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ISSUE 423

Come raccogliere e utilizzare l’acqua piovana di villette, condomini e appartamenti

Raccogliere l’acqua piovana è una pratica antica che è stata “dimenticata” negli ultimi decenni. Ma come fare? Abbiamo provato a raccogliere soluzioni pratiche e attuabili

economiacircolare.com

Come raccogliere e utilizzare l’acqua piovana di villette, condomini e appartamenti

Un gesto semplice che oggi si trasforma in una scelta consapevole e intelligente per il nostro portafoglio e per il Pianeta. Recuperare l’acqua piovana non è un’utopia per quei pochi eletti la cui storia viene narrata da docufilm sulle earthship o, tramite video, sui canali social di chi decide di andare a vivere in solitudine. Stoccare l’acqua che cade dal cielo è invece una possibilità concreta per molti, potremmo anzi dire per tutti, o quasi. 

 

Perché armarsi di congegni più o meno tecnologici o di opere di ingegno quando, per anni e decenni, abbiamo comodamente girato un rubinetto? 

 

A dire il vero, l’idea che ognuno salvi un po’ di acqua piovana non nasce oggi, ma è una pratica antica che è stata “dimenticata” negli ultimi decenni. A farla tornare straordinariamente attuale è la constatazione di vivere in un’epoca segnata da crisi idriche sempre più frequenti. E’ arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e di guardare al cielo non solo per sperare nella pioggia (copiosa ma non tutta insieme), ma anche per accoglierla come una risorsa preziosa, passo fondamentale verso uno stile di vita più green. Come si fa, però, in pratica? È complicato? Costoso? Si può fare anche vivendo in un appartamento? Abbiamo provato a raccogliere soluzioni pratiche e attuabili per trasformare un bene comune in un risparmio quotidiano.

 

Recuperare l’acqua piovana: perché conviene a tutti

 

Prima di addentrarci negli aspetti tecnici, chiariamo un punto fondamentale: una buona parte dell’acqua potabile che utilizziamo ogni giorno non è destinata al consumo umano. Pensiamo a quella che consumiamo per lo scarico del WC, per irrigare le piante, per lavare l’auto o i pavimenti. Tutte queste attività adoperano acqua del nostro acquedotto, trattata e resa potabile con elevati costi energetici ed economici per poi, a tutti gli effetti, essere “sprecata”. Trovare un modo per utilizzare l’acqua piovana per scopi come questi significherebbe non solo ridurre la bolletta, ma anche alleggerire il carico sulla rete idrica pubblica e sui sistemi di depurazione. Un doppio vantaggio, economico e ambientale, che rende questa scelta una delle pratiche più efficaci di economia circolare domestica.

 

Sistemi di recupero per la casa indipendente: dal fai-da-te all’impianto integrato

 

Ammettiamolo: chi vive in una casa singola o in una villetta con giardino ha a disposizione le soluzioni più semplici ed efficaci nonché la possibilità di stoccare una grande quantità. Il punto di partenza è quasi sempre il tetto che funge da grande superficie di raccolta. Da qui, l’acqua viene convogliata tramite le grondaie verso un sistema di accumulo.

 

Le opzioni sono diverse, per tutte le tasche e necessità:

 

  • il recuperatore da grondaia (o barile). È la soluzione più semplice ed economica. Si tratta di un contenitore, solitamente in plastica, da collegare direttamente al tubo pluviale della grondaia. Un semplice filtro all’ingresso trattiene foglie e detriti più grossolani. Questi barili – con capacità che variano da 200 a 1000 litri – sono perfetti per l’irrigazione dell’orto e del giardino. Il costo è contenuto (spesso tra i 100 e i 300 euro) e l’installazione è alla portata di tutti;

  • i serbatoi esterni. Simili ai barili, ma di dimensioni maggiori, possono arrivare a contenere diverse migliaia di litri d’acqua. Possono essere posizionati in giardino e collegati a più pluviali. Spesso sono modulari, permettendo di aumentare la capacità di stoccaggio nel tempo;

  • l’impianto con cisterna interrata. Questa è la soluzione più completa e strutturata e prevede l’installazione di una grande cisterna (fino a 10.000 litri e oltre) o serbatoio sotto il giardino. L’acqua, prima di entrare nel serbatoio, passa attraverso un sistema di filtri più avanzato che ne migliora la qualità. Una pompa sommersa permette poi di distribuire l’acqua ad una rete idrica secondaria, separata da quella dell’acqua potabile, che può alimentare gli scarichi dei WC, la lavatrice e rubinetti esterni. I costi sono ovviamente più alti. A fornire le stime ci ha pensato un approfondimento di CasaOggiDomani: il costo di un impianto di piccole dimensioni può partire da 800-1.500 euro, ma quello di un sistema completo ed interrato può superare i 5.000-7.000 euro, a seconda della complessità.

