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ISSUE 428

Riciclo plastica, stop impianti. Assorimap: «Costretti a fermarci finché il governo non interviene sulla crisi»

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Riciclo plastica, stop impianti. Assorimap: «Costretti a fermarci finché il governo non interviene sulla crisi»

Gli incontri di ottobre al Mase e al Mimit non sono serviti ad attivare gli interventi necessari per salvare il comparto, che ha registrato utili di esercizio crollati dell’87% dal 2021, passando da 150 milioni di euro a soli 7 milioni nel 2023, con una proiezione verso lo zero per il 2025. In testa alle richieste dell’Associazione, l’anticipo al 2027 dell’obbligatorietà del contenuto di plastica riciclata negli imballaggi.

 

Viste le mancate misure urgenti per salvare il comparto, l’industria privata del riciclo, dopo anni di sopravvivenza, si arrende: da oggi fermiamo gli impianti».  È un annuncio da schock quello che ha appena fatto Walter Regis, presidente di Assorimap. L’Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche rappresenta il 90% della filiera, e oggi ha annunciato la misura estrema, dopo aver lanciato una serie di appelli al mondo istituzionale che, purtroppo, sono tutti caduti nel vuoto. Le imprese del settore hanno invocato per mesi un’attenzione che è mancata per troppo tempo. Né sono serviti gli incontri organizzati in ambito ministeriale, da ultimo al ministero delle Imprese e del made in Italy, che ha seguito una quindicina di giorni quello di inizio ottobre al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Due appuntamenti che avrebbero dovuto portare l’esecutivo a mettere in campo misure utili a sostenere il comparto del riciclo della plastica, che in Italia come nel resto d’Europa sta vivendo una profonda crisi.

 

Sono passati giorni, settimane, e nulla è arrivato di concreto dal fronte governativo. E oggi è arrivato allora lo stop agli impianti. «Lo facciamo con senso di responsabilità, consapevoli delle ripercussioni sull’intero Paese, ma continuare a produrre con perdite insostenibili, è ormai impossibile», spiega Regis.

 

Secondo Assorimap, gli incontri - prima al Mase l’8 ottobre scorso e poi al Mimit il 23 ottobre - non sono serviti ad attivare gli interventi necessari per salvare il comparto. «Sono passati quasi due mesi dall’ultimo appello al ministro Pichetto Fratin e più di un mese dal tavolo convocato dal ministero dell’Ambiente con la promessa di una nuova convocazione operativa entro i primi di novembre, che ad oggi non è avvenuta – ricorda Regis – Quello che denunciavamo a ottobre non era un vano avvertimento, come non lo è questo annuncio di stop degli impianti. Siamo di fronte a un’emergenza nazionale che non possiamo affrontare da soli».

 

Il blocco degli impianti di riciclo privati porterà a un effetto domino immediato, paralizzando il sistema nazionale dei rifiuti. «I piazzali dei centri di stoccaggio e di selezione sono già stracarichi e ai limiti autorizzativi previsti. Se noi riciclatori smettiamo del tutto di processare i lotti, il sistema di selezione si bloccherà nel giro di qualche settimana. A quel punto, non ci sarà più spazio per conferire la plastica raccolta in modo differenziato dai cittadini», spiega Regis.

 

Già negli scorsi mesi Assorimap aveva lanciato l’allarme, presentando dati incontrovertibili sul tracollo del settore: utili di esercizio crollati dell’87% dal 2021, passando da 150 milioni di euro a soli 7 milioni nel 2023, con una proiezione verso lo zero per il 2025.

 

Il fatturato delle aziende, dal 2022, ha perso il 30%. Una crisi condivisa da tutta la filiera, stretta tra i costi dell’energia – i più alti d’Europa – e la concorrenza insostenibile delle importazioni extra-Ue di plastica vergine e riciclata a prezzi stracciati.

 

Le soluzioni proposte da Assorimap al Mase e ancora sul tavolo per superare la crisi, partono dalla richiesta di anticipo al 2027 dell’obbligatorietà del contenuto di plastica riciclata negli imballaggi e spaziano dal riconoscimento dei crediti di carbonio per chi produce materia prima seconda sino ad arrivare all’estensione dei certificati bianchi, passando per maggiori controlli sulla tracciabilità delle importazioni fino ad arrivare a sanzioni efficaci. «Salvare la filiera del riciclo meccanico made in Italy è essenziale per la transizione ecologica e l’autonomia strategica del Paese – conclude Regis – Ma servono fatti, e servono subito, perché non possiamo assumerci l’onere della gestione dei rifiuti in plastica di un intero paese».

 

 

Photo: greenreport.it

 

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