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ISSUE 392

Progetto CERES sull’economia circolare: i primi risultati dello studio

economiacircolare.com

Progetto CERES sull’economia circolare: i primi risultati dello studio

Il 13 maggio sarà presentato il report del progetto europeo CERES, realizzato da dieci partner europei tra aziende, realtà del mondo della formazione e università. Valuta il divario esistente tra le attuali offerte formative e le esigenze reali del mercato del lavoro: un primo passo per colmare il gap di competenze.

 

Sta per arrivare un nuovo tassello importante di CERES, il progetto europeo che mira a sostenere la transizione ecologica del sistema produttivo, attraverso la formazione all’economia circolare. Il 13 maggio verrà presentato il report intitolato “Relazione sulle necessità formative del mercato del lavoro dell’economia circolare nel settore della formazione professionale e dell’istruzione superiore”, in cui gli autori illustrano le tendenze del mercato nel settore dell’economia circolare, i gap formativi e le necessità delle imprese, oltre a raccomandazioni sui contenuti dei nuovi curricula legati all’economia circolare.

 

L’analisi all’interno del report mira principalmente a identificare il divario esistente tra le attuali offerte formative e le esigenze reali del mercato del lavoro. I risultati di questo studio costituiranno il punto di partenza per le successive tappe del progetto: sviluppare e fornire nuovi curricula in linea con la domanda del mercato del lavoro dell’economia circolare ed elaborare i corsi di CERES dedicati a lavoratori e studenti, che saranno successivamente resi disponibili online attraverso il proprio Circular Economy-Digital Innovation Hub (CE-DIH). Il progetto, finanziato dalla Commissione europea, ha preso il via lo scorso giugno e si concluderà a maggio 2026.

 

Che cos’è il progetto CERES 

 

CERES (Circular Economy Innovation Ecosystems Redesigning Skills) vuole rispondere alle principali sfide sociali ed economiche, sia nel campo della formazione che in quello del lavoro, all’interno dell’attuale contesto economico, sociale ed ambientale che vede intrecciarsi innovazione, necessità di nuove competenze e digitalizzazione, nel mezzo di una crisi climatica e della necessità di un’economia sempre più circolare.

 

Il consorzio CERES è composto da nove attori (università, enti di formazione professionale, consorzi di aziende, istituzioni e organizzazioni non profit) attivi nel campo dell’economia circolare in cinque Paesi dell’Unione europea (Danimarca, Italia, Francia, Bulgaria e Cipro) più un partner del Regno Unito. Tra i partner, il Centro Documentazione Conflitti Ambientali (CDCA), organizzazione non profit che opera nel campo della promozione e della comunicazione dell’economia circolare, che si occuperà della parte di ricerca e divulgazione dei risultati, e le università Politecnico di Milano e il Politecnico di Bari.

 

L’obiettivo del primo report: uno sguardo d’insieme

 

Venendo ai primi risultati, il report è stato strutturato in più sezioni. L’analisi di sistema fatta sulla letteratura esistente ha avuto lo scopo di individuare le principali competenze e le esigenze del mercato in termini di qualifiche professionali per la transizione verso l’economia circolare. Oltre alle qualifiche tecniche, i futuri professionisti saranno chiamati a sviluppare competenze relazionali e legate alla transizione digitale in un’ottica di formazione continua. L’eventuale assenza di queste competenze potrebbe rivelarsi un ostacolo insormontabile per la riuscita della doppia transizione, green e digitale. Per questo è necessario attivare al più presto attività di insegnamento e formazione capaci di creare una forza lavoro altamente qualificata in questi ambiti.

 

A livello metodologico, sono state individuate quaranta competenze, suddivise in tre insiemi: competenze di resilienza, digitali e specialistiche/tecniche. Le competenze di resilienza si sono rivelate di primaria importanza nella progettazione di modelli di business circolari o per la ristrutturazione delle catene di fornitura rispetto alle trasformazioni sociali ed economiche in atto. Tra le varie competenze elencate, quella che è emersa come cruciale è la competenza specialistica/tecnica per la progettazione di prodotti eco-compatibili e di tutte le strategie per ridurre gli impatti lungo l’intero ciclo di vita.

 

L’analisi di mercato invece si è concentrata sul confronto dei diversi programmi formativi esistenti sul tema dell’economia circolare, sia professionali sia di istruzione superiore. Nella formazione professionale, i corsi, oltre a spiegare i concetti principali dell’economia circolare, la declinano successivamente nel settore di riferimento (ad esempio, agroalimentare, edilizia, moda). I corsi in ambito di istruzione superiore invece tendono ad affrontare i temi dell’economia circolare a livello generale, con concetti teorici e approfondimenti sui temi del monitoraggio e della valutazione degli indicatori chiave di prestazione (KPI), oltre a una vasta panoramica delle principali tecnologie che possono supportare la transizione circolare. Quello che emerge, però, è una generale mancanza di insegnamenti pratici, soprattutto a livello di istruzione superiore.

 

Una mappa delle competenze dell’economia circolare

 

La survey e le interviste si sono focalizzate, invece, nell’ascolto del mondo imprenditoriale per far emergere quali siano le competenze e le figure professionali richieste dal mercato in ambito di economia circolare, ma anche le barriere e le lacune che rallentano la transizione. Infine, è stata fornita una panoramica delle pratiche adottate dalle imprese per aumentare il loro livello di circolarità. Tutto ciò è stato svolto in un’ottica di supporto sia per le istituzioni educative, aiutandole a sviluppare corsi di formazione e curricula più efficaci, sia per le aziende che intendono avvicinarsi all’economia circolare, per capire quali siano le aree chiave di miglioramento e come riqualificare e aggiornare i propri dipendenti.

 

Le interviste si sono concentrate ugualmente sulle competenze critiche, focalizzandosi esclusivamente su tre settori (tessile, RAEE e automotive). Le competenze digitali sono considerate fondamentali in tutti i settori , mentre la logistica è percepita come più rilevante per i RAEE e le competenze legislative per l’industria tessile. Molto interessante la conclusione secondo cui, in base alle risposte degli intervistati, più di nuove figure professionali, nei prossimi anni sarà indispensabile la riqualificazione di quelle già esistenti.

 

Dal progetto CERES uno studio che ispiri aziende e politica

 

Oltre ad avere una finalità accademica, lo studio di CERES è un’occasione per le aziende e il decisore pubblico, che trovano una miniera di dati e informazioni per indirizzare le loro scelte in vista della transizione verso l’economia circolare. Da un lato, le aziende sono messe in condizione di comprendere meglio le competenze necessarie per l’aggiornamento professionale: premessa indispensabile per elaborare un piano di formazione adeguato e per mettere a punto una strategia per reclutare nuovi talenti.

 

Per il decisore politico, invece, lo studio, e più in generale il progetto CERES, può aiutare nell’avviare la standardizzazione delle competenze essenziali per l’economia circolare e la transizione digitale. Le istituzioni possono creare strumenti volti a favorire la diversificazione delle competenze, come programmi di istruzione professionale aggiuntivi e la promozione di reti di partenariato tra settore pubblico, industria e società civile. Un altro campo d’azione per la politica, suggeriscono gli autori dello studio, è quello di incentivare l’integrazione delle competenze per l’economia circolare sin dai primi anni di formazione scolastica.

 

Tiziano Rugi

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