La Newsletter di ESO
ISSUE 402

Greenwashing o non greenwashing? Il problema degli eventi culturali

Dai Massive Attack ai Coldplay, dalla band del palco a pedali al Super Bowl, esploriamo alcuni esempi di band ed eventi che hanno messo in campo azioni per una maggiore sostenibilità. L'impegno sarà sufficiente o cadranno nel greenwashing?

economiacircolare.com

Greenwashing o non greenwashing? Il problema degli eventi culturali

Ci lasciamo il periodo estivo alle spalle: concerti all’aperto, festival ed eventi in natura. E se la sostenibilità è ormai in un certo senso la carta jolly del marketing, anche nell’organizzazione degli eventi si continua a promuovere una sostenibilità, che molto spesso non è altro che greenwashing.

 

Su EconomiaCircolare.com abbiamo già indagato quali sono le condizioni che permettono ad un evento di definirsi davvero più sostenibile, e quali sono gli step da seguire per muoversi in questa direzione.

 

Percorriamo ora alcuni esempi più o meno virtuosi di organizzazione di eventi culturali, prendendo spunto da una lezione di  “Green Marketing e Strategie di Comunicazione per la Sostenibilità” – il percorso formativo organizzato da EconomiaCircolare.com e pensato per acquisire le competenze utili a promuovere le azioni mirate alla sostenibilità delle realtà aziendali – tenuta da  Chiara Iannaccone, marketing & communication specialist di Economiacircolare.com e Referente programma Cultura Sostenibile, e Marta Lovato, responsabile sostenibilità Santarcangelo Festival e referente programma Cultura Sostenibile.

 

I Têtes de Bois e il palco a pedali

 

Sono tante le azioni che possono essere messe in campo per ridurre il proprio impatto ambientale all’interno di un evento,  e a volte quella che sembra un’idea folle può rivelarsi vincente. Se avete mai visto un palco alimentato attraverso gli spettatori che pedalano, dovete sapere che i primi ad avere questa intuizione sono i stati i Têtes de Bois, una band italiana che nel settembre del 2011 durante l’Entroterre festival, ha fatto sì che il palco venisse illuminato grazie all’energia elettrica prodotta da volontari: gli spettatori pedalavano con biciclette agganciate ad uno speciale cavalletto collegato ad una dinamo. In particolare, il progetto è nato da un’idea di Andrea Satta, su progetto di Gino Sebastianelli e il sostegno dell’assessorato alla Mobilità della Regione Puglia. 

 

Ad oggi, con il bagaglio di conoscenze che abbiamo in materia di sostenibilità, introdurre una misura del genere non sarebbe sufficiente per definire il concerto più sostenibile, ma più di dieci anni fa è stato un granello di sabbia nell’ingranaggio dei live: ha dato la possibilità di vedere qualcosa di familiare, come il palco per un concerto, rivisitato in una chiave così originale volta alla sostenibilità; un messaggio per cominciare a maturare che, forse, le cose si potevano e dovevano fare in modo diverso.

 

L’idea è stata poi ripresa in diverse situazioni, come ne il Teatro a Pedali Festival, il festival della compagnia teatrale Mulino ad Arte, alimentato dalla pedalata del pubblico.

 

L’impegno dei Massive Attack

 

Da un piccolo esempio nostrano di più di dieci anni fa, spostiamoci oggi ad una delle band più importanti della scena musicale internazionale: i Massive Attack. Noti per il loro impegno politico, si sono recentemente distinti anche per quello ambientale. In un articolo pubblicato sulla rivista Nature, la scienziata del clima Carly McLachlan parla della collaborazione avviata da diversi anni con la band per analizzare e migliorare l’impatto ambientale dei concerti. 

