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ISSUE 410

Guerre, disinformazione e ambiente sono i rischi maggiori all'orizzonte per il 2025

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Guerre, disinformazione e ambiente sono i rischi maggiori all'orizzonte per il 2025

E' quanto emerge dal Global Risks Report 2025 pubblicato dal World Economic Forum con i partner strategici Marsh & McLennan e Zurich Insurance. Le crescenti sfide geopolitiche, ambientali, sociali e tecnologiche minacciano la stabilità e il progresso, mentre i rischi economici hanno un'importanza meno immediata.

 

L'orizzonte dei rischi per il 2025 è dominicato dai conflitti armati tra Stati mentre la disinformazione e la diffusione di notizie false sono al primo posto tra i rischi a breve termine. E' quanto emerge dal Global Risks Report 2025 pubblicato dal World Economic Forum con i partner strategici Marsh & McLennan e Zurich Insurance.

 

Sfide geopolitiche battono i rischi economici

 

L'indagine rivela un panorama globale sempre più frammentato, in cui le crescenti sfide geopolitiche, ambientali, sociali e tecnologiche minacciano la stabilità e il progresso. Mentre i rischi economici hanno un'importanza meno immediata nei risultati del sondaggio di quest'anno, rimangono un elemento significativo di preoccupazione, interconnessa con le tensioni sociali e geopolitiche. E nel lungo periodo, guardando all'orizzonte dei prossimi 10 anni, dominano i rischi ambientali guidati da eventi meteorologici estremi, perdita di biodiversità e collasso degli ecosistemi. «Le crescenti tensioni geopolitiche, la frattura della fiducia globale e la crisi climatica stanno mettendo a dura prova il sistema globale come mai prima», ha affermato Mirek Dusek, Managing Director del World Economic Forum. «In un mondo caratterizzato da crescenti divisioni e rischi a cascata, i leader globali hanno una scelta: promuovere la collaborazione e la resilienza, o affrontare un'instabilità crescente. La posta in gioco non è mai stata così alta».

 

Il rapporto, basato sulle opinioni di oltre 900 esperti di rischi globali, decisori politici e leader di settore intervistati tra settembre e ottobre 2024, dipinge dunque un quadro chiaro del decennio a venire. I partecipanti si dimostrano molto meno ottimisti riguardo alle prospettive a lungo termine per il mondo rispetto al breve termine. Quasi due terzi degli intervistati prevedono un panorama globale turbolento o tempestoso entro il 2035, causato in particolare dall'intensificarsi delle sfide ambientali, tecnologiche e sociali.

 

Preoccupa il lungo termine, necessaria maggiore cooperazione

 

Oltre la metà degli intervistati – prosegue lo studio - prevede una certa instabilità entro due anni, riflettendo la diffusa frammentazione della cooperazione internazionale. Le proiezioni a lungo termine indicano sfide ancora maggiori, poiché i meccanismi di collaborazione dovranno affrontare pressioni crescenti. Rischi sociali come la disuguaglianza e la polarizzazione sociale occupano un posto di rilievo sia nelle classifiche dei rischi a breve termine che in quelle a lungo termine. Le crescenti preoccupazioni per attività economiche illecite, l'aumento del peso del debito e la concentrazione delle risorse strategiche evidenziano inoltre vulnerabilità che potrebbero destabilizzare l'economia globale nei prossimi anni. Tutte queste questioni rischiano di aggravare l'instabilità interna e di erodere la fiducia nelle istituzioni, complicando ulteriormente gli sforzi per affrontare le sfide globali. Man mano che le divisioni si approfondiscono e la frammentazione ridefinisce i paesaggi geopolitici ed economici – conclude il rapporto - la necessità di una cooperazione globale efficace non è mai stata così urgente. Tuttavia, con il 64% degli esperti che prevede un ordine globale frammentato, caratterizzato dalla competizione tra potenze medie e grandi, il multilateralismo è sottoposto a pressioni significative. «Tuttavia, chiudersi in se stessi non è una soluzione praticabile. Il decennio a venire rappresenta un momento cruciale per i leader, chiamati a gestire rischi complessi e interconnessi e a superare i limiti delle attuali strutture di governance. Per evitare una spirale discendente di instabilità – e invece ricostruire la fiducia, rafforzare la resilienza e garantire un futuro sostenibile e inclusivo per tutti – le nazioni dovrebbero dare priorità al dialogo, rafforzare i legami internazionali e creare le condizioni per una rinnovata collaborazione».

 

Serve gestione efficace del rischio

 

«In un'epoca caratterizzata da crescenti tensioni geopolitiche, dalle sfide generate dal cambiamento climatico e dalla minaccia pervasiva della disinformazione, alimentata dal progredire dell’Intelligenza Artificiale, una gestione efficace del rischio non è mai stata così cruciale», ha commentato Andrea Bono, Ceo di Marsh McLennan Italy & Eastern Mediterranean Region. «È essenziale che le organizzazioni continuino a individuare e valutare gli impatti e l’interconnessione di questi rischi complessi sui propri modelli di business, promuovendo al contempo una cultura di mitigazione proattiva. Guardando al nostro Paese, emerge inoltre una nuova dimensione relativa alla gestione del personale: la carenza di risorse specializzate e di profili adeguati, diventata una priorità centrale nell’agenda degli executive italiani. Questo fenomeno richiede una riflessione profonda da parte delle organizzazioni intenzionate a mantenere il proprio vantaggio strategico. Per trasformare questo rischio emergente in un’opportunità, sarà necessario focalizzarsi anche su una pianificazione dei fabbisogni di competenze, adottando ciclicamente avanzati metodi di Strategic Workforce Planning». «Nel 2024», ha dichiarato da parte sua Peter Giger, Chief Risk Officer di Zurich Insurance Group, «il pianeta ha superato per la prima volta la soglia di 1,5°C di riscaldamento globale, e la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Il report evidenzia chiaramente che gli esperti considerano i rischi climatici critici nel lungo periodo, ma, come ci ricordano le cronache recenti, richiedono anche la nostra attenzione immediata. Dobbiamo fin da oggi concentrarci sui rischi ambientali – dagli eventi meteorologici estremi alla perdita di biodiversità. È essenziale un’azione tempestiva per mitigare gli effetti peggiori del cambiamento climatico e rafforzare la resilienza. I costi dell’inazione e la mancanza di cooperazione globale stanno già avendo conseguenze negative. Resto però ottimista: credo che l’umanità sia in grado di trovare soluzioni sociali e tecnologiche per evitare lo scenario peggiore. Il rischio più grande sarebbe arrendersi credendo che non ci sia più nulla da fare. Non è troppo tardi».

 

Corrado Poggi

 

Photo: Mahmoud Sulaiman

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