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L'abbigliamento a pochi euro ha i suoi (altissimi) costi ambientali e sociali. Come pure lo shopping online. A partire dai trasporti necessari per spedizioni e resi. Cerchiamo di capirne di più con Dario Casalini, founder di Slow Fiber e autore di un interessante libro sul tema.
Si fa presto a comprare capi d’abbigliamento a pochi euro, magari utilizzando Amazon o le svariate piattaforme di e-commerce oggi esistenti. Tanto, qual è il problema? Se ciò che acquisto non mi sta bene, possono sempre rimandarlo indietro, comodamente da casa come semplice reso. E, ancora, se quel capo pagato pochi euro dura solo pochi mesi e poi è da buttare, anche qui, qual è il problema? L’ho pagato così poco! Ma ci siamo mai interrogati su qual è l’impatto ambientale e sociale di ciò che indossiamo? Sappiamo quante emissioni di CO2, e quindi quanto impatta sul pianeta, ognuno dei pacchi che riceviamo a casa per i nostri acquisti online o che rispediamo indietro come reso, dovute al trasporto (aereo, su gomma, …)?
E siamo consapevoli di quali sono i costi sociali della merce venduta e acquistata a pochi euro, come per esempio lo sfruttamento di lavoratori pagati pochissimo e a cui non vengono garantiti i diritti fondamentali?
Ecco, ogni volta che acquistiamo qualcosa, dovremmo forse porci qualche domanda in più. Perché il fast fashion e le abitudini di consumo iper veloci dei giorni nostri hanno un impatto molto forte sul pianeta e sulle persone. E di questo purtroppo spesso non siamo consapevoli.
Per capirne un po’ di più su questi ingranaggi poco noti ai più, abbiamo intervistato Dario Casalini, autore del libro “Vestire buono, pulito e giusto” e fondatore di Slow Fiber, una realtà molto virtuosa che ha fondato il suo modello di business sui concetti e i valori che sono alla base di Slow Food, quindi rispetto della filiera, o, come è più giusto dire, della catena del valore, e di tutte le persone e le imprese che ne fanno parte, qualità e sicurezza delle materie prime, durabilità dei prodotti. Perché se vogliamo un cambiamento reale, è necessario che ciascuno di noi sia più consapevole delle proprie scelte e di cosa e come consuma, per agire di conseguenza in modo più virtuoso anche nel proprio quotidiano, senza aspettarsi che il cambiamento arrivi solo dall’alto, dalla politica, dal mondo dell’impresa, dalle sfere in cui si concentra il potere decisionale ed economico: tanti piccoli gesti messi insieme possono infatti fare la differenza e indirizzare anche il modello di produzione di brand ed aziende.
Intervista e Testi: Vincenzo Petraglia
Riprese e montaggio: Fabio Restelli
Rassegna del 30 Agosto, 2025 |
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