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ISSUE 424

Lo slittamento degli obiettivi Ue rallenta le auto elettriche: 2 milioni in meno tra il 2025 e il 2027

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Lo slittamento degli obiettivi Ue rallenta le auto elettriche: 2 milioni in meno tra il 2025 e il 2027

A influire negativamente sulla diffusione, sottolinea un nuovo report di Transaport&Environment, è la modifica alla normativa comunitaria sulla riduzione delle emissioni. Nonostante questo, nei primi sette mesi dell’anno le case automobilistiche europee hanno venduto il 38% in più di veicoli a batteria rispetto allo stesso periodo del 2024.

 

Dall’inizio dell’anno e fino alla fine di luglio, le case automobilistiche europee hanno venduto il 38% in più di auto elettriche (Battery electric vehicle, Bev) rispetto allo stesso periodo del 2024. E grazie a questa performance, i produttori dell’Unione risultano tutti, a eccezione di Mercedes-Benz, sulla buona strada per rispettare gli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni, che saranno misurati sul periodo 2025-2027. Tutto bene? Non proprio. Perché proprio la modifica alla normativa comunitaria introdotta in primavera dalla Commissione europea, che ha fatto slittare i limiti alle emissioni delle nuove auto prodotte previsti per quest’anno e ha introdotto una misura di flessibilità tesa a valutare la conformità dei produttori agli obiettivi di CO2 per il 2025, 2026 e 2027 per l'intero periodo triennale, non è senza conseguenze.

 

Transport&Environment segnala in un approfondito report entrambi i fattori appena citati, ovvero sia il buon dato delle vendite che gli impatti negativi apportati dalle modifiche alla normativa. In particolare, si legge nell’analisi realizzata dall’ogn impegnata nei settori dei trasporti e dell’energia sostenibile, lo slittamento di due anni sul raggiungimento degli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni, inizialmente previsti per la sola annualità 2025, permetterà alle case automobilistiche di rallentare il passo sulla decarbonizzazione delle loro flotte. Cosa significherà in termini concreti? Una riduzione, da qui al 2027, nelle vendite di auto elettriche di 2 milioni di unità, rispetto a quanto sarebbe avvenuto mantenendo inalterata la normativa. Un dato che per la principale organizzazione europea in materia di decarbonizzazione dei trasporti, rende ancora più necessario che la Commissione europea mantenga una posizione ferma sugli obiettivi per il 2030 e il 2035 in occasione del dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica, che si terrà venerdì e al quale le associazioni di settore arriveranno anche con richieste per quel che riguarda i limiti alle emissioni.

 

L'Ue è sotto pressione da parte delle case automobilistiche affinché indebolisca i propri obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030 e il 2035. Tra l’altro, dopo che all'inizio di quest'anno Bruxelles ha già previsto un'importante modifica prorogando di due anni la scadenza dell'obiettivo per il 2025, le case automobilistiche hanno risposto aumentando il gap di prezzo tra modelli elettrici ed endotermici, dal 30% all'inizio del 2025 al 40% a giugno.

 

Questi fattori, stima T&E, porta alla vendita da qui al 2027 di 2 milioni di auto elettriche in meno rispetto a quanto sarebbe stato venduto a scadenza invariata. E questi dati contrastano peraltro con le dinamiche di mercato positive che stanno spingendo le vendite di auto elettriche. Secondo le previsioni sempre di T&E, i costi delle batterie dovrebbero diminuire del 27% tra il 2022 e la fine di quest'anno e di un ulteriore 28% entro il 2027 rispetto ai livelli del 2025. L'infrastruttura di ricarica è stata implementata sul 77% della rete autostradale principale dell'Ue e tutti gli Stati membri hanno già raggiunto o superato il numero di punti di ricarica pubblici richiesti dall'obiettivo dell'UE per il 2025.

 

Il paradosso sottolineato dal direttore di T&E Italia, Andrea Boraschi, è che le auto elettriche sono al centro degli interessi dei consumatori, ma i carmaker vogliono indebolire gli obiettivi climatici dell’Ue: «Le case auto dipingono un quadro a tinte fosche, lamentando insormontabili difficoltà di mercato, specie per le auto elettriche. Ma la realtà è che le vendite di Bev sono in netta crescita, e lo sarebbero ancora di più se si fossero mantenuti gli obiettivi climatici stabiliti già nel 2019, affatto impossibili da raggiungere. Oggi ulteriori indebolimenti del green deal riguardo alla mobilità su strada avrebbero come solo conseguenza quella di spingere l’industria europea nella direzione sbagliata, facendole perdere terreno nella corsa globale all'elettrificazione dei trasporti».

 

Tra l’altro, mentre in Ue si discutono ulteriori allentamenti delle norme sulle emissioni, i mercati globali stanno passando rapidamente all'elettrico. India, Messico, Indonesia e Thailandia hanno quote di mercato dei veicoli elettrici rispettivamente del 5%, le prime due, e del 13% e 24% le seconde. Nel più grande mercato automobilistico del mondo, la Cina, la quota di vendita di Bev supererà il 30% entro la fine del 2025. Questi mercati si espanderanno rapidamente nel prossimo decennio e, se le case automobilistiche europee non recupereranno terreno, saranno egemonizzati dai produttori cinesi. Dice ancora Boraschi guardando proprio a questi dati: «Le case automobilistiche europee vivono nel mondo dei sogni, se pensano che la Cina rallenterà lo sviluppo della tecnologia elettrica mentre loro sono impegnate a prolungare la vita del motore endotermico. Se si consentirà ai carmaker di rallentare ulteriormente la diffusione delle BEV, la nostra industria perderà ulteriore terreno in un settore chiave. Invece abbiamo bisogno di un'industria automobilistica europea che sia all'avanguardia in una delle tecnologie fondamentali del XXI secolo, non che ci porti a diventare un museo dell'automobile».

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