su un sistema di rete completamente diverso e adattato, dove prima di tutto consumeremo molta meno energia, dato che le auto elettriche sono molto più efficienti rispetto a quelle termiche; in secondo luogo, le batterie si stanno evolvendo verso il modello del prosumer elettrico”. Proposto per la prima volta nel 1980 dal sociologo statunitense Alvin Toffler, il termine si può sintetizzare nella definizione di “produttori e allo stesso tempo consumatori (producer + consumer)”; i prosumer di energia elettrica la producono da una fonte rinnovabile, la consumano e quella in eccedenza la immettono in rete, ottenendo un valore determinato dalla vendita della stessa. In pratica “l’auto elettrica diventerà uno stabilizzatore della rete stessa, con i possessori dei veicoli che venderanno l’energia delle proprie batterie quando la rete ne avrà bisogno, rete che a sua volta la restituirà nei momenti di eccesso di energia. Parliamo della cosiddetta rete intelligente, composta da un sistema integrato di batterie statiche di veicoli che fanno anche da stoccaggio quando necessario, ad esempio in particolari situazioni metereologiche o stagionali che a quel punto diventano meno importanti di quanto non siano ora, perché si possono gestire tramite lo stoccaggio”.

 

 

Foto: lifegate.it

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