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ISSUE
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greenplanner.it
Le comunità energetiche rinnovabili aziendali permettono ai propri dipendenti e alle loro famiglie, oltre che alla comunità di riferimento del territorio in cui opera l’azienda, di poter accedere al consumo energetico pulito.
A quasi un anno e mezzo dalla pubblicazione da parte del Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) del Decreto Cacer (Configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile), in vigore dal 24 gennaio 2024, con il quale l’Italia aveva completato il recepimento della normativa comunitaria in tema di energie rinnovabili, si stanno diffondendo sempre di più le Comunità energetiche rinnovabili aziendali, ovvero sorte per impulso di una o più aziende.
Come già ricordato in queste pagine, le Cer sono configurazioni di cittadini, piccole medie imprese, enti pubblici, associazioni che decidono di mettersi insieme per produrre e condividere energia da fonti rinnovabili proveniente da impianti fotovoltaici (ma non solo) nella disponibilità della comunità.
A seguito della definizione delle modalità per la concessione di incentivi per promuovere la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di comunità energetiche, gruppi di autoconsumatori e autoconsumatore a distanza, molte aziende si sono avvicinate all’autoproduzione di energia per sfruttare il contesto normativo favorevole e ottenere una maggiore indipendenza energetica, oltre che per abbattere le spese della bolletta.
Va poi considerato, oltre al minore impatto ambientale, che con queste azioni l’immagine aziendale solitamente si rafforza, il che dà un vantaggio nei confronti di clienti e investitori attenti alla sostenibilità.
Le aziende che puntano sulle rinnovabili, con la realizzazione di impianti per la produzione di energia all’interno di una Cer, possono usufruire di detrazioni fiscali specifiche, che riducono l’imposta sul reddito in relazione alle spese sostenute per l’installazione degli impianti.
I dipendenti possono aderire alla Cer aziendale?
La risposta è affermativa: le Cer aziendali si rivolgono in prima battuta soprattutto ai propri dipendenti e alle loro famiglie, oltre che alla comunità di riferimento del territorio in cui opera l’azienda.
Le utenze allacciate alla Cer devono però sottendere alla medesima cabina primaria (il sistema elettrico nazionale è organizzato in cabine primarie, che trasformano l’energia da alta tensione in media tensione, collegando in questo modo la rete di trasmissione di Terna con la rete di distribuzione di E-Distribuzione nella maggior parte dei Comuni).
Dal momento che una comunità energetica rinnovabile per funzionare al meglio ha bisogno della maggiore capacità di condivisione dell’energia possibile (idealmente superiore al 70%), per ottenere il bilanciamento ottimale servono sia consumatori che produttori nella giusta misura.
Nel caso di una Cer aziendale, l’energia in eccesso che non viene utilizzata per il funzionamento dell’azienda viene condivisa prima con i Pod (punti di prelievo) delle case dei dipendenti e, solo in caso ci fosse ancora disponibilità, con le altre utenze di cittadini e imprese del territorio circostante.
Che cosa comporta esattamente l’adesione alla Cer aziendale?
L’adesione alla Cer aziendale da parte di un dipendente non comporta nessun costo, come solitamente avviene anche per le Cer di altra natura (in alcuni casi può essere richiesta agli aderenti una quota una tantum di valore minimo, per coprire i costi legali di costituzione), né vincoli di carattere legale di alcun tipo.
Le Cer per definizione si basano sul principio cosiddetto della porta aperta, questo significa che la partecipazione alla Cer è libera e aperta a chiunque, con la possibilità di entrare e uscire in qualsiasi momento, rispettando le regole stabilite nello statuto.
Più precisamente, con l’adesione alla Cer si mette a disposizione il Pod della propria utenza di casa, senza necessità di cambiare il fornitore di energia elettrica. Come per le altre Cer, l’aderente dovrà sottoscrivere un modulo di adesione e il regolamento, in cui sono specificati i criteri di ripartizione degli incentivi e le modalità di funzionamento della stessa.
Tra la documentazione da sottoscrivere c’è anche l’autorizzazione alla Cer per l’utilizzo dei dati personali dell’aderente, in conformità con la normativa in tema di privacy.
Quali sono i vantaggi derivanti dall’adesione alla Cer aziendale per un dipendente?
Le Cer contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sono un aiuto concreto contro la povertà energetica e creano partecipazione attiva e inclusione sociale.
Le Cer aziendali, oltre ai benefici appena menzionati, offrono ai propri dipendenti il vantaggio di essere gestite direttamente dall’azienda per cui lavorano, avvicinando di fatto dove vengono prese le decisioni, per esempio se dedicare parte delle risorse della Cer a progetti sociali o ambientali con ricadute sul territorio e su quali iniziative indirizzarle.
Come già accennato, poi un’azienda che può vantare di avere la propria Cer sicuramente sarà più attrattiva nei confronti di lavoratori e clienti sensibili alle tematiche ambientali.
È possibile aderire anche senza avere superfici idonee su cui installare pannelli fotovoltaici?
Anche in questo caso la risposta è affermativa: in tutte le Cer è possibile aderire come semplici consumatori, ovvero anche senza installare alcun impianto fotovoltaico sul tetto di casa.
I consumatori mettono semplicemente a disposizione della Cer il Pod della propria utenza e contribuiscono al raggiungimento del valore più alto possibile di condivisione di energia.
Chi, invece, già possiede un impianto fotovoltaico, purché di recente costruzione (la norma precisa che devono essere entrati in esercizio dopo il 15 dicembre 2021), può metterlo a disposizione della Cer e condividere in qualità di prosumer (cioè, consumatore e produttore insieme) l’energia in eccesso che non utilizza per il proprio autoconsumo.
Andrea Innocenti
Photo: freepik
Rassegna del 20 Giugno, 2025 |
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