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ISSUE 420

Come un collant può avere uno o più risvolti “circolari”

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Come un collant può avere uno o più risvolti “circolari”

In questa nuova puntata di Pink&Green entriamo nello show room di Pierre Mantoux e, con l’aiuto di Chiara Ferraris, marketing manager dell’azienda familiare, capiamo quanta tecnica c’è dietro a un collant e come di questi si può farne upcycling.

 

La family company al femminile dei collant. E per giunta italiana. È così che possiamo definire la Pierre Mantoux, nome francese voluto dal fondatore negli anni ’50, ma Dna e azienda milanese.

 

A capo di Pierre Mantoux – famosa per lo stile della propria hosiery e del bodywear – troviamo infatti Patrizia Giangrossi e le sue figlie: Chiara e Costanza. Le sorelle Ferraris sono sales e marketing (la prima), mentre la seconda è responsabile della produzione.

 

Braccio destro e sinistro della Ceo, che ha ereditato dal padre Remo e dalla madre Velia un’azienda che molti associano ai collant di pizzo a fiori. Gli stessi che troviamo come texture delle pochette create con i dead stock Pierre Mantoux.

 

Belle, buone per l’ambiente – sappiamo che siamo alle soglie del recupero dei tessuti dismessi, ma senza decreti attuativi nulla si può ancora fare, se non riusare al meglio in casa – e con un risvolto sociale interessante.

 

Tutta l’economia circolare di Pierre Mantoux

 

Ma andiamo con ordine alla scoperta, in questa nuova puntata di Pink&Green, della Pierre Mantoux. A farci da cicerone è Chiara Ferraris che ci accompagna a scoprire tutti i risvolti legati all’economia di un’azienda che produce collant (ma non solo).

 

Ne emerge un quadro economico sociale e per giunta tecnico: quanti di noi sanno come è composto un collant e con quali materiali si produce?

 

Ferraris fa bene a sottolineare come il non spreco (ridurre il numero di collezioni è un atto coraggioso, ma molto efficace da questo punto di vista), sia dunque una condizione ormai imprescindibile per le aziende. Base per uscire dalla logica del fast fashion.

 

Ma in più: rendere i prodotti adatti all’uso, evitando in un certo senso l’obsolescenza programmata, è un altro spunto molto interessante. Ne consegue un’attenta ricerca di materiali.

 

Non è secondario l’aspetto etico della conduzione moderna della Pierre Mantoux. Questo emerge dalla scelta di far produrre le lace bag (che pare vadano già a ruba in Giappone) da una realtà come Prism, dando doppio senso all’impegno verso una moda più consapevole e sostenibile.

 

Si utilizzano tessuti in pizzo avanzati provenienti dagli archivi di produzione e la lavorazione viene affidata a un laboratorio che dà lavoro a persone in situazioni vulnerabili – rifugiati e migranti da almeno 14 Paesi di Africa e Asia.

 

Non solo storytelling o marketing, ma anche impegno preciso.

 

M.Cristina Ceresa

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