La Newsletter di ESO
ISSUE 406

La chimica bio-based in Italia

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La chimica bio-based in Italia

Come già commentato, il Rapporto Green Italy di Fondazione Symbola e Unioncamere, anche quest’anno fornisce importanti informazioni sulla green economy nel nostro Paese. In questo post non parleremo di tessile moda in senso stretto (al riguardo invitiamo a leggere direttamente il capitolo del rapporto elaborato da Aurora Magni da pag.315) ma ci interessa fornire una sintesi del contributo che riguarda la chimica biobased che ha, come noto, strette attinenze con l’industria della moda e dei manufatti tessili e conciari in generale.

 

Perchè ci interessa la bio-chimica: perché i prodotti chimici entrano in modo rilevante nella catena produttiva dei materiali tessili e conciari, perché materiali bio-based sono destinati progressivamente a competere con quelli di sintesi, perché consentono di destinare a nuova e talvolta miglior destinazione bio masse, scarti delle filiere agroalimentare e potenzialmente anche rifiuti tessili lanieri/cellulosici oltre al pellame.

 

Il trend

 

La chimica bio-based nel 2023 ha registrato un valore della produzione intorno ai 3,9 miliardi di euro, seppure con un calo di 700 milioni rispetto al 2022 e incide per circa l’1% sul totale della bioeconomia circolare italiana. In termini occupazionali la stima è intorno agli 8000 addetti, lo 0,4% sul totale dei lavoratori nella bioeconomia. Nel 2023 ha chiuso in calo anche il comparto della gomma-plastica bio-based, con una diminuzione della produzione del 7,6%, che porta l’output a 1,6 miliardi di euro. Questo rallentamento è spiegabile con il calo dell’intero comparto gomma-plastica, causato dalla frenata dei settori trainanti come l’industria alimentare e il largo consumo e la minore domanda di componentistica per l’automobile.

 

A livello europeo l’Italia si posiziona al terzo posto per valore della produzione, dietro Germania e Francia e al secondo posto per occupazione, preceduta dalla Germania.

 

Nella chimica bio-based c’è un potenziale ancora non sfruttato. A livello europeo il rifiuto organico alimentare avrebbe un potenziale generabile pari a 222 kg pro capite all’anno, ma le tonnellate raccolte sono circa 71 kg pro capite. Risorse che potrebbero essere recuperate e impiegate nella chimica bio-based.

 

I players della chimica bio-based italiana

 

I soggetti indicati come rappresentativi sono naturalmente i grandi gruppi attivi nella produzione di energia da fonte bio e di biopolimeri: Versalis- Eni, Novamont (ora Versalis), e Matrica (nata dalla collaborazione delle due società), Lamberti, Maire, NextChem mentre sul fronte pubblico: Enea, Crea, l’Università degli Studi di Trieste, Università di Milano, Federico II di Napoli, Università di Perugia.

 

Per quanto riguarda i progetti UE si citano:

  • TERRIFIC, coordinato da Novamont con il coinvolgimento anche di altri partener italiani: Cluster SPRING, Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue, Saes Getters, Mater-Biotech con l’obiettivo di sviluppare soluzioni innovative di packaging, partendo dall’utilizzo e dalla valorizzazione dei sottoprodotti delle filiere agroindustriali.

  • PROSPER intende sviluppare sistemi di selezione e separazione a infrarosso e a colori, con il supporto dell’intelligenza artificiale, per identificare e isolare le bioplastiche dagli altri rifiuti domestici da imballaggio e sviluppare nuove soluzioni tecnologiche per il riciclo meccanico e chimico delle bioplastiche

  • MoeBIOS11, che conta i partner italiani Novamont, Alia Servizi Ambientali e Next Technology Tecnotessile, oltre a sviluppare nuovi sistemi di riciclo meccanico delle bioplastiche in un’ottica di upcycling dei materiali ottenuti per produrre nuovi imballaggi, tessuti e applicazioni agricole e di giardinaggi,  è indirizzata allo sviluppo di sistemi enzimatici migliorati per il riciclo

  • ReBioCycle, in cui sono coinvolti come soggetti italiani Azienda Multiservizi Igiene Ambientale Torino, Archa, Novamont, Iren e I.blu, ancora sul riciclo delle bioplastiche.

 

Un caso di diretto interesse tessile e conciante è invece fornito dalla bergamasca Erca Textile Chemical Solution che ha realizzato Revecol, una linea di ausiliari tessili  derivanti da materiali di scarto critici, come l’olio vegetale esausto da cucina.

 

 

Photo: Yosafat Herdian

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