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L’Europa ospita oltre la metà dei progetti industriali annunciati per la produzione di e-cherosene, ma nessuno è ancora operativo. Mentre Stati Uniti e Cina accelerano, l’Italia resta ferma al palo, senza iniziative avviate.
L’aviazione civile è uno dei settori più difficili da decarbonizzare: l’e-cherosene, o e-Saf (Sustainable Aviation Fuel – carburanti sostenibili per l’aviazione), rappresenta oggi il carburante ecologico più promettente, capace di ridurre fino al 90% delle emissioni di CO2 rispetto al cherosene fossile.
Uno studio di Transport & Environment (lo trovate integralmente a questo link) evidenzia come l’Europa detenga un potenziale di leadership, grazie a circa 40 progetti annunciati che potrebbero portare a una capacità produttiva di 3 milioni di tonnellate l’anno, equivalenti al 5% del fabbisogno di carburante del settore a livello continentale.
Tuttavia, la corsa appare in stallo. Nessuno degli impianti è in fase di costruzione, solo quattro hanno raggiunto uno stadio avanzato e nessuno ha ancora ottenuto una decisione finale di investimento.
Europa in stallo e Italia assente non giustificata
Secondo T&E, il quadro normativo offerto dal regolamento ReFuelEu – che prevede l’introduzione di una quota minima di e-Saf pari all’1,2% nel 2030 fino al 35% nel 2050 – ha creato il contesto favorevole.
Tuttavia i fornitori di carburante tradizionali non stanno cogliendo l’opportunità, lasciando spazio a startup che non dispongono della capacità finanziaria necessaria per realizzare infrastrutture così capital intensive.
Il nodo principale resta l’accesso ai capitali: ogni impianto richiede investimenti compresi fra 1 e 2 miliardi di euro, portando il fabbisogno europeo complessivo a circa 20 miliardi entro il 2030.
I meccanismi di sostegno dell’Unione europea risultano ancora insufficienti, mentre le compagnie petrolifere, pur disponendo delle risorse e delle competenze, restano in larga parte estranee allo sviluppo del settore, preferendo concentrare i capitali su combustibili fossili.
A complicare il quadro si aggiungono i costi elevati dell’energia, le difficoltà di approvvigionamento di CO2 e l’incertezza normativa, alimentata dalle pressioni di parte dell’industria per rinviare gli obiettivi fissati da ReFuelEu.
La revisione della normativa prevista per il 2027 rappresenterà dunque un passaggio cruciale. Nel frattempo, altri attori internazionali si muovono con maggiore rapidità.
Cina e Stati Uniti in prima fila sugli e-Saf
La Cina ha annunciato dieci progetti su larga scala, pari al 20% della capacità globale. Negli Stati Uniti, una startup ha firmato il più grande accordo di fornitura di e-cherosene mai concluso e un’altra ha già raggiunto uno dei primi via libera definitivi per un impianto industriale.
L’Italia, invece, resta assente: lo studio di T&E sottolinea che non vi è alcun progetto annunciato, segnalando un ritardo strutturale rispetto non solo alle potenze globali, ma anche agli altri Stati membri.
Secondo l’analisi, la priorità del settore è moltiplicare le decisioni finali di investimento. Ciò richiede un quadro giuridico stabile, strumenti di finanziamento adeguati e, soprattutto, un rafforzamento della capacità di generazione rinnovabile a basso costo.
Senza un incremento consistente delle fonti pulite, l’e-cherosene rischia di non raggiungere la competitività economica necessaria per sostituire il cherosene fossile.
Il prossimo Piano europeo per gli investimenti nei trasporti sostenibili (Stip) potrà rappresentare un’occasione per imprimere la svolta, fornendo un meccanismo di supporto completo al settore e confermando la centralità dell’e-cherosene nella strategia di decarbonizzazione.
Ma il tempo gioca contro: senza un’accelerazione immediata, l’Europa rischia di consegnare il primato industriale e tecnologico a Stati Uniti e Cina, rinunciando a guidare la transizione energetica nell’aviazione.
Alfredo Agosti
Photo: Bao Menglong
Rassegna del 12 Settembre, 2025 |
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