05/07/2024
Chi l’ha detto che per fare innovazione e creare nuovi prodotti e nuovi servizi si debba per forza consumare enormi quantità di risorse ed energia, generando nel contempo montagne di rifiuti? Navi Radjou ha teorizzato l’innovazione frugale, dimostrando che è possibile creare ricchezza partendo da risorse scarsissime e che, come se non bastasse, è anche possibile redistribuirla a vantaggio anche dei più poveri
Navi Radjou è nato a Pondicherry, una città ex colonia francese nel sud dell’India resa famosa dal libro e dal film omonimo Vita di Pi e che, come molte altre città di quella regione, alterna quartieri curati e baraccopoli molto estese.
La casa di Radjou sorgeva proprio accanto a uno slum e forse per questo l’autore indiano ha sviluppato una spiccata sensibilità per il tema della scarsità delle risorse.
L’acqua, per esempio, era razionata, anche nelle giornate più calde non ce n’era più di un secchio per famiglia e molti dei compagni di scuola di Radjou vivevano in condizione di povertà estrema.
Nonostante questo contesto estremamente difficile, gli abitanti del quartiere brillavano per ingegnosità e capacità di arrangiarsi: lungi dal farsi abbattere, inventavano soluzioni creative ai propri problemi a partire dalle risorse, scarsissime, che avevano a disposizione.
In lingua hindi, questa attitudine ha un nome ben preciso, juugad, che indica l’arrangiarsi innovativo, con soluzioni improvvisate che nascono dalla creatività e dall’intelligenza.
Un paio di esempi? Radjou racconta la storia di Kanak Das, un suo conoscente che andava al lavoro in bici dovendo percorrere una strada dissestata: non proprio il massimo, considerato che spesso Kanak soffriva di forti mal di schiena.
Kanak ha però affrontato il problema dal punto di vista della jugaad: montare sulla sua bici un ammortizzatore in grado di assorbire l’energia cinetica degli urti e riutilizzarla come propulsore per la bici.
Ancora, c’è Mansukh Prajapati, un vasaio, il cui villaggio, distrutto da un terremoto, era senza elettricità. Anche Prajapatiha si è servito dell’approccio jugaad: costruire un frigorifero con l’argilla e raffreddato con un sistema di acqua, senza bisogno di utilizzare elettricità o altri fonti di energia.
L’innovazione frugale: cambiare il mondo senza sprecare risorse
È ispirandosi al mondo in cui è cresciuto, alla sua creatività e alla sua capacità di dare valore anche alle risorse più scarse che Radjou ha sviluppato il suo approccio ai problemi delle aziende, approccio che ha chiamato innovazione frugale e che consiste nel progettare modelli di business e di management che partano dall’assunto che le risorse sono limitate e che non possono essere sprecate.
L’esatto opposto dell’approccio tradizionale, che punta sull’obsolescenza programmata e sulla creazione di bisogni per mettere in commercio prodotti che hanno come obiettivo quello di differenziarsi da quello dei concorrenti, consumando enormi quantità di risorse naturali e generando montagne di rifiuti.
E che è sempre meno adatto per quella che Radjou definisce l’era della convergenza, in cui i problemi del primo e del terzo mondo, come il cambiamento climatico, l’inquinamento e le disuguaglianze sociali stanno convergendo per creare problemi senza frontiere che riguardano ogni persona sulla Terra.
L’obiettivo dello studioso indiano è quello di sfruttare il mindset dell’innovazione frugale per creare soluzioni senza confini che tengano insieme l’economia circolare e rigenerativa, i sistemi di produzione distribuita, le catene del valore iper-locali e la condivisione B2C e B2B con le tecnologie digitali come blockchain, Ai, stampa 3D, IoT e digital twin.
Sullo sfondo, una nuova etica della leadership, più attenta all’inclusione e alla scarsità delle risorse, capace di attirare giovani talenti interessati a questioni sociali e ambientali, e di migliorare il coinvolgimento dei lavoratori.
Simone Gandelli