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ISSUE 420

Anselmo Prestini: come vivere la montagna con rispetto, consapevolezza e all’insegna della corretta idratazione

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Anselmo Prestini: come vivere la montagna con rispetto, consapevolezza e all’insegna della corretta idratazione

Anselmo Prestini è nato e cresciuto tra le montagne del Trentino, dove ha imparato fin da bambino, grazie al padre guida alpina, a conoscere e rispettare la natura. Snowboarder appassionato, esploratore per vocazione e collaboratore del WWF, ha costruito nel tempo un’identità che unisce attività sportiva, consapevolezza ambientale e divulgazione. Il suo legame con la montagna è profondo e quotidiano: ogni vetta, ogni sentiero rappresenta un ritorno all’essenziale, un momento di riconnessione con sé stessi. 

 

Oltre a vivere la natura, Prestini la racconta, utilizzando i social come strumento per trasmettere valori legati alla sostenibilità, all’equilibrio climatico e alla tutela delle risorse. L’acqua, in questo contesto, assume per lui un significato doppio: risorsa da proteggere e alleata indispensabile per chi pratica sport in ambienti estremi. La sua visione si traduce in uno stile di vita in cui ascolto, preparazione e rispetto diventano parte integrante dell’esperienza outdoor.

 

Ciao Anselmo, partiamo dalle radici: com'è nata la tua passione per la natura e per la vita all’aria aperta? C’è stato un momento o un luogo in particolare che ti ha fatto scattare questa connessione profonda con l’ambiente?

 

La mia passione per la natura è nata grazie ai miei genitori, e in particolare a mio padre, che è una guida alpina. Fin da piccolissimo mi ha trasmesso l’amore per la montagna, mettendomi sugli sci già a quattro anni. Mi ha insegnato ad andare per funghi, a riconoscerli, a rispettare i ritmi della natura e ad ascoltarla. È stato un percorso naturale, fatto di piccoli gesti e momenti vissuti insieme, che nel tempo sono diventati parte di me.

 

Un luogo che per me ha un significato speciale è il Trentino, terra dove sono cresciuto e dove ho avuto il privilegio di esplorare alcune delle vette più affascinanti delle Dolomiti. Una in particolare è il Castelletto Inferiore, che scalavo da piccolo con mio padre e che ancora oggi continuo a salire, ogni volta con lo stesso entusiasmo. Quel luogo racchiude per me l’essenza di ciò che la montagna rappresenta: un mondo fatto di silenzio, di maestosità e di rispetto profondo.

 

La montagna è il tuo habitat naturale, e lo snowboard una delle tue grandi passioni. Cosa ti ha insegnato questo sport sul rispetto della natura e su come viverla in modo autentico e sostenibile? Ci regali tre consigli pratici per chi vuole approcciarsi a questo sport o passare una giornata sulla neve nel pieno rispetto dell’ambiente?

 

Lo snowboard mi ha insegnato una grande verità: se oggi non rispetto quello che ho, domani potrebbe non esserci più. In questi anni ho assistito ai cambiamenti evidenti del clima e delle stagioni: ricordo quando, da bambino, a novembre c’era già tantissima neve. Ora, spesso, dobbiamo aspettare fine febbraio per avere condizioni simili. È un segnale forte.
Inoltre, la montagna mi ha insegnato che nulla è scontato: l’ambiente è tanto bello quanto pericoloso. Il meteo può cambiare in un attimo e bisogna essere sempre preparati, fisicamente e mentalmente. Siamo ospiti della montagna, siamo in casa sua, e decide lei come accoglierci.

 

Tre consigli pratici che mi sento di dare:

 

  1. Informati sempre prima di salire: controlla il meteo, le condizioni delle piste, e porta con te l’attrezzatura necessaria, anche quella di sicurezza.

  2. Rispetta i luoghi: non lasciare rifiuti, non uscire dai percorsi segnalati e rispetta il silenzio e gli altri.

  3. Vivi la montagna con consapevolezza: non serve essere estremi per godersi la neve. Anche una passeggiata con le ciaspole può diventare un’esperienza incredibile se affrontata con il giusto spirito.

  

Oggi più che mai è fondamentale promuovere un rapporto sano con l’ambiente e con risorse vitali come l’acqua. Sei coinvolto in progetti o iniziative legate alla sostenibilità o alla salvaguardia dell’ecosistema? Ci racconti qualcosa a riguardo?

 

Sì, da anni collaboro con il WWF e grazie a loro ho avuto l’opportunità di partecipare a progetti straordinari, soprattutto nel nord della Norvegia, dove ho potuto osservare da vicino le orche nel loro ambiente naturale. Quelle esperienze mi hanno fatto comprendere in profondità quanto sia fragile e importante l’equilibrio dell’ecosistema marino. Spesso si parla di sostenibilità in termini generali, ma viverla in prima persona, vedere come le popolazioni locali convivono con la natura e lottano per proteggerla, cambia completamente la prospettiva.
L’acqua, in tutto questo, è un elemento fondamentale anche per chi come me pratica snowboard: non tutti sanno che le ustioni solari più forti le ho prese in alta quota, non al mare. L’ambiente di montagna, pur essendo freddo, espone tantissimo al sole e alla disidratazione. Proteggere e valorizzare l’acqua, anche solo ricordandosi di bere con regolarità, è già un primo piccolo gesto che fa la differenza.

 

Vivere immersi nella natura può essere terapeutico. Quanto credi che il contatto con l’ambiente naturale incida sul benessere mentale oggi, in una società sempre più digitale e veloce? E, in quanto influencer, come riesci a coniugare il tuo amore per la natura con la necessità di essere sempre connesso?

 

Credo fortemente che il contatto con la natura sia terapeutico. Per me è una vera forma di ritorno a casa, sia con il corpo che con la mente. Quando sono immerso nei boschi, sulle vette o nei silenzi della neve, riesco a tornare con i piedi per terra, a riscoprire i veri valori e a ricaricarmi.

 

Viviamo in una società che corre, che chiede di essere costantemente connessi e presenti. Da influencer, ho imparato a trovare un equilibrio: i social sono uno strumento potente e, se usati con consapevolezza, possono veicolare messaggi importanti. Parlare di natura, condividerne la bellezza e l’urgenza di proteggerla attraverso immagini e parole può avere un impatto sorprendente.
Ma è anche fondamentale sapersi disconnettere, prendersi del tempo per sé, per ascoltare il silenzio e non sentire il bisogno costante di documentare tutto. È lì che nasce la vera connessione, quella con sé stessi e con l’ambiente che ci circonda.

 

L’acqua è spesso data per scontata, ma chi pratica sport in ambienti naturali sa quanto sia preziosa. Che ruolo ha per te l’idratazione nel tuo stile di vita attivo?

 

L’idratazione è centrale nel mio stile di vita. Non solo durante l’attività fisica, ma anche nella quotidianità. Mi capita spesso di sottovalutarla, e quando lo faccio ne sento subito gli effetti: mal di testa, stanchezza, mancanza di concentrazione.

 

In montagna, poi, il rischio di disidratarsi è ancora maggiore perché, a differenza del caldo estivo, non sempre si avverte la sete. Ma il corpo consuma tantissimo, sia per lo sforzo fisico che per il freddo.
Bere acqua con costanza è un gesto semplice, ma fondamentale. È qualcosa che cerco sempre di ricordare anche quando sono in giro, magari con una borraccia sempre con me. E lo consiglio a chiunque si avvicini agli sport outdoor: idratarsi non è solo una questione di performance, ma di salute e di rispetto per il proprio corpo.

 

Martina Invernizzi

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