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economiacircolare.com
Copre oltre il 70% della superficie terrestre e contribuisce all’equilibrio della biosfera terrestre e al sostentamento alimentare ed economico di miliardi di persone. Eppure, nonostante la sua importanza, l’Oceano si trova ad affrontare una moltitudine di sfide: inquinamento, sfruttamento eccessivo delle risorse, perdita di biodiversità, acidificazione, aumento della temperatura delle acque dovuto ai cambiamenti climatici. Se queste pressioni indotte dall’uomo non verranno affrontate in modo efficace, gli inestimabili servizi che l’Oceano offre all’umanità, anche come regolatore del clima, sono in pericolo. Attorno a queste sfide ruota la Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani (UNOC) in corso a Nizza (9 – 13 giugno). “La terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani rappresenta un momento cruciale per incrementare l’azione e mantenere le nostre promesse globali. Dal crescente slancio intorno trattato globale per proteggere gli ambienti marini dall’inquinamento da plastica, alla conservazione della diversità biologica marina nelle aree al di fuori della giurisdizione nazionale attraverso l’accordo Biodiversity Beyond National Jurisdiction. Le soluzioni esistono e, lavorando insieme, possiamo”, ha scritto su X Inger Andersen, direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).
Gli oltre 60 i leader mondiali riuniti in Costa Azzurra insieme ad esperti, rappresentanti di associazioni, ricercatori, Ong. Tra i grandi assenti: gli Stati Uniti. A rappresentare l’Italia sarà il Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Claudio Barbaro, che, spiega il ministero, “porterà all’attenzione della comunità internazionale l’impegno del nostro Paese per la tutela e la valorizzazione del Mare Nostrum”. In particolare, Barbaro svolgerà il ruolo di co-presidente dell’Ocean Action Panel in programma oggi, giovedì 12 giugno, “focalizzato sulla promozione della cooperazione a livello regionale e sub-regionale”.
Life Below Water
La Conferenza è uno degli strumenti per l’attuazione dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 14 (SDG 14, noto come Life Below Water) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: “Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine”.
Nella risoluzione 57/141, votata nel 2023, l’Assemblea generale ha invitato il Segretario generale a creare un sistema di coordinamento interagenzie efficiente, trasparente e regolare per le questioni relative agli oceani e alle coste all’interno del sistema delle Nazioni Unite. Il 31 ottobre 2003, il Consiglio superiore di coordinamento del sistema delle Nazioni Unite (CEB) ha approvato la decisione del Comitato di alto livello sui programmi (HLCP) di istituire una rete incentrata sugli oceani e le aree costiere, inizialmente denominata OCAN e successivamente ribattezzata UN-Oceans.
I leader mondiali, i ricercatori e le Ong si occuperanno di una serie di argomenti legati all’azione per gli oceani, dalla cooperazione per la pesca sostenibile alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento marino. Vediamoli.
Trattato sull’Alto mare (BBNJ agreement)
L’Accordo ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare per la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale (Agreement on Marine Biological Diversity of Areas beyond National Jurisdiction, BBNJ Agreement o Trattato sull’alto mare) è stato adottato il 19 giugno 2023 dalla Conferenza intergovernativa sulla biodiversità marina convocata sotto gli auspici delle Nazioni Unite. L’Accordo BBNJ (Biodiversity Beyond National Jurisdiction) è il terzo accordo di attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
L’Accordo affronta un pacchetto di questioni con l’obiettivo generale di garantire la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale per il presente e nel lungo termine, dando attuazione alle disposizioni pertinenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
Quattro le questioni principali al cuore dell’accordo:
– Risorse genetiche marine, compresa la giusta ed equa condivisione dei benefici;
– Strumenti di gestione basati sulle aree, comprese le aree marine protette;
– Valutazioni di impatto ambientale;
– Sviluppo di capacità e trasferimento di tecnologia marina.
L’Accordo è aperto alla firma di tutti gli Stati e le organizzazioni di integrazione economica regionale dal 20 settembre 2023 al 20 settembre 2025 ed entrerà in vigore 120 giorni dopo la data di deposito della sessantesima ratifica. Secondo Reuters, lunedì a Nizza diciotto Paesi hanno ratificato il Trattato, “portando il totale a 49 – solo 11 al di sotto dei 60 necessari per l’entrata in vigore dell’accordo sugli oceani”. Guterres ha definito “da record” il ritmo dei progressi, osservando che la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare ha impiegato 12 anni per entrare in vigore, mentre il trattato BBNJ sembra destinato a farlo in poco più di due.