 

Nel giugno 2021 McLachlan e il suo team hanno pubblicato la Super-Low Carbon Live Music, una road map per il settore della musica dal vivo del Regno Unito. Si tratta di un rapporto di 17 pagine che cerca di valutare i costi delle emissioni di anidride carbonica dell’industria dei live del Regno Unito, ma anche di suggerire obiettivi chiaramente definiti e misurabili verso i quali il settore potrebbe lavorare per raggiungere l’obiettivo dell’accordo sul clima di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. 

 

I Massive Attack hanno poi utilizzato la road map per realizzare quello che la band spera sia stato il concerto a più basse emissioni di carbonio delle sue dimensioni fino ad ora. Il 25 agosto, circa 34.000 persone hanno affollato Clifton Down, un parco pubblico di 162 ettari a Bristol, nel Regno Unito, per partecipare alla giornata Act 1.5 Climate Action Accelerator. L’evento rappresentava anche il culmine di una collaborazione quinquennale tra i Massive Attack e gli scienziati del Tyndall Centre for Climate Change Research dell’Università di Manchester, nata proprio per decarbonizzare l’industria dei live.

 

L’intero concerto è stato alimentato da energie rinnovabili e batterie, con luci a LED e a basso consumo energetico. Per assemblare e spostare le batterie sul posto sono stati utilizzati camion elettrici. Grazie all’uso di una grande batteria, si è risparmiato circa 2.000 litri di gasolio per il generatore, riducendo le emissioni di 5.340 chilogrammi di carbonio.

 

Per ridurre il costo delle emissioni di anidride carbonica degli spostamenti del pubblico, che si ritiene costituisca circa il 41% dell’impronta di carbonio totale di un evento, i viaggiatori in treno che hanno prenotato tramite un’app hanno ricevuto dei plus. Tra questi, il trasferimento gratuito dalle due stazioni principali della città all’evento con un autobus elettrico, mentre le persone che viaggiavano da fuori Bristol, ospiti di un treno convenzionato, hanno avuto accesso a uno speciale bar, con servizi igienici separati.

 

La band ha collaborato con la rete ferroviaria locale, la Great Western Railway, per offrire ai fan in viaggio di ritorno verso casa cinque treni extra, cioè oltre il normale orario di lavoro.

 

L’offerta alimentare era al 100% a base vegetale e fornita da fornitori locali, e l’evento prevedeva una politica zero waste.

 

Dalla misurazione, al coinvolgimento di istituti scientifici sino alla volontà di estendere le buone pratiche all’intero settore: di certo il modus operandi promette bene, ma prima di trarre conclusioni è necessario attendere i risultati delle misurazioni. McLachlan e il suo team di ricerca intendono infatti utilizzare i dati dell’Act 1.5 per valutare quelli che potrebbero diventare nuovi standard per i concerti. I ricercatori prevedono di pubblicare i risultati, insieme a un’analisi quantitativa dell’evento, in un rapporto alla fine di quest’anno.

 

Il percorso dei Coldplay

 

Un altro gruppo musicale che si è distinto per il percorso verso una maggiore sostenibilità sono i Coldplay. La band si è impegnata per la prima volta a ridurre l’impronta di carbonio nel 2019, dichiarando alla BBC che non sarebbero tornati in tour finché non fossero riusciti a farlo in modo più sostenibile.

 

Due anni dopo, hanno annunciato un piano d’azione che comprende:

 

  • Pannelli solari, pavimenti cinetici e cyclette che contribuiscono all’alimentazione delle sedi

  • Illuminazione a basso consumo energetico

  • Costruzione, dove possibile, di scenografie con materiali sostenibili come il bambù

  • Riduzione al minimo dei viaggi aerei, con l’utilizzo di “carburante sostenibile” quando è inevitabile volare

 

Quello dei voli aerei è un tasto dolente per la band, e in generale per tutto il settore: “Le persone che ci criticano per questo tipo di cose, per i voli, hanno ragione. Non abbiamo argomenti contro ciò”, ha detto il frontman Chris Martin. Tuttavia, come riportato dalla BBC, si sarebbero impegnati a prendere i mezzi pubblici per andare ai concerti, quando possibile, e l’anno scorso sarebbero arrivati in treno ai loro concerti a Cardiff. Certamente poco in relazione all’impatto dei voli, ma un gesto simbolico che non siamo abituati a vedere da artisti di questo calibro.

