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ISSUE 425

Nuove norme UE per ridurre i rifiuti tessili e alimentari

economiacircolare.com

Nuove norme UE per ridurre i rifiuti tessili e alimentari

Il Parlamento europeo ha approvato la proposta di revisione della direttiva sui rifiuti alimentari e tessili che risaliva al 2008. Dopo il passaggio in Gazzetta Ufficiale gli Stati membri avranno 20 mesi dall’entrata in vigore per applicare le norme nella legislazione nazionale. Tra le novità ci sono l’introduzione di obiettivi vincolanti e l’estensione della responsabilità estesa del produttore.

 

Nella giornata di martedì il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo a nuove misure per prevenire e ridurre i rifiuti alimentari e tessili in tutta l’UE. Più precisamente è stata approvata la revisione della direttiva quadro sui rifiuti per ridurre i rifiuti, compresi i rifiuti alimentari, e l’impatto ambientale della gestione dei rifiuti. 

 

A proporre la revisione, il 5 luglio 2023, è stata la Commissione europea. La revisione della direttiva, che risaliva nella formulazione al lontano 2008, è diventata nel frattempo un ampio testo legislativo che, frutto di un accordo con il Consiglio del febbraio 2025, è stato adottato senza votazione poiché non sono stati presentati emendamenti.

 

Dopo la firma dei presidenti del Parlamento e del Consiglio l’ultimo passaggio affinché il testo diventi attivo è la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Da quel momento gli Stati membri avranno 20 mesi dall’entrata in vigore per applicare le norme nella legislazione nazionale.

 

Cosa c’è nella nuova direttiva per i rifiuti alimentari e tessili

 

La direttiva aggiornata introduce obiettivi vincolanti di riduzione degli sprechi alimentari, da raggiungere a livello nazionale entro il 31 dicembre 2030: il 10% per la produzione e la trasformazione alimentare e il 30% pro capite per i rifiuti provenienti dal commercio al dettaglio, dai ristoranti, dai servizi di ristorazione e dai nuclei domestici. Gli obiettivi saranno calcolati sulla media annua 2021-2023.

 

Per quanto riguarda il tessile, invece, i produttori che immettono nuovi materiali sul mercato UE dovranno sostenere i costi di raccolta, cernita e riciclo, tramite nuovi regimi di responsabilità estesa del produttore, da istituire in ciascuno Stato membro entro 30 mesi dall’entrata in vigore della direttiva. Le norme si applicheranno a tutti i produttori, anche quelli che operano via e-commerce e indipendentemente dal luogo di stabilimento. Le microimprese avranno un anno supplementare per adeguarsi.

 

Le nuove regole riguarderanno abbigliamento e accessori, cappelli, calzature, coperte, tende, biancheria da letto e da cucina. Su iniziativa del Parlamento, i Paesi UE potranno estendere i regimi di responsabilità estesa del produttore anche per i materassi.

 

Infine gli Stati membri dovranno considerare le pratiche di ultra-fast fashion e fast fashion nel determinare i contributi finanziari per sostenere i nuovi compiti dei produttori. Insomma: almeno sulla riduzione degli sprechi l’UE prova a fare un deciso passo in avanti. Basterà?

 

L’importanza di agire per ridurre i rifiuti e gli sprechi

 

Dal 2008, anno della prima direttiva sui rifiuti da parte dell’UE, al 2025, anno dell’approvazione della sua revisione, sono passati 17 anni. Un enorme lasso di tempo in cui non solo è cambiata la sensibilità sulla produzione e sulla gestione dei rifiuti, con l’avvento sulla scena dell’economia circolare, ma in cui anche i dati si sono mostrati in costante aumento.

 

Come ricorda lo stesso Parlamento europeo, “ogni anno nell’UE si generano quasi 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (132 kg a persona) e 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Solo l’abbigliamento e le calzature rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, equivalenti a 12 kg a persona ogni anno. Si stima che meno dell’1% di tutti i tessili a livello mondiale venga riciclato in nuovi prodotti”.

 

Come ricorda poi l’Agenzia Europea dell’Ambiente, inoltre, da quest’anno nei 27 Stati membri dell’UE è attiva la raccolta differenziata per i rifiuti tessili. La maggior parte di questi rifiuti, infatti, finisce attualmente nell’indifferenziata. Ciò dimostra che, scrive l’AEA, “la capacità di selezione e riciclaggio devono essere urgentemente ampliati per garantire un uso migliore e più circolare dei tessuti usati”.

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