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ISSUE 424

L’UE si appresta ad approvare norme contro la dispersione dei pellet in plastica

"Un passo fondamentale per ridurre l'inquinamento” da plastica. Ma non mancano le critiche

economiacircolare.com

L’UE si appresta ad approvare norme contro la dispersione dei pellet in plastica

Nuove norme in arrivo per ridurre l’inquinamento da plastica. In particolare l’Europa si avvia ad approvare in via definitivo un testo per prevenire la dispersione nell’ambiente delle pellets di plastica.

 

I pellet di plastica (detti anche nurdles in inglese) sono piccoli granuli solidi di plastica, di forma sferica o cilindrica, con diametro di circa 2-5 millimetri. Sono la materia prima usata dall’industria della plastica: vengono fusi e trasformati in prodotti finiti (bottiglie, imballaggi, tubi, giocattoli, componenti automobilistici, tessuti sintetici, ecc.). In pratica, quasi ogni oggetto di plastica nasce da questi granuli.

 

Durante produzione, trasporto e stoccaggio, i pellets possono fuoriuscire e disperdersi nell’ambiente. Secondo il legislatore europeo ogni anno fino a 184 000 tonnellate di questi piccoli oggetti finiscono nell’ambiente.

 

Nell’aprile scorso, Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio su un regolamento volto a prevenire la dispersione.

 

Le nuove norme impongono obblighi a produttori, trasportatori e commercializzatori (UE e non UE): come la redazione di piani di gestione del rischio, misure preventive (imballaggio, carico, formazione), interventi di contenimento e pulizia. Saranno previste certificazioni obbligatorie per chi manipola oltre 1 500 tonnellate/anno, mentre le micro-imprese potranno limitarsi ad un’autodichiarazione.

 

“Le microplastiche, compresi i pellet di plastica, si trovano ormai ovunque: negli oceani, nei mari e persino nel cibo che mangiamo. Ogni anno, l’equivalente di 7.300 camion di pellet di plastica viene disperso nell’ambiente”, ha commentato la ministra polacca per il clima e l’ambiente Paulina Hennig-Kloska: “L’UE ha compiuto un passo fondamentale per ridurre l’inquinamento da pellet, adottando misure per affrontare le perdite e garantire una corretta gestione, anche nel trasporto marittimo”.

 

Perché i pellet sono particolarmente dannosi

 

Al di là delle enormi quantità di pellet dispersi, è la loro natura a renderli pericolosi. Essendo leggeri e resistenti, finiscono facilmente in fiumi, mari e spiagge, dove una volta frammentati diventano microplastiche. Possono essere ingeriti da pesci, uccelli marini e altri animali, entrando nella catena alimentare. E poi non c’è rimedio: una volta dispersi sono quasi impossibili da raccogliere – è esperienza comune trovarne in spiaggia, ad esempio.

 

Attualmente, nessuna norma dell’UE riguarda specificamente le perdite di pellet di plastica, nonostante il loro impatto negativo sull’ambiente, sul clima, sull’economia e potenzialmente sulla salute umana. I pellet di plastica – afferma la Commissione UE – sono al terzo posto tra le maggiori fonti di rilascio non intenzionale di microplastica, dopo le vernici e i pneumatici.

 

Cosa prevede l’accordo

 

La normativa sarà vincolante per tutta la filiera. Vediamo cosa prevede:

 

  • Gli operatori – sia UE che non UE – saranno tenuti a prevenire la dispersione attraverso un piano di gestione del rischio che comprenda imballaggio, carico/scarico, formazione del personale e dotazioni tecniche;

  • I vettori non UE dovranno designare un rappresentante autorizzato in UE per garantire responsabilità e trasparenza;

  • Viene adottato un approccio graduato in base al volume annuo di pellets trattati. Sopra le 1.500 tonnellate/anno è previsto l’obbligo di certificazione da parte di un ente terzo indipendente; per le piccole imprese oltre questa soglia, prevista una certificazione unica entro 5 anni dall’entrata in vigore. Sotto le 1.500 tonnellate/anno e per le microimprese è prevista una autodichiarazione di conformità;

  • la normativa include il trasporto marittimo in container (che rappresenta circa il 38% del volume totale di pellets movimentati nel 2022), con obblighi specifici: packaging di qualità, informazioni su carico e trasporto, conformi alle linee guida.

  • Critiche e ambiti di miglioramento

 

Secondo la Commissione, l’applicazione delle nuove norme dovrebbe comportare una riduzione delle perdite fino al 74%, proteggendo ecosistemi, biodiversità, e riducendo i rischi per la salute umana. Si tratterebbe di un passo significativo anche per settori come agricoltura, acquacoltura e turismo.

 

Ma non sono mancate le critiche. Questi gli aspetti potenzialmente problematici:

 

  • Autovalutazione aziendale. Le stime delle perdite annuali saranno fornite dalle aziende stesse, basandosi su indicazioni autodichiarate: un punto che secondo gruppi come Rethink Plastic Alliance potrebbe indebolire la responsabilità e la trasparenza;

  • Esclusioni per le PMI. Le piccole e medie imprese — che rappresentano gran parte del settore — godranno di regole più flessibili: solo le aziende più grandi saranno sottoposte a certificazione da parte di un ente terzo. Questo, secondo le ONG, crea una scappatoia normativa che può limitare l’efficacia delle misure;

  • Ritardi nell’implementazione per il trasporto marittimo. Sebbene il trasporto via mare sia incluso — in particolare dopo incidenti recenti — è prevista una deroga temporale per la sua applicazione, che gli ambientalisti considerano ingiustificata, soprattutto perché molte compagnie già seguono le linee guida volontarie dell’IMO

 

 I prossimi passi formali

 

Il testo provvisorio deve essere formalmente adottato dal Consiglio e dal Parlamento dopo una revisione legale e linguistica, e successivamente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. La normativa entrerà in vigore due anni dopo la pubblicazione.  

 

 

Photo: Eduardo Casajús Gorostiaga

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