ESO - Società Benefit arl - P.IVA IT 13288930152
cover-small
Home / Notizie / CITTADINANZA ATTIVA: 5 spunti per praticarla nel quotidiano di Alessio Di Addezio

05/01/2024

CITTADINANZA ATTIVA: 5 spunti per praticarla nel quotidiano di Alessio Di Addezio

Con il termine cittadinanza attiva si intende generalmente l’insieme di forme di auto-organizzazione che comportano l’esercizio di poteri e responsabilità nell’ambito delle politiche pubbliche. Solitamente l’espressione si riferisce a forme di attivismo civico ben rappresentate dal Terzo Settore, composto da organizzazioni private del volontariato, dell’associazionismo, della cooperazione sociale e

 

Secondo un’indagine Istat pubblicata a maggio dell’anno appena concluso, dal 2015 è in atto una crisi della cittadinanza attiva, con una fuga degli attivisti dalle associazioni tradizionali (il numero delle persone che offrono gratuitamente il loro tempo e le loro capacità alle varie realtà non profit è passato da 5,52 a 4,66 milioni: quasi un milione di volontari in meno nelle organizzazioni con una perdita del 15,7%).

 

Il colpo di grazia è arrivato sicuramente dal Covid ma la sensazione è che, a prescindere dagli effetti della pandemia, siamo di fronte ad un progressivo ridimensionamento del settore. 

 

Niente paura però! Questo fenomeno sembra non segnare la fine della partecipazione civile degli italiani bensì un cambio delle modalità attraverso le quali “essere e sentirsi cittadini attivi”. 

 

Un’indagine di CESVOT, condotta in Toscana ma rappresentativa della situazione italiana, dimostra che oggi fare volontariato è più complicato per via dell’impossibilità di conciliare, soprattutto nei più giovani, vita privata, studio e lavoro, spesso precario. Questa condizione di incertezza porta a non trovare il tempo utile a spendersi nell’associazionismo. 

 

Alla luce di quanto riportato, si può essere “cittadini attivi” anche “fuori” dai confini di un contesto organizzato? 

 

Non esiste una risposta univoca ma una chiave possibile risiede nella modifica dei propri stili di vita e di consumo per perseguire obiettivi legati alla transizione ecologica dell’economia, fondamentale per immaginare il futuro del nostro Pianeta e garantire una maggiore stabilità delle nuove generazioni.

 

Da dove iniziare quindi per esprimere il proprio attivismo autonomamente? 

 

Ecco 5 spunti, che vi invitiamo ad approfondire, per iniziare il nuovo anno da cittadini attivi, a prescindere dal tempo a disposizione e dall’appartenenza a una realtà organizzata: 

 

Praticare il consumo critico rivedendo le proprie abitudini di acquisto e accordando la propria preferenza ad aziende che guardano alla sostenibilità dei propri processi produttivi e distributivi oltre alla correttezza delle condizioni di lavoro dei dipendenti coinvolti. 

 

Riconoscere il brandwashing “stanando” le imprese che, dietro a campagne pubblicitarie legate, per esempio, a cause sociali e ambientali, nascondono solo un’ulteriore chiave per perseguire il proprio profitto.

 

Trasformarsi in prosumer, termine che deriva dalla fusione tra producer e consumer, ovvero un individuo che assume un ruolo più attivo nelle fasi di creazione, produzione, distribuzione e consumo di un prodotto. Un esempio? Quello degli aderenti alle comunità energetiche grazie alle quali è possibile, al contempo, godere dell’energia che proviene dal proprio impianto e immagazzinare o vendere quella eccedente, garantendosi così un reddito supplementare;

 

Pensare “civile” riferendosi al paradigma dell’economia civile, contrapposto a quello di economia “classica”, che mette al primo posto la “felicità” di persone e comunità e non il profitto;

 

Praticare il “passaparola” raccontando, a chi ci sta vicino, come la cittadinanza attiva possa dipendere anche dalle nostre scelte quotidiane e dai nostri stili di vita.

 

Alessio Di Addezio