L’accordo BBNJ è uno strumento essenziale per raggiungere il cosiddetto “obiettivo 30×30” concordato nel quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal: proteggere entro il 2030 almeno il 30% degli ecosistemi marini nel mondo, inclusi quelli in alto mare. Consentirebbe infatti di proteggere la biodiversità in aree che non rientrano sotto la giurisdizione nazionale, e che sono fondamentali per la salute degli oceani.
Pesca sostenibile
Dobbiamo riportare lo sfruttamento delle risorse ittiche entro i limiti planetari che ne garantiscono il rinnovamento. Nella conferenza stampa di presentazione del Rapporto sullo stato delle risorse ittiche marine mondiali 2025, che si basa sui dati di 2.570 stock ittici marini (il più ampio mai utilizzato dalla FAO) Manuel Barange, vicedirettore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha spiegato così il problema: “Per usare un paragone bancario, stiamo estraendo più degli interessi che la banca ci dà. Stiamo impoverendo le popolazioni”. Il rapporto delinea un quadro complesso: mentre più di un terzo degli stock è sfruttato in modo eccessivo, il 77% del pesce consumato a livello globale proviene ancora da fonti sostenibili, grazie ai maggiori rendimenti di una pesca ben gestita. “La gestione funziona”, ha detto Barange. “Sappiamo come ricostruire le popolazioni”.
Riduzione delle emissioni dell’industria navale
“Il settore del trasporto marittimo ha un ruolo centrale nel migliorare la salute degli oceani, nell’affrontare i cambiamenti climatici, nell’arrestare la perdita di biodiversità, nel rafforzare la resilienza e nel promuovere l’equità globale”, ricorda l’ONU. Oltre l’80% del commercio mondiale è trasportato via mare e l’industria marittima mondiale è responsabile del 3% di tutte le emissioni globali di gas a effetto serra: “Il trasporto marittimo ecologico è quindi una componente essenziale dello sforzo globale per proteggere gli oceani dall’inquinamento e dagli impatti del cambiamento climatico”.
Lotta all’acidificazione degli oceani
L’acidificazione degli oceani si riferisce alla riduzione del pH dell’oceano, che si verifica quando l’oceano assorbe anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera. L’acidificazione degli oceani è resa critica dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici e minaccia direttamente la biodiversità marina e, per estensione, tutti coloro che dipendono dalla vita sottomarina per il loro cibo, il loro sostentamento e le loro tradizioni culturali. “La riduzione delle emissioni è essenziale per combattere l’acidificazione degli oceani, mentre la scienza regionale ci aiuta a trovare le migliori strategie di risposta a livello locale”.
Trattato sulla plastica
L’appuntamento multilaterale sugli oceani non poteva non affrontare il tema del trattato globale vincolante sulla plastica. A Nizza infatti, una dichiarazione congiunta firmata da 95 paesi ribadisce l’ambizione “di porre fine al flagello dell’inquinamento da plastica”. “Sono lieta di vedere così tanti paesi ribadire la necessità di un trattato ambizioso per porre fine all’inquinamento da plastica – ha commentato Agnès Pannier-Runacher, ministra della Transizione ecologica, della Biodiversità, delle Foreste, del Mare e della Pesca -. È un segnale forte che inviamo collettivamente al resto del mondo a poche settimane dalla ripresa dei negoziati a Ginevra. Senza ambiguità, e come già ribadito da oltre un centinaio di paesi a Busan lo scorso dicembre, ribadiamo l’urgenza di agire, intervenendo alla fonte del problema, per ridurre la nostra produzione e il nostro consumo di plastica, e proponendo soluzioni concrete per farlo”.
Deep sea mining
Anche le estrazioni dai fondali marini figurano nell’agenda di Nizza. A partire dalla parole del segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, che ha fatto implicito riferimento allo strappo di Trump con l’autorizzazione unilaterale concessa alla The Metals Company per le estrazioni in acque internazionali del Pacifico: “Le profondità marine non possono trasformarsi in un Far West“.
E la Francia ha fatto sapere di voler utilizzare il vertice per tentare di convincere il maggior numero di paesi ad entrare nella coalizione per una moratoria sullo sfruttamento dei fondali marini, che al momento vede la partecipazione di soli 33 paesi. Un allargamento di quest’alleanza sarebbe anche un segnale a Donald Trump.
Photo: IISD - Kiara Worth
Rassegna del 20 Giugno, 2025 |
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