 

Un rapporto intermedio, pubblicato lo scorso luglio, suggeriva però che la band non aveva raggiunto gli obiettivi prefissati, ottenendo una riduzione del 47% delle emissioni di carbonio.

 

Nuovi dati – pubblicati sul loro sito e valutati e verificati dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) – indicherebbero che il tour è diventato più efficiente man mano che procedeva: affermano che i primi due anni del loro tour Music of the Spheres hanno visto una riduzione del 59% delle emissioni di anidride carbonica rispetto al loro precedente tour mondiale.

 

Così come i Massive Attack, anche questa band sta cercando di allargare il raggio d’azione: “Stiamo lavorando a stretto contatto con Hope Solutions, il MIT, Live Nation e Warner Music Group per studiare l’impatto della musica dal vivo e creare dei parametri di riferimento per l’impronta di carbonio per diversi tipi di tour”, si legge ancora sul sito.

 

Un Superbowl green?

 

Come abbiamo visto le azioni da mettere in campo per una maggiore sostenibilità possono essere diverse ma a volte il limite per definire quando nella gestione di un evento ci si sta impegnando davvero, proporzionalmente alle proprie risorse, è labile. Prendiamo ad esempio, il Super Bowl, cioè la finale del campionato della National Football League (NFL). Si tratta dell’evento sportivo più seguito negli Stati Uniti e non solo: durante l’Half Time Show, cioè l’intervallo, si esibiscono infatti i più celebri artisti dello scenario pop del momento. Nell’ultimo show, quello del febbraio 2024, a tenere la scena è stato Usher.

 

L’evento ha tentato di porsi quest’anno in un’ottica più green: sono stati fatti una serie di interventi per riuscire a ridurre e riciclare il 90% dei rifiuti, stimati intorno a 40 tonnellate. Si è cercato di far sì che i partner coinvolti andassero a produrre degli imballaggi per cibo e bevande che fossero il più possibile compostabili e riciclabili. 

 

L’Allegiant Stadium che ha ospitato l’evento è stato alimentato al 100% da energia rinnovabile proveniente dal Nevada. Un programma di acqua riciclata rappresenta l’85% di tutta l’acqua dello stadio e viene utilizzata per l’irrigazione dei campi, gli sciacquoni dei bagni e l’acqua di reintegro delle torri di raffreddamento. Lo stadio ha creato persino una sorta di “fattoria” sul tetto, che produce 40 colture a rotazione che finiscono nei piatti serviti sul posto.

 

Tuttavia il tallone di Achille di un show come questo, e in generale di tutti i grandi eventi, sono gli spostamenti di sportivi, artisti, tecnici, organizzatori e spettatori. Più di 110 milioni di persone hanno infatti assistito all’evento. 

 

Secondo il New York Times, erano attesi all’aeroporto di Las Vegas più di 1.000 jet privati, uno certamente quello dell’icona pop Taylor Swift, volata da un concerto tenuto poche ore prima in Giappone. 

 

D’altronde il prezzo medio di un biglietto si aggirava sui 12mila dollari: viene da sé che chi può permettersi una tale cifra per uno show, probabilmente non ha problemi economici nel prendere un aereo o anche un jet per spostarsi.

 

Quantificare esattamente le emissioni di anidride carbonica di un gruppo di aerei privati, fa notare il New York Times, non è semplice. La maggior parte delle autorità municipali degli Stati Uniti, compresa la Contea di Clark, non tiene traccia delle emissioni. Tuttavia non si può non tenerne conto: un rapporto di Greenpeace del 2023 ha stimato che voli in aerei privati in tutto il mondo hanno emesso 573.000 tonnellate metriche di anidride carbonica nel 2022.

 

Silvia Santucci

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