 

Recupero idrico in appartamento e condominio: una sfida possibile

 

Cosa può fare chi abita in un condominio? La situazione è più complessa, ma non impossibile. L’installazione di un sistema di recupero delle acque piovane può, infatti, essere una scelta collettiva che richiede ovviamente l’approvazione dell’assemblea condominiale. La superficie di raccolta è solitamente il tetto comune o un cortile e da lì l’acqua può essere convogliata in grandi serbatoi di accumulo, magari posizionati in locali tecnici, garage o interrati.

 

Un esempio virtuoso è quello di un condominio a Milano che ha installato un sistema centralizzato per il riutilizzo non solo delle acque piovane, ma anche di quelle “grigie” (provenienti da lavandini e docce). L’acqua recuperata viene utilizzata per gli scarichi dei WC di tutti gli appartamenti, per l’irrigazione delle aree verdi comuni e per la pulizia degli spazi esterni, con un risparmio di circa il 50% sul consumo di acqua potabile dell’intero edificio.

 

Anche a livello individuale, chi ha un balcone potrebbe installare piccoli recuperatori collegati alla propria grondaia, utili per innaffiare le piante. Esistono anche soluzioni “fai-da-te” molto semplici, come l’utilizzo di bottiglie di plastica per creare un piccolo imbuto di raccolta, ideali per chi ha spazi ridotti e vuole iniziare a sperimentare.

 

Gli usi consentiti: un’acqua preziosa (ma non da bere)

 

È fondamentale ricordare che l’acqua piovana, per quanto pulita alla vista, non è potabile poichè raccoglie le impurità presenti nell’aria e sulle superfici di raccolta. Per questo, il suo utilizzo è strettamente limitato a scopi non potabili. Per evitare contaminazioni, la normativa italiana (D.Lgs. 152/2006 e la specifica tecnica UNI/TS 11445) prevede che le reti di distribuzione dell’acqua piovana recuperata siano sempre separate e chiaramente identificabili da quelle dell’acqua potabile. Via libera quindi al suo impiego per:

 

  • irrigazione di giardini, orti e piante in vaso (l’assenza di calcare è un toccasana per le piante);

  • scarico del WC (una delle fonti domestiche di maggior consumo di acqua potabile);

  • lavatrice (utilizzando acqua piovana – per sua natura dolce – si riduce anche la quantità di detersivo necessario);

  • pulizie domestiche (lavaggio di pavimenti, vetri e superfici esterne);

  • lavaggio dell’auto.

 

 

Manutenzione e problemi comuni: come evitare le zanzare

 

Un sistema di recupero dell’acqua piovana richiede una manutenzione minima, ma regolare per funzionare al meglio e garantire la qualità dell’acqua raccolta. La preoccupazione principale, soprattutto in estate, è che il serbatoio si trasformi in un nido per le zanzare che depongono le uova in acque stagnanti.

 

Per evitare questo problema, è essenziale:

 

  1. sigillare ogni apertura. Il serbatoio deve essere chiuso ermeticamente. L’ingresso dell’acqua dalla grondaia e l’eventuale “troppo pieno” devono essere protetti con una zanzariera a maglia fine;

  2. scegliere serbatoi opachi. I serbatoi che non lasciano passare la luce del sole aiutano a contrastare la formazione di alghe che rappresentano un nutrimento per le larve;

  3. effettuare la pulizia periodica. Almeno una volta all’anno, è bene pulire i filtri e ispezionare il fondo del serbatoio per rimuovere eventuali sedimenti;

  4. adoperare (se necessario) prodotti larvicidi: in casi estremi, si possono utilizzare specifici prodotti biologici, innocui per l’uomo e gli altri animali, che uccidono selettivamente le larve di zanzara.

 

Come abbiamo visto, recuperare l’acqua piovana è un’opzione non solo da prendere in considerazione ma anche realizzabile, un esempio di come si possa unire saggezza antica e tecnologia moderna, un piccolo grande passo per prenderci cura della nostra casa comune, il Pianeta, partendo proprio dalla nostra. Una risorsa che cade dal cielo, gratuita e preziosa: basta solo imparare a raccoglierla e ad usarla bene.

 

Valeria Morelli

 

 

Photo: frame harirak